Caro Marco, hai perfettamente agione, so bene che la storia delle 120 ore e' maturata in tempi piu' recenti del 3+2, anche se e' da decenni che si parla di impegno minimo dei docenti, sia pur in termini piu' vaghi. Quello che volevo dire e' che le 120 ore sono la naturale conseguenza di una deriva dell'universita', che per semplicita' ho chiamato "liceizzazione", alla quale mi sembra che al di la' di alcune lodevoli intenzioni la riforma del 3+2 abbia dato un impulso decisivo. Se questo e' il destino della nostra universita', e' inevitabile che si instaurino dei meccanismi burocratici, quali un controllo formale dell'orario minimo della didattica, o altri ancora che non voglio immaginare. La mia convinzione e' che queste restrizioni siano sacrosante per la maggior parte delle universita' o meglio dei corsi di laurea - sia per il basso livello delle ricerche che per l'atteggiamento a volte spudorato di docenti che non si fanno mai vedere - ma finiscano con l'essere deleterie se vengono applicate a tappeto. Forse dovremmo cercare di spiegare agli altri che la maggior parte di noi svolge ricerche di riconosciuto livello internazionale, che molte le nostre chiamate non si riducono a dei semplici upgrading, che il nostro impegno didattico e' intenso e di alta qualita' (indipendentemente dal numero delle ore erogate), e che noi possiamo essere in grado di stabilire autonomamente un'equa distribuzione del carico didattico, al meglio delle nostre possibilita' ma senza deprimere la qualita' dell'insegnamento e della ricerca. Forse potremmo anche rivolgerci alla nostra prorettrice alla ricerca. Ricordo sempre quello che una decina di anni fa mi diceva un collega francese: in Francia le universita' stanno drammaticamente abbassando il loro livello, ma le "grandes ecoles" continuano a fornire una buona educazione a 30.000 studenti (la nostra Normale ne conta 200). Ciao, Sergio
P.S. Voglio precisare che sono molto grato di tutto quello che tu, Vladimir e Giovanni state facendo per la programmazione didattica. Quello che non vorrei e' che una soluzione (stiracchiata e provvisoria) del problema formale, finisca con l'accantonare quello sostanziale.
Caro Sergio,
condivido tutto quello che dici, tranne una piccola cosa: per una volta, il "3+2" non c'entra niente... le 120 ore compaiono per la prima volta in una legge della Moratti, e sono legate allo stato giuridico dei docenti, non all'organizzazione della didattica.
Ciao, Marco
On 25/giu/09, at 19:08, Sergio Spagnolo wrote:
Cari colleghi,
condivido in pieno le cose dette da Rita Pardini (anche quelle precedenti sulla Spezia), e riprese da Paolo Lisca.
Mi sembra che questa discussione sul carico didattico sia' un po' surreale. I vari stratagemmi per convincere i "senatori" che arriviamo a "quota 120", eludono le questioni di fondo:
L'infausta legge del "3+2" non potra' mai piu' essere cancellata? La liceizzazione di tutti i nostri corsi di laurea, o di tutte le universita' statali italiane, e' ormai ineluttabile?
Se siamo convinti di si', andiamo avanti con la ragioneria delle ore frontali: fra ricevimenti, precorsi, corsi di recupero, pubblica correzione dei compitini, esami scritti e orali, tesi e tesine, non sara' difficile arrivare a 120 o anche a 200 ore. Naturalmente saranno predisposti dei nuovi registri elettronici, su cui dovremo notificare minuziosamente tutto cio' che da sempre stiamo facendo, considerandolo ovviamente uno dei nostri compiti primari.
[Fra parentesi, nel nostro Dipartimento, e' piuttosto raro che uno studente che bussa alla porta di un docente si senta dire: ripassa in orario di ricevimento. Sara' ancora cosi' dopo l'introduzione della "ragioneria del "frontale" ?]
Se invece pensiamo che l'Universita' di Pisa, o almeno quella parte che vanta una secolare tradizione di eccellenza, non meriti di ridursi a una fabbrica di laureati di serie B, dovremmo avere il coraggio di affermare che un corso annuale di base (o equivalente) piu' uno semestrale avanzato sono gia' ampiamente sufficienti per il raggiungimento della quota minima.
By the way, fra tutte le alchimie atte ad aumentarci le ore frontali, quella di inventare altri corsi, o pseudo-tali, e' a mio avviso una delle peggiori. Mi sembra infatti che la nostra offerta didattica sia gia' fin troppo ampia, e che, fra lezioni, compitini, appelli d'esame, laboratori, etc., l'impegno didettico (almeo quello quantitativo) dei nostri studenti sia fin troppo oneroso. Aumentiamo pure il numero dei laureati, se questo e' l'unico modo per avere dei soldi, ma almeno lasciamoli arrivare alla laurea senza riemprgli la testa di una pletora di nozioni mal digerite.
Sergio Spagnolo
Marco Abate Tel: +39/050/2213.230 Dipartimento di Matematica Fax: +39/050/2213.224 Universita' di Pisa Largo Pontecorvo 5 E-mail: abate@dm.unipi.it 56127 Pisa Italy Web: www.dm.unipi.it/~abate/