vorrei inanzitutto appoggiare la proposta 2 di Paolo Lisca, che mi sembra estremamente interessante. Forse non avra' seguito ora, ma un giorno magari si', e indipendentemente da cio', mi pare giusto che la proponiamo.
In linea di principio sono d'accordo, pero' la proposta dovrebbe poter funzionare per tutte le discipline. Si potrebbe dire, per esempio, che ogni disciplina individua i criteri oggettivi per determinare la rispettiva lista ristretta, ma c'e' il rischio di riprodurre, in altra forma, gli inconvenienti che vorremmo eliminare. Curiosita': come sarebbe composta oggi la lista con il criterio ICM di Paolo?
Un'altra idea, tra l'altro accennata da Modica chiacchierando alla sua festa, e' quella di una specie di "commissariamento internazionale" (parziale) dei concorsi. Una quota (lui diceva il 20-30 per cento) delle risorse stanziate per nuovi posti viene completamente gestita da commissioni internazionali; i vincitori (che si spera in buon numero anche stranieri) avranno poi un ampia liberta' di scelta della sede. Diceva Luciano che un meccanismo del genere sta funzionando in Spagna, gia' afflitta da analoghi problemi di localismo.
Aggiungo. Un tema di importanza basilare, di cui non si parla abbastanza e' quello dei trasferimenti. Allo stato attuale vi sono tali vincoli e dis-agevolazioni economiche, che sono diventati impossibili. Invece sarebbero cosa utile, e per le persone e per le sedi, per la circolazione del sapere, ma anche per scalfire il potere dei vari boss locali......
Questo e' un effetto chiaro della micidiale combinazione tra terne di idonei e budget/autonomistico *indistinto*. Cosi' le trame di potere localistico si sono esaltate con vincoli di bilancio apparentemente oggettivi. La richiesta di limitare i tagli (speriamo) al turn over e piu' in generale al finanziamento pubblico nei prossimi anni, va correlata con un discorso serio sul modo in cui le risorse vengono riallocate agli atenei. Nel caso di nuove assunzioni, per me un posto nuovo dovrebbe comunque *incidere per intero* sul budget, nel senso che un ateneo dovrebbe interamente utilizzare la nuova quota di budget per quello scopo, e, nel caso di promozione di un locale, dovrebbe rendere allo stato la differenza. Capisco che e' un punto delicato perche' comporta una ricapitolizzazione parziale dei finanziamenti dello stato alle universita', contro l'"autonomia" di queste. D'altra parte, senza incidere sugli effetti negativi del budget indistinto, si riprodurrebbero qualitativamente i guasti degli ultimi anni, aggravati dalla diffusa maggiore poverta'. Si noti che questo discorso e' per ora indipendente dalla forma dei concorsi ecc.
Ciao
Riccardo
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