Caro Marco, come punto di partenza il tuo testo mi sembra ottimo. Il problema sara' come enucleare, da questa ricca gamma di criteri e parametri, con relative varianti, poche e semplici regole.
Alcune osservazioni (non definitive):
1) La qualita' delle riviste mi sembra un parametro troppo significativo per essere ignorato. Un lavoro sul Boll. UMI non puo' essere valutato allo stesso modo di uno sui Comm. Pure Appl. Math. o sugli Annals. Occorrera' prima o poi che ogni raggruppamento si faccia la sua graduatoria di importanza delle riviste, magari raggruppandole in 4 o 5 fasce, basandosi sugli IF degli ultimi anni, con possibili correzioni (ad es. gli Annali della SNS non hanno alcun IF)
2) Giusto assegnare pesi diversi ai diversi raggruppamenti, ma attenzione a non favorire troppo i settori "di massa" a scapito dei settori di frontiera. Per esempio e' vero che in media gli analisti sono piu' prolifici dei geometri, ma e' anche vero, ad esempio, che in Mat05 accanto a gruppi di ricerca molto popolari con centinaia di adepti e quindi di citazioni (magari su riviste non particolarmente elevate), se ne trovano altri molto piu' di nicchia dove 2-3 citazioni per un lavoro sono gia' un lusso. Forse lo stesso accade in Mat03. Insomma bisogna assolutamente evitare che un peso eccessivo al (pur molto significativo) parametro "citazioni" finisca col distogliere i giovani dai campi di ricerca nuovi o difficili, e da quelli di frontiera fra diversi settori, indirizzandoli alle tematiche piu' facili e di moda.
3) Qualunque criterio troppo meccanico puo' dar luogo a grosse ingiustizie: summum ius summa iniuria. Per che per quel che riguarda i candidati (non i commissari) ai concorsi la soglia minima dovrebbe essere tenuta relativamente bassa, lasciando ai commissari il compito di scoprire il reale valore del candidato, basandosi sull'esame della sua produzione, sullla presentazione dei lavori e dei progetti, sulle opinioni di studiosi di fama, etc. etc. A quetso proposito devo confessare che la mia storica fiducia sulle prove scritte per i concorsi a ricercatore sta vacillando. Uno scritto equo richiederebbe dai commissari un impegno ed una serieta' davvero non comuni, mentre in vari casi, temo che lo scritto venga usato come alibi per giustificare qualche ingiustizia.
4 ) Perche' limitare il concetto di "soglia minima" a candidati o commissari di concorsi? Non potremmo cercare di applicarlo, con le dovute varianti, che so anche ai membri del CUN e dei vari Comitati scientifici nazionali, specie quelli relativi alle valutazioni, ai Panel, agli organi (tranne quelli puramente amministrativi) di Dipartimento, Facolta' o Ateneo ?
Ciao, Sergio