Cari colleghi,
la proposta di riflessione di Rosetta Zan mi sembra molto sensata, e mi pare che lo schema che propone possa essere utile per chiarire e definire le forme della nostra protesta.
Considerando questi grossi probelmi che oggi abbiamo (i tagli alla ricerca, la manganellata fiscale,..) ho quella sensazione, che si ha talvolta di fronte a certi problemi matematici: che non si possano risolvere se non in un contesto più ampio, includendoli entro problemi ancora più grossi (e ancora più difficili: ma sappiamo che porre il problema giusto è già un primo passo).
Come sappiamo, anche se sembra poco educato ricordarlo, il nostro problema è una classe politica, sapientemente distribuita a destra e a sinistra, che doveva essere rimossa e distrutta ai tempi di Mani Pulite, ed invece è riuscita a sopravvivere, attraverso vicende ancora oggi coperte dal più inquietante mistero.
A me non sembra dignitoso avanzare alcuna richiesta sulla Ricerca a un Ministro che non può neppure capire di cosa si parli, perchè, con tutta la simpatia umana, è una ragazzotta posta caligolanamente a occupare quella importante posizione proprio in odio e dileggio alla cultura e alla democrazia.
Mi sembrerebbe più utile cercare di fare confluire la nostra protesta assieme all'Università Italiana, assieme alla Magistratura, e a tutte le parti ancora sane del Paese, perchè venga ripreso il processo di pulizia da dove è stato proditoriamente interrotto.
Mi sembrerebbe la migliore e più bella affermazione del ruolo dell'Università oggi. Ricordiamo il fulgido esempio dell'Università di Padova, medaglia d'oro al valor militare!
La speranza forse è piccola: ma non dimentichiamoci che negli anni '80 nessuno avrebbe previsto che Craxi sarebbe fuggito.
Cari saluti, Pietro Majer.
Io invece non sono d'accordo per vari motivi, uno dei quali e' che lo sciopero della fame e' una forma di protesta radicale (non nel senso dei radicali, secondo me, ma ad esempio dei menbri dell'IRA che a suo tempo la portarono fino alle estreme conseguenze) che merita rispetto. Altrimenti e' una dieta. Ma non e' quello il punto principale. Condivido il senso di smarrimento che emerge dai messaggi di molti: "...e ora che si fa?" Ma sento il bisogno, prima di metterci a parlare di forme di protesta, di definire gli obiettivi.
Quali sono i nostri obiettivi? Cosa vogliamo? Il problema e' che ci sono diversi fronti aperti, con diversi interlocutori, e l'unica cosa che hanno in comune e' - piu' o meno - il fatto che le 'vittime' sono sempre le stesse.
I fronti: a) la manovra b) i tagli gia' previsti all'universita' c) il decreto Gelmini d) il nostro ateneo, ultima in ordine cronologico la posizione del rettore sulla protesta della nostra Facolta', ma anche altre scelte.
Ognuno di questi punti sensibilizza un diverso numero di persone. Ma ha anche un interlocutore diverso, e puo' portare a richieste diverse.
Per cosa decidiamo di protestare (prima ancora di decidere COME protestare)? Protestiamo per chiedere qualcosa o solo per far vedere che ci stiamo accorgendo che ci fanno del male?
Richieste diverse possono avere forme di protesta diverse e tempi diversi. Ad esempio se il coinvolgimento dell'opinione pubblica e degli studenti in particolare mi sembra essenziale se si protesta contro i tagli all'universita', lo stesso coinvolgimento mi sembra meno indispensabile (e forse meno opportuno) se si protesta contro il blocco degli stipendi (su cui fra l'altro mi sembra che abbiamo preso una posizione un po' ipocrita, fingendo quasi che non sia un problema). Vogliamo l'appoggio del cassaintegrato o del precario licenziato?
Ho bisogno di chiarirmi su tutto questo e credo sia importante parlarne fra noi, come diversi avevano suggerito.
Una volta chiariti questi punti, si pone il problema della 'forma' di protesta. E sulle proteste che vogliono coinvolgere 'gli altri' bisogna escogitare forme efficaci dal punto di vista comunicativo. Che so, un breve filmato da mettere su youtube (magari con l'aiuto di quelli di scienze della comunicazione) ... non lo so, ma dobbiamo adattarci alle forme di comunicazione che funzionano.
Scusate la lunghezza
Rosetta
Carlo, organizziamoci, io ci sto Francesca
On Tue, 13 Jul 2010, Carlo Traverso wrote:
Stavo per rilanciare anch'io la proposta. Sul ponte di mezzo la vedo dura, ma in Banchi, o in Piazza Garibaldi, o magari tre a mezzogiorno e tre a tramontana sarebbe fattibile.
E' possibile che partano altre sedi in contemporanea o a staffetta.
Carlo
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