I punti 3-5 del ordine de giorno spediti in precedenza, vale a dire
3. modifiche dell'ordinamento della laurea magistrale;
4. approvazione del regolamento della laurea magistrale;
5. modifiche del regolamento della laurea triennale;
verranno discussi congiuntamente. Ricordo che
l'ordinamento della magistrale è già stato
approvato a giugno, le modifhce da fare sono
minime e puramente tecniche.
Viceversa il regolamento della laurea magistrale
non è mai stato discusso prima e in questa
occasione ne verrà presentata la versione
preliminare (in realtà già abbastanza completa)
che deve accompagnare l'ordinamento affinchè
questo possa essere approvato dalla facoltà e poi
dal senato accademico.
Tenete quindi presente che il regolamento potrà,
anzi dovrà essere modificato in futuro.
Come forse già sapete il regolamento della laurea
magistrale prevede la riorganizzazione dei corsi
avanzati fondamentali, con l'introduzione di un
certo numero di cosidette "istituzioni". Tutto
ciò implica inevitabilmente una revisione dei
corsi (del terzo anno) della laurea triennale,
argomento questo del punto 5.
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Infine il punto 6 dell'ordine del giorno è legato
alla sospensione della didattica della settimana
scorsa, e viene svolto anche su invito del
preside. Se devo essere sincero non mi è
chiarissimo cosa si debba discutere, e tra i
presenti all'ultimo comitato di presidenza non
ero l'unico ad avere le idee poco chiare.
Come sapete la sospensione della didattica è
stata tecnicamente giustificata con la necessità
di verificare la possibilità di proseguire
regolarmente con l'attività didattica. Come ha
osservato il preside, questa giustificazione è
necessaria perché ovviamente la facoltà non può
interrompere la didattica semplicemente per
manifestare il suo dissenso sull'operato del
governo.
La sospensione dell'attività didattica è stata
fatta e non è di questo che dobbiamo.
Per il poi, il preside auspica che raggiunto lo
scopo di sospendere la didattica per tre giorni,
adesso la didattica riprenda come prima, un po'
come è successo (per quanto ne so) ad ingegneria.
Tuttavia quello che il preside auspica va verificato.
Quindi il punto da discutere sembra essere il
seguente: premesso che l'atto dimostrativo (la
sospensione della didattca) è stato fatto, che ce
ne dobbiamo fare delle varie dichiarazioni di
indisponibilità fatte da diversi di noi in questi
giorni?
Se tutti concordano sul fatto che da domani i
corsi riprendono come previsto e che i vari
discorsi sul minimo dei compiti didattici di un
professore (e sul diritto di rifiutarsi a fare
più del minimo) erano confinati per così dire
all'espressione del nostro dissenso, allora non
c'è veramente nulla da discutere e quello che
segue è irrilevante.
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C'è invece da discutere (eccome) se qualcuno
ritiene opportuno non riprendere i compiti
didiattici precedenti.
Tecnicamente la facoltà ha deliberato in passato
in merito ai compiti didattici di tutti, quella
delibera non è stata revocata (non può esserlo) e
quello che la legge dice è che il compito
didattico dei docenti è esattamente quello che la
facoltà decide (purché non ci siano vizi di
forma, . Pertanto, minimo o non minimo, per me la
vecchia programmazione didattica resta valida.
Meno tecnicamente, osservo che nessuna delle
posizioni espresse dai vari dipartimenti e
riportate in consiglio di presidenza prevedeva
che i docenti potessero rifiutarsi di fare la
didattica prevista dalla vecchia programmazione
didattica.
Viceversa in alcuni (non tutti) i dipartimenti si
è deciso (legittimo o no che sia) che i
ricercatori non riprenderanno i corsi a loro
assegnati. Trattandosi tuttavia di decisioni
prese prima della sospensione didattica non mi è
chiaro se non fosse implicita l'idea di rivederle
dopo.
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Infine, visto il casino degli utlimi giorni,
potrebbe essere il caso prima o poi di chiarire
cosa dicono le leggi riguardo agli obblighi
nostri (cosa non del tutto ovvia da capire) o
perlomeno cosa dicono le linee guida di ateneo.
Ci tengo a precisare a questo proposito che a
prescindere da quello che è stato scritto in
questi giorni, il senato accademico incluso il
preside ritengono che a partire dalla prossima
programmazione didattica le 120 ore andranno
intese come il quantitativo di didattica frontale
che nessun docente può rifiutarsi di fare SE
richiesto. Questa è l'interpretazione da dare
all'articolo 2 delle linee guida secondo Barbuti
(estensore delle stesse), De Francesco
(prorettore alla didattica), Mura (preside di
scienze).
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Giovanni Alberti