Caro Sergio,

cari tutti, sono perfettamente d'accordo con te sul fatto che gli esami, almeno
cosi' come li facciamo noi, siano un impegno *didattico* notevole.

Da un punto di vista sostanziale, sono anche del parere che si debba guardare
all'impegno didattico dei docenti complessivamente, e cioe' indipendentemente
dall'etichetta *didattica frontale* o *didattica non frontale*.

Il modo in cui porre il problema, pero', e secondo me viziato da diverse confusioni che ci sono state quando si e' parlato di didattica e della misurazione dell'impegno necessario per la didattica.

La prima e piu' facile confusione, che ancora molti dei nostri colleghi hanno,
e' di misurare il peso della didattica con il numero dei crediti degli esami relativi.
Il numero dei crediti dovrebbe misurare l'impegno degli *studenti* per superare
un certo esame. Vi sembra la stessa cosa dell'impegno dei *docenti*  per la
didattica di un corso? A me assolutamente no, e mi sto impegnando da alcuni
anni in varie sedi per contrastare questa confusione che trovo veramente fuorviante.

La seconda confusione riguarda il fatto che l'impegno dei docenti, non potendosi
misurare su "poco certificabili", come ricevimenti degli studenti od altro, debba misurarsi
solamente sulla cosiddetta *didattica frontale*.
Anche in questo caso (vedi l'osservazione di Vincenzo Tortorelli) si scambia l'impegno
dei docenti con l'impegno degli studenti, in qualche modo limitando il controllo dell'impegno dei docenti al numero di ore che  *gli studenti* sono tenuti a seguire per
superare un esame (numero di ore, fa notare Vincenzo, che non puo' superare certi
limiti).

In una certa misura, sono anche d'accordo che, nel valutare l'impegno didattico dei docenti, non si dia eccessivo peso ad impegni che non possano essere effettivamente verificati. Ma proprio per questo ritengo che gli esami tenuti in sedi pubbliche, in date ed in luoghi tempestivamente annunciati siano *certificabili*, e percio' degni di essere
valuati come impegno sostanziale.

In sostanza, pur concordando nella sostanza con te (o almeno credo) mi pare che
la battaglia andrebbe trasformata nella forma. Ossia non mi sembra particolarmente
importante cambiare la definzione di didattica frontale; mi sembra invece
importante cambiare la definizione di impegno didattico, sia esso chiamato didattica
frontale o in ogni altro modo fantasioso, in modo da comprendere effettivamente
quantomento l'impegno didattico certificabile di ciascuno di noi (incidentalmente,
penso per esempio anche all'impegno di relatore di tesi di ogni tipo).

Se poi coloro che ci governano preferiscono parlare (impropriamente) di sola
didattica frontale, francamente non mi interessa, purche' la sostanza sia rispettata.
A patto di non confondere, lo ripeto ancora una volta, l'impegno degli studenti (=crediti) con l'impegno dei docenti (=numero di esami, preparazione delle lezioni, qualita'
di corsi specialistici o di dottorato e quant'altro): due quantita' assolutamente non
correlate (mi perdonino i probabilisti per questo abuso di linguaggio).

                                           Roberto Dvornicich




 

2010/3/17 Sergio Spagnolo <spagnolo@dm.unipi.it>
Cari colleghi,
       vorrei sottoporvi una proposta per rendere piu' corretto ed
equo il computo delle ore frontali:

Gli esami orali dei corsi della Laurea triennale e delle Istituzioni,
se tenuti in un'aula con il candidato alla lavagna in modo da poter
essere seguiti da tutti gli studenti del corso che desiderino farlo,
si configurano di fatto come didattica frontale integrativa al corso,
e come tali dovrebbereo essere conteggiati.

A supporto di questa tesi possiamo a buon diritto sostenere che:

       1) gli studenti che seguono gli esami dei loro colleghi hanno
un'ottima occasione di approfondire concretamente la loro
preparazione,

       2) i candidati che sostengono l'esame orale alla lavagna e in
pubblico hanno l'opportunita' di imparare ad esporre, cosa che in
futuro potrebbe risultar loro assai utile,

       3) l'impegno e la competenza richiesta ai docenti per
condurre un esame orale pubblico, non sono inferiori a quelli
richiesti per sostenere una lezione.

In concreto, per ogni docente in commissione si dovrebbero
conteggiare come impegno di didattica frontale tutte le ore impiegate
per le prove orali, oppure concordare una durata media di 45' per
ogni esame orale.

       Immagino le obiezioni da parte di colleghi di altri corsi di
laurea dove gli esami sono solo scritti, o sono condotti in modo
diverso dai nostri, ma penso che noi matematici dobbiamo fermamente
portare avanti proposte come questa, che mettano nella giusta luce le
peculiarita' del nostro impegno didattico.

Sergio Spagnolo

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