Cari tutti, leggo solo adesso i messaggi di Alberti e poi quello di Salvetti a proposito della programmazione didattica e la proposta delle "macroaree", di cui non sapevo niente. Mi sembra che i proponenti, pur con apprezzabili motivazioni organizzative, mostrino di non conoscere l'ambiente che bene o male frequentano da qualche anno, le sue dinamiche e gli aspetti caratteriali. E' un fatto palese, per esempio, l'opera di "identificazione" che alcuni colleghi di algebra fanno da diversi anni, a volte in una chiave marcatamente "anti- geometria". Non tenerne conto in questo modo rozzo, con "responsabili" predesignati (e nel mio caso nemmeno interpellati), e poi con una riunione di consiglio prevista tra pochissimi giorni ... tutto da fare cosi' in fretta ... questo puo' solo causare confusione, inutili arrabbiamenti, dietrologie cretine. E infatti e' arrivato puntuale il messaggio di Carlo Traverso, di cui non capisco bene il retrogusto "per fatto personale", ma tant'e', di cui pero' condivido la sostanza e gli effetti pratici, per quel che mi riguarda: non convochero' alcuna riunione di questa fantomatica macroarea.
Detto questo, un commento sulle "macroaree": se il problema principale da risolvere e' quello di rispondere in modo culturalmente adeguato ai corsi cosidetti di servizio, ripensando in tale occasione a un ruolo non autoreferenziale della matematica (in una fase poi di sua generalizzata contrazione), non penso che un subappalto del problema a queste macroaree (cioe' raggruppamenti di qualche MAT??) sia opportuno.
Ha ragione Alberti, le nostre dimensioni complessive sono state finora giustificate in buona parte dalla presenza diffusa di insegnamenti matematici, che dovrebbero quindi essere ben curati e valorizzati. Ma la stessa giustificazione ha pesato nell'espansione disuguale dei diversi raggruppamenti; per cui i non analisti vedono come ipertrofica la crescita dei posti di analisi (oltre i meriti scientifici) e magari gli algebristi (Traverso) pensano lo stesso rispetto alla geometria. Mi sembra che la proposta delle macroaree abbia questo baco, di mescolare il problema culturale serio posto dai "corsi di servizio", con la presunta e maldestra fotografia delle "rendite" e delle "posizioni di forza". Mi sbaglio?
Ciao
Riccardo
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