Ringrazio Alberto che risolleva questa questione. Piu' precisamente l'introduzione della distinzione tra didattica curricolare necessaria e didattica curriculare non necessaria conseguente alla volonta' di limitare l'obbligo di retribuzione aggiuntiva tra gli altri ai ricercatori a tempo indeterminato.
Mi sembra pero' che le conseguenze che trae non siano effettive.
Questa questione la sollevai piu' di un mese fa non trovando ascolto nel dipartimento, nemmeno tra gli interessati, e fuori dal dipartimento grande ostilita'escludendo l'oramai prepensinato Mauro Stampacchia. Solo a livello nazionale ho trovato tra i docenti qualche appoggio ma individuale. Devo attribuire questa ostilita' al fatto che vi e' stata grande battaglia per arrivare ad un meno peggio ma chiaro e bene o male accettato e le varie parti contendenti nel nostro ateneosarebbero in caso di discussione molto sulle difensive. Ritengo che l'auspicio di modifica del regolamento sia molto difficile a livello locale. A livello minsteriale una sua bocciatura potrebbe essere uno degli elementi per un commissariamento di ateneo. Bisogna poi considerare che: molti ricercatori di altre discipline hanno un grande utile (anche i termini economico-professionali) nel concentrare la loro attivita' didattica su corsi non necessari, e molti ordinari di altre discipline piuttosto desiderano per questioni di prestigio e controllo gestire i corsi necessari. Mi sa che ci troveremmo piuttosto soli.
Questa e' una deroga, `in automatismo' per quanto riguarda la didattica curricolare cosi detta non necessaria, alla legge. Quando una deroga e' ammissibile dal punto di vista giuridico funziona finche' le parti sono d'accordo. Appena non c'e' accordo la deroga non ha piu' valore. Bisogna sondare questo aspetto.
Per questo si prospetta in effetti un quadro piuttosto abberrante: il regolamento didattico e le sue linee guide oltre a queste deroga introducono altre deroghe alla legge (tra le altre piuttosto pesante e' quella che tout-court permette l'affidamento gratuito ai ricercatori piu' anziani ritengo che questa deroga sia invece inammissibile poiche' introduce una distinzione di funzione all'interno della stessa categoria in base ad un `criterio di genere': l'anzianita'). Per la didattica curricolare cosi detta necessaria il regolamento recepisce la lettera della legge. Nel caso la deroga, ovvero l'affidamento gratuito a ricercatori di questa, dovrebbe essere vagliata puntualmente (questo di buono farebbe emergere in modo documentato le reali esigenze per la didattica, almeno parzialmente per quella necessaria).
Ma non mi dilungo qui su questi aspetti. Voglio pero' concludere osservando che le conseguenze individuate da Alberto non sarebbero effettive:
-i corsi piu' a contatto con la ricerca non sono certamente quelli istituzionali e necessari ma piuttosto quelli secialistici -i corsi delle nostre lauree in matematica non necessari sono molti e molti ricercatori potrebbero tenerli (con la deroga alla legge sancita dal regolamento) o facendosi comunque pagare come prescrive la legge `in deroga al regolamentro' -si puo' comunque derogare alla legge, qui concorde con il regolamento, sui corsi necessari se c'e' accordo ed affidarli gratuitamente ad un ricercatore -i nostri ricercatori che diventeranno nostri professori potranno comunque tenere corsi specialistici se l'organico non diminuisce e non aumentano i corsi necessari (e qui anticipando un commento che forse faro' alla relazione di Marco in previsione bisognera' attuare delle mutuazioni come proposto dalla sezione di geometria) -quasi tutti i corsi di servizio sono in effetti necessari -d'altronde anche se non abbastanza pubblicizzata e organizzata solo a livello di sezione c'e' una grande opportunita' per implementare la didattica integrativa per i corsi di laurea in matematica: quella dei seminari extra-programma dei corsi. Questa didattica rientra negli obblighi dei ricercatori: da una parte permette di mettere sempre i contatto i piu' giovani ed attivi fra di noi con gli studenti, dall'altro permette ai ricercatori un'attivita' autonoma al di fuori dei corsi specialistici.
Vincenzo
On Thu, 12 May 2011, Alberto Abbondandolo wrote:
Carissimi, mi sembra di capire che il nuovo regolamento didattico comportera' questo: associati ed ordinari non terranno piu' corsi specialistici diversi dalle istituzioni (ne' i due corsi di servizio non "necessari") ed i ricercatori (soprattutto quelli con meno di 15 anni di nomina) resteranno invisibili per gli studenti fino al quarto/quinto anno (dunque, avranno difficilmente l'occasione di dare tesi). Entrambe le cose mi sembrano molto negative.
Di piu': e' presumibile che nei prossimi anni i ricercatori piu' attivi nella ricerca diventeranno associati, rientrando cosi' nel gruppo di coloro che non tengono corsi specialistici (l'unificazione con il dma fara' aumentare il numero dei corsi di servizio piu' di quanto faccia aumentare il numero di associati ed ordinari), mentre coloro che si sono dedicati maggiormente alla didattica resteranno ricercatori. La conseguenza e' un paradosso: saranno questi ultimi gli unici a poter tenere i corsi specialistici, che dovrebbero essere il ponte con la ricerca (e non dimentichiamoci che abbiamo ancora un corso di dottorato, che in gran parte si appoggia a questi corsi).
La distinzione tra corsi necessari e non mi sembra sacrosanta quando si tratta si dire che nessun corso non necessario puo' essere attivato finche' i corsi necessari non sono stati tutti coperti, ma dovremmo avere piu' flessibilita' nella scelta della distribuzione degli incarichi. Penso che dovremmo fare tutto il possibile per modificare questo regolamento.
Ciao,
Alberto Abbondandolo