Cari colleghi,
credo che non occorra spiegare dove questi recenti provvedimenti legislativi stiano portando l'universita' italiana, avvilita, umiliata e soprattutto delegittimata anche agli occhi dell'opinione pubblica, che purtroppo ora non reagisce piu' su questo tema. Tutto quello in cui crediamo e abbiamo creduto sta per essere lentamente spazzato via e credo sia un errore dare per scontato quello che ancora c'e' rimasto, perche' il peggio non ha limite, soprattutto di fronte all'indifferenza (anche quella interiore) o in assenza di reazioni, che tacitamente legittimano gli "schiaffi" economici e morali che il mondo accademico italiano sta ricevendo. Credo sia venuto il momento di mettersi in gioco, come ho letto nella bella email di Alberto, che condivido completamente nelle idee e nella strategia. Ringrazio Dvornicich per aver individuato la questione e spero che molti altri esprimano il loro punto di vista, anche contestando il mio, se ho commesso qualche errore di valutazione.
Cari saluti, Valentino Magnani
On Sun, 18 Jul 2010, Alberto Abbondandolo wrote:
Cari colleghi,
sono daccordo con Dvornicich: dovremmo rafforzare la protesta dei ricercatori e la programmazione didattica dovrebbe essere il punto di partenza. Le informazioni che sta raccogliendo Caboara su quali siano i nostri effettivi obblighi di legge potrebbero essere molto utili, ma utilizzerei la formula "un solo corso all'anno" soltanto come radicale forma di protesta individuale: in disaccordo non solo con le recenti leggi e progetti di, ma anche con i nostri amministratori locali, decido di disobbedire alla programmazione didattica, pronto a subire una probabile sanzione da parte dell'ateneo, magari anche economica, ma sperando di avere la legge dalla mia parte e di non rischiare il licenziamento. Insomma, uno sciopero in piena regola, non mascherato. Personalmente non escludo la cosa, pero' questa non e' materia per il CCS e non possiamo chiedere a Georgiev di presentare una programmazione didattica dove ognuno fa un solo corso, dato che le 120 ore, oltre che parte del regola
mento, sono in linea con quanto si insegna nel resto del mondo.
Dunque presenterei una programmazione didattica dove ad ognuno di noi (PA & PO) vengono assegnate le 120 ore, ma fatta senza cercare di tamponare le falle alla meno peggio: al contrario, fatta pensando a come vorremmo che fosse l'insegnamento della matematica nel migliore dei mondi possibili. Percio': tutti i corsi dei primi anni - e ritengo anche le istituzioni alla nostra magistrale - dovrebbero avere una parte di esercitazioni tenuta da una persona diversa dal docente (quindi dovremmo farci esercitazioni a vicenda), i corsi che abbiamo finora ritenuto necessario sdoppiare dovrebbero restare sdoppiati, nessun corso di esercitazioni dovrebbe avere piu' di 50 studenti (fare un corso ad un centinaio di persone e' fattibile, ma le esercitazioni con piu' di 50 studenti non hanno senso), nessun corso della magistrale che avevamo pensato di attivare dovrebbe essere soppresso e dovremmo prevedere anche corsi per il dottorato. Immagino che cosi' facendo molti corsi resteranno sco
perti e dovremmo avere cura di concentrare i corsi scoperti il piu' possibile sul primo anno, a matematica ma non solo. Una decisione questa didattica - garantire un buon insegnamento a chi e' gia' iscritto - ma anche politica - rendere la protesta visibile.
Cari saluti,
Alberto Abbondandolo
P.S. Non c'entra moltissimo, ma parlando di obblighi didattici e regolamenti locali, non vi sembra il caso anche di ridiscutere il numero degli appelli di esame? Dopo la riforma del 3+2 in tutta Europa il numero di esami alla fine di un corso varia tra 1 e 2 (il secondo e' spesso "di recupero"), come da sempre avviene negli USA ed in buona parte del mondo. Fare 6 appelli ha conseguenze didattiche perverse (la migliore strategia e' di provarli tutti e non prepararne bene alcuno, noi stessi siamo tentati a dare degli scritti troppo difficili, o comunque mal graduati, in cui o si fa tutto bene e si prende un buon voto o si risulta insufficienti, tanto poi ce ne e' un altro 3 settimane dopo...) e crea seri ostacoli alla ricerca. Qua non si tratta di leggi dello Stato, ma di regolamenti locali, se non riusciamo a cambiare le cose nemmeno qua...
Alberto Abbondandolo
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