Caro Direttore
con questo mail faccio seguito al mio intervento nell'ultimo CDD, a proposito della richiesta da parte degli organi amministrativi centrali di esibizione di un certificato di residenza fiscale per poter applicare la convenzione di reciprocita` con stati esteri in tema di prelievo fiscale, in mancanza della quale viene applicata una aliquota del 30%.
Un tempo tale procedura veniva fortemente snellita dal fatto che era sufficiente una firma su una dichiarazione.
Ora spesso per un cittadino residente in uno stato diverso dall'Italia non e` del tutto chiaro quale ufficio debba produrre tale certificazione a parte il fatto che in citta piccole come la nostra e` sufficiente andare all'ufficio delle imposte ma spesso questo, in citta delle dimensioni di New York o Roma comporta una notevole perdita di tempo.
Mi domando se l'Universita` di Pisa non possa chiedere al ministero delle finanze una snellitura della procedura di accertamento, chiedendo ad esempio una attestazione rilasciata dall'universita` o ente dove lavora l'invitato o una copia della sua dichiarazione delle tasse, in ogni caso una certificazione piu` semplice a prodursi ed universalmente comprensibile all' estero.
Grazie per l'attenzione Cordiali saluti Fabrizio Broglia
Io sottoscrivo questa richiesta del Professor Broglia. Esssendo nato in un paese estero prima di prendere la cittadinanza italiana e avendo familiari che sono sotto posti regolarmente tante diverse certificazioni capisco le difficolta', disagi e perdita' di tempo che un staranero deve stare dietro la burocrazia solo per chiedere le cose dovute. Un visitatore ad un dipartimento universitario non devessere trattato come un clandestino. Grazie e cordiali saluti M.K.V. Murthy
On Wed, 30 Mar 2005, Fabrizio Broglia wrote:
Caro Direttore
con questo mail faccio seguito al mio intervento nell'ultimo CDD, a proposito della richiesta da parte degli organi amministrativi centrali di esibizione di un certificato di residenza fiscale per poter applicare la convenzione di reciprocita` con stati esteri in tema di prelievo fiscale, in mancanza della quale viene applicata una aliquota del 30%.
Un tempo tale procedura veniva fortemente snellita dal fatto che era sufficiente una firma su una dichiarazione.
Ora spesso per un cittadino residente in uno stato diverso dall'Italia non e` del tutto chiaro quale ufficio debba produrre tale certificazione a parte il fatto che in citta piccole come la nostra e` sufficiente andare all'ufficio delle imposte ma spesso questo, in citta delle dimensioni di New York o Roma comporta una notevole perdita di tempo.
Mi domando se l'Universita` di Pisa non possa chiedere al ministero delle finanze una snellitura della procedura di accertamento, chiedendo ad esempio una attestazione rilasciata dall'universita` o ente dove lavora l'invitato o una copia della sua dichiarazione delle tasse, in ogni caso una certificazione piu` semplice a prodursi ed universalmente comprensibile all' estero.
Grazie per l'attenzione Cordiali saluti Fabrizio Broglia