Caro Fabrizio,
come sai, io mi sono da tempo convertito all'abolizione delle prove scritte per ricercatori, essendo l'eta' dei candidati divenuta ormai cosi' alta, e il loro curriculum cosi' specialistico, che uno scritto equo dovebbe essere o molto generico o molto facile, quindi sostanzialmente inutile.
A livello di dottorandi penso che uno scritto ben calibrato potrebbe ancora aiutare nelle selezione, ma questo puo' diventare molto difficile se le estrazioni scientifiche o le nazionalita' dei candidati sono troppo variegate. Peraltro, se i commissari si impegnano, anche un buon colloquio orale puo' dare delle buone indicazioni; l'importante e' non fare come per le tesi di laurea, dove i candidati arrivano con il loro computer e per mezz'ora raccontano senza interrompersi delle cose che solo loro capiscono,
Per il resto concordo con molte delle cose che tu dici, e anche con quello che scrive Valentino. In un momento cosi' critico per la ricerca in Italia (e, temo, anche all'estero) occorre pensarci parecchio prima di incoraggiare alla carriera universitaria. Gia' dieci anni fa il problema del precariato cominciava a farsi davvero preoccupante, dato che ogni anno venivano sfornati dottori di ricerca in quantita' doppia dei posti di ricercatore a concorso, e l' unico possibile sbocco del dottorato sembrava essere l'Universita'. Come ricorderai io lasciai la conduzione del Dottorato anche perche' non condividevo la politica "imperialistica" di chiedere sempre il maggior numero possibile di borse. Ora le borse sono pochissime, ma i concorsi per ricercatore sono ancor meno.
Scusami per l'intervento (forse non richiesto) e buon lavoro. Sergio
Cari tutti
capisco che in questo momento il problema che vi sottopongo per conoscenza possa apparire come "marginalia", ma dovendo entro il 23 p/v. dare agli uffici le modalita' del concorso di ammissione al dottorato vi invio questo spunto di riflessione che ho gia' mandato a suo tempo alla giunta della Scuola. E' sottinteso che ogni intervento e' molto gradito. Cordialmente Fabrizio Broglia
Cari tutti
nella riunione di martedi' prossimo si dovra' discutere di alcune cose importanti che necessitano decisioni a corta scadenza. E' difficile fare un ordine del giorno preciso ancora oggi, pero' vorrei anticiparvene almeno una in modo che possiate arrivare preparati.
E' chiaro a tutti che il dottorato in generale in Italia soffre di molte malattie, sicuramente interconnesse e che e' difficile distinguere tra cause ed effetto senza cadere nel gioco dell'uovo e della gallina. Una di queste malattie (causa od effetto che sia) e' oggettivamente la carenza di un pubblico valido nel momento del reclutamento.
Mi rivolgo in particolare a tutti coloro che interpellati dal prorettore sull'opportunita' o meno di mantenere lo scritto nella fase dell'esame di ingresso risposero fermamente, io per primo, che per loro era fondamentale mantenerlo. Ripeto: io ero tra questi.
Con l'evolversi della situazione ho rivalutato la mia posizione.
Noi abbiamo bisogno assolutamente di allargare il bacino da cui peschiamo, cioe' abbiamo bisogno di poterci rivolgere *sempre di piu'* ad un pubblico di studenti il piu' vasto possibile: fino a ieri facevamo questo tramite i fondi Galileo ed il bando dedicato agli stranieri. Ora, con il finire dei fondi, vedo difficile continuare su questa strada; si potra' al massimo bandire una o due borse, magari a tema, riservate agli stranieri, ma ha un'aria un po' striminzitella.
Se noi passassimo alla forma di reclutamento dossier+ lettere avremmo un sistema di reclutamento piu' agile e forse piu' adatto al momento attuale.
Mi sono chiari alcuni rischi, ma permettetemi di scrivere alcuni dei vantaggi immediati che mi vengono in mente.
- La forma a dossier permetterebbe agli starnieri di fare domanda anche al bando ordinario.
- L'agilita' della procedura forse favorirebbe l'uscita di piu' call durante l'anno. (La SNS gia' quest'anno ne ha fatti 2)
- L'allineamento della procedura a quella delle principali universita' europee permetterebbe anche uno snellimeto dei rapporti con altre sedi extraitaliane.
E' chiaro che a fronte di cio' vedo molti pericoli tra cui l'iperdiscrzionalita' che verrebbe avere la commissione di ingresso: cio' porta a istituire o rafforzare i sistemi di controllo interni a ciascun dottorato e magari ad allargare la partecipazione alla selezione di ingresso. Sempre solo a titolo di esempio occorrera' forse avere massima cura che la commissione che periodicamente verifica la produttivita' del dottorando (secondo le regole dei singoli programmi) abbia inersezione vuota con quella che a suo tempo lo ammise al corso etc etc.
Sono solo considerazioni buttate un po' li' e a cui se ne potrebbero aggiungere moltissime altre. L'ho fatto per stimolare una riflessione su questo punto. Grazie per l'attenzione. Ciao a tutti. A martedi' pomeriggio. Fabrizio
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