Cari tutti, non potro' essere presente al Consiglio perche' impegnata a lezione (a La Spezia). Dunque vorrei aggiungere per e-mail una mia osservazione come ennesima conferma all'affermazione sacrosanta di Giovanni, che riporto qui sotto per comodita' di chi legge:
"In altre parole, si tagliano le spese dove è facile farlo, invece che dove è opportuno e necessario."
Dunque, forse non tutti sanno che in questi giorni la Camera sta votando la cosiddetta "rottamazione" dei ricercatori universitari, cioe', altrimenti detto, la possibilita' per gli Atenei di costringere al pensionamento i ricercatori che raggiungano 40 anni di contributi (si badi bene, COMUNQUE OTTENUTI -anche con il riscatto della Laurea o quant'altro- e non DI SERVIZIO) nel triennio 2009-2011.
Anche qui, si tagliera' dove e' facile tagliare (perche' la legge lo consentira') invece di andare a cercare chi (qualunque sia il ruolo, associato, ordinario, ricercatore, bidello...) in tutta una carriera ha fatto poco o niente, o magari ha fatto altro (professione privata, cioe') mantenendo tuttavia il proprio comodo posticino dentro l'Universita'.
Grazie per l'attenzione
Rita Giuliano
Cari colleghi,
vorrei fare un commento, che è anche una proposta, a proposito del quarto punto dell'ordine del giorno della prossima riunione del consiglio di dipartimento: "richiesta pervenuta dall'Amministrazione dell'Università di cancellazione dei crediti dipartimentali". Lo faccio per e-mail anche perché lunedì prossimo dovrò lasciare il consiglio poco dopo l'inizio per andare a fare lezione.
Come saprete, per ragioni amministrative l'università si trova costretta a cancellare (parte de) i crediti che i vari dipartimenti hanno nei confronti dell'amministrazione centrale. Senza entrare nei dettagli di quale sia il problema esattamente, nella pratica questo significa la cancellazione dei fondi di ricerca di ateneo fino a quelli del 2007 incluso.
Inutile dire che questo danneggierà in modo più o meno grave l'attività di ricerca, in particolare in questo periodo in cui i finanziamenti prin vengono assegnati con sempre maggior ritardo.
Il come ed il perché di tutto questo verranno (immagino) spiegati a chi già non li conoscesse durante il consiglio. Non mi interessa adesso capire se questo provvedimento sia necessario e inevitabile - al punto in cui siamo potrebbe perfettamente esserlo.
Mi interessa invece sottolineare quello che ci dice questo episodio a proposito del modo in cui è amministrata la nostra università. Quello che trovo di molto grave in questa vicenda, infatti, è il modo, ad essere buoni approssimativo, in cui è stata gestita.
Il problema che ci troviamo a dover risolvere ora d'urgenza cova in realtà da molti anni: mi è stato spiegato che risale infatti ad una prassi contabile inaugurata all'epoca in cui Luciano Modica era rettore. In tutti questi anni, però, né il direttore amministrativo né il prorettore al bilancio hanno mai ritenuto di doverci mettere mano in modo da risolverlo gradualmente; hanno invece preferito ignorarlo finché il problema non è esploso costringendoli ad improvvisare.
Significativo l'atteggiamento del direttore amministrativo: pur essendo in carica dall'epoca di Modica ed avendo quindi autorizzato questa prassi, ha cercato di scaricare ogni responsabilità parlando di "decisione politica". Trovo completamente inqualificabile che una persona pagata (e non poco) per prendersi delle responsabilità possa anche solo pensare di giustificarsi in questo modo
Mica male anche il comportamento del rettore: dopo essersi riempito la bocca per anni - insieme a tutti i vertici dell'università - dell'importanza della ricerca e dell'eccellenza scientifica, in occasione di un provvedimento dalle conseguenze potenzialmente serie per la ricerca non ha neanche ritenuto di dover far sentire la sua voce (se non con un mese di ritardo, a metà agosto, con una lettera in cui peraltro dichiara di non capire perché la gente si agiti tanto). È evidente che comunicare con il corpo docente è stata una priorità di questo rettore solo quando ha voluto farsi (ri-) eleggere.
Purtroppo questo è l'ennesimo episodio che rivela quali siano le vere priorità dell'amministrazione centrale (in primis del direttore amministrativo, ma anche dei vari rettori e prorettori): mentre si tagliano allegramente i fondi per la ricerca e per le borse di dottorato, l'università continua a spendere in modo scriteriato in altre direzioni
- basti pensare al costo esorbitante del
rifacimento di parte del pavimento del primo piano del nostro dipartimento, che di sicuro non è stato di un episodio isolato.
In altre parole, si tagliano le spese dove è facile farlo, invece che dove è opportuno e necessario.
(Per carità, lodevole l'iniziativa - pubblicizzata di recente - di ricontrattare la fornitura dei servizi telefonici ottenendo così una forte riduzione delle spese. Non lo si poteva fare prima?)
Tutto questo denota purtroppo un'amministrazione incapace di prendersi le proprie responsabilità e di gestire oculatamente i soldi dello stato (anzi propensa a buttarli, finché ci sono). Un amministrazione di questo tipo non va mai bene, ovviamente, ma nella situazione attuale rischia di essere disastrosa.
Penso che il dipartimento, davanti a questo episodio, dovrebbe chiedere fermamente al direttore amministrativo e ai vari rettori e prorettori coinvolti di assumersi le loro responsabilità e comportarsi di conseguenza, cioè dimettersi. Qualcosa di simile ad una mozione di sfiducia, insomma.
(Un bel suicidio collettivo sarebbe ovviamente meglio in termini di budget, ma temo che nella nostra cultura una richiesta del genere non sia proponibile ;-).
Giovanni Alberti
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