Cari colleghi docenti e ricercatori
in questi giorni diversi provvedimenti governativi
hanno suscitato e stanno suscitando decise reazioni
contrarie.
La ``riforma'' dell'Universita' e la manovra
finanziaria riguardano piu' da vicino la nostra attivita'.
La manovra finanziaria impone una certa urgenza per dare una risposta
forte da parte nostra per eliminare i danni che procura a noi, e a molti
altri, a nome di una crisi che ci vede vittime di azioni compiute da
altri per nulla penalizzati. Una tale risposta probabilmente puo' accordarsi
a quella per stravolgere in modo costruttivo la riforma universitaria
governativa con i tempi dovuti di ricognizione e proposizione.
Con tale premessa, e avendo registrato i pareri di diverse assemblee di
ricercatori, sembrerebbe utile l'astensione da parte dei docenti e
ricercatori da tutte quelle attivita' per cui non vi e' obbligo.
In particolare l'attivita' didattica dei ricercatori che a mio parere
comprende altre la titolarita' dei corsi, la collaborazione agli stessi
mediante esercitazioni, attivita' di assistenza agli studenti in
laboratorio, tutoraggio, commissioni di esame e quant'altro.
Infatti ex legge 382 1980
ART 32
1. I ricercatori universitari contribuiscono allo sviluppo della ricerca
scientifica universitaria e assolvono a compiti didattici integrativi dei
corsi di insegnamento ufficiali. Tra tali compiti sono comprese le
esercitazioni, la collaborazione con gli studenti nelle ricerche attinenti
alle tesi di laurea e la partecipazione alla sperimentazione di nuove
modalita' di insegnamento ed alle connesse attivita' tutoriali.
.
.
.
5. Le predette modalita' sono definite, sentito il ricercatore
interessato, dal consiglio del corso di laurea, per quanto concerne le
attivita' didattiche, e, per quanto concerne la ricerca scientifica e
l'accesso ai relativi fondi, dal Dipartimento, se costituito, ovvero dal
consiglio di istituto nel quale il ricercatore e` inserito per la ricerca.
Il fine di una tale iniziativa e' quello di incidere in maniera decisiva
sulla programmazione didattica dei prossimi anni accademici e creare
quella leva necessaria per mezzo dell'utenza.
Una seconda linea di intervento dovrebbe piuttosto riguardare la drastica
riduzione di flusso monetario che l'Ateneo garantisce non solo a livello
locale, in primo luogo considerando la riduzione di esternalizzazione di
servizi. In secondo luogo sull'organizzazione di eventi scientifici ed
accademici. Senz'altro si puo' trovare altro a livello gestionale,
amministrativo e piu' tipicamente finanziario.
Vincenzo M. Tortorelli