Cari colleghi,
        pur nelle divergenze di opinioni, a volte piu' di metodo che di sostanza, che caratterizzano l'attuale discussione sulla nostra università, mi sembra che vi siano alcuni punti sui quali quanti fra noi hanno a cuore la riqualificazione dei nostri atenei potrebbero trovarsi d'accordo.
Proporrei di discuterne, e di presentare ai nostri governanti poche ma chiare richieste, lasciando per il momento da parte le modifiche piu' radicali (che pure andranno presto affrontate) come l'abolizione del valore legale delle lauree, le fondazioni di diritto privato, etc. etc.

        Penso che le seguenti proposte potrebbero essere realizzate in un tempo ragionevolmente breve:

1)  Reclutamento dei professori. 
        Dobbiamo porre fine al piu' presto al nefasto sistema dei concorsi locali, che ha legittimato il provincialismo in cui versa attualmente la nostra università, dando rapida attuazione alla legge n. 230 del 2005. Tale legge prevede varie cose ragionevoli, fra cui:
        i)    concorsi nazionali con un numero di idonei non troppo superiore a quello dei posti a concorso,
        ii)   elezione di una lista nazionale di professori fra cui sorteggiare i commissari, con validita' biennale,
        iii)  chiamata, con procedura di valutazione comparativa fra gli idonei, da parte delle universita' che hanno bandito i posti
        iv)  possibilità per gli idonei non chiamati di accedere alla pubblica dirigenza con titolo legittimante.

2)  Concorsi di ricercatore. 
        Per arginare lo scandalo dei concorsi "truccati" o preconfezionati, si potrebbe cercare di ripristinare, con le dovute semplificazioni e correzioni, quelle proposte di Luciano Modica che prevedevano, accanto al giudizio della commissione locale, un giudizio di merito da parte di  esperti di fama internazionale.
        Si dovrebbero poi semplificare drasticamente le procedure concorsuali, sia riguardo all'attuale sistema (bizantino e costoso) delle domande e dei relativi plichi dei lavori, sia riguardo alle prove d'esame. Quest'ultime potrebbero benissimo ridursi ad una seria ed approfondita discussione orale, da  svolgersi anche alla presenza di docenti del Dipartimento esterni alla commissione.
        Si dovrebbe infine scoraggiare (in qualche modo) la partecipazione ai concorsi banditi dalla stessa sede in cui si e' conseguito il dottorato.
       

3)  Didattica.  
        Occorre riformare sostanzialmente il sistema del "3+2",  cominciando col ridurre il numero dei corsi, e sopratutto quello degli esami e delle prove in itinere, in modo da lasciare agli studenti più spazio per lo studio e l'approfondimento individuali.

        Cordiali saluti,
                        Sergio Spagnolo
                       

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