Carissimi,
aggiungo un paio di commenti (nella direzione gia' indicata da Patrizia, Vladimir e Riccardo) alla discussione.
Come giustamente indicava Riccardo, la struttura attuale del mondo della ricerca matematica (non solo in Italia) ha bisogno delle riviste, per (almeno) il duplice scopo di fornire un primo filtro sulla correttezza dei risultati (tramite la peer review), e una prima indicazione della qualita' del lavoro pubblicato (tramite la qualita' della rivista). Possiamo stare a discutere se le riviste siano il modo migliore per raggiungere questi scopi, ma non c'e' dubbio che in questo momento svolgano questo ruolo essenziale e che a breve termine non sia chiaro se e come sostituirle.
Il che vuol dire che ci sono riviste (ma non tutte; vedi sotto) che la biblioteca di un dipartimento di matematica deve necessariamente avere, indipendentemente da come sono vendute. Ovviamente, questo e' esattamente cio' su cui puntano gli editori commerciali ("monopolisti" e' scorretto; ce ne sono piu' di uno. Ma e' vero che la novita' spiacevole degli ultimi anni e' che da una relativa varieta' di editori si e' arrivati a una situazione di oligopolio, oltretutto gestito in buona parte da multinazionali per cui l'editoria scientifica e' un investimento come un altro --- l'importante e' che frutti, indipendentemente da come. Anche la Springer e' stata acquistata da uno di questi gruppi, e i risultati si vedono).
Cio' detto, proprio perche' le riviste svolgono un ruolo per noi cosi' importante, vale la pena di fare qualcosa per evitare che vengano fagocitate dagli editori commerciali. Mi vengono in mente tre linee di azione:
- unirsi in consorzio con altri dipartimenti e altre universita' per poter contrattare da posizione migliori condizioni con gli editori commerciali. Questo e' (immagino) il senso del consorzio in cui siamo adesso, ed e' il motivo per cui sono tendenzialmente contrario a uscirne; le condizioni che potremmo ottenere come singolo dipartimento di Matematica sono sicuramente peggiori di quelle che ottiene il consorzio. Non mi stupirei (ma di questo non ne sono sicuro, varrebbe la pena controllare) se il prezzo del rinnovo da parte del solo dipartimento di Matematica delle singole riviste che ci interessano sia paragonabile alla quota che paghiamo attraverso il consorzio.
- contrastare questa assurda proliferazione di rivistine e rivistucole. Una delle strategie degli editori commerciali per mantenere alto il prezzo dei pacchetti globali e' aumentando artificiosamente il numero delle riviste inserite nei pacchetti, e quindi sono ben felici quando gli viene proposto di crearne una nuova. Abbiamo davvero bisogno di tutte le nuove riviste che sono nate in questi ultimi anni? Con rare eccezioni (vedi sotto), io non credo. Per la semplice diffusione dei risultati, ArXiv o analoghe iniziative vanno bene; per il controllo di qualita', le rivistucole (tipo "Antarctica Mathematical Journal" o "Journal of Mathematics for Fast Publication"... esistono davvero, giuro!) sono inutili.
- favorire il mantenimento e la creazione di riviste di buona e ottima qualita' anche al di fuori degli editori commerciali. Ovviamente questa e' una operazione i cui effetti si possono vedere solo a lungo termine (in questo momento, quanti manderebbero un proprio articolo a una rivista neonata che si prefigge lo scopo di essere ottima ma ancora non si sa se lo sara' quando potrebbero pubblicarlo su "Inventiones"?), ma puo' valere la pena di intraprenderla. E qui sarebbe importante l'intervento esplicito delle organizzazioni matematiche mondiali, su due fronti. Il primo fronte e' (come in parte la European Mathematical Union sta cercando di fare) la gestione da parte loro di riviste di qualita' "garantita" al di fuori degli editori commerciali. Il secondo fronte secondo me sarebbe la creazione (utile anche per altri motivi, per esempio per contrastare quell'abominio che e' l'impact factor) di una "misura di qualita'" delle riviste di matematica, redatta da una commissione internazionale autorevole al di sopra delle parti. Non penso a una graduatoria in senso stretto, e men che meno a una misura numerica della qualita' (che sospetto impossibile); ma piu' semplicemente nella suddivisione delle riviste di matematica in tre classi (ottime, buone, sufficienti). Una suddivisione ufficiale del genere secondo me potrebbe mettere in moto un circolo virtuoso che, fra le altre conseguenze, potrebbe permettere di contrattare con gli editori commerciali anche in funzione della qualita' delle riviste che pubblicano.
Temo di essermi allargato un po' rispetto al tema iniziale. Riassumendo, vista la situazione penso di essere d'accordo a mantenerci per ora all'interno del consorzio, ma con l'idea di continuare a discutere della questione per cercare i modi piu' efficaci per contrastare le politiche aggressive degli editori commerciali.
Ciao e buone vacanze a tutti (andremo in vacanza prima o poi, no?), Marco
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Sono tanto d'accordo colle analisi di Marco, Patrizia, Vladimir e Riccardo che un tentativo di soluzione e' presente nel mio progetto PRIN, sia quello in corso e di prossima fine che quello proposto in primavera. Anche se il mio progetto e' specifico per l'algebra computazionale, ed innova con contenuti specifici rispetto ai giornali "su alberi morti" alcune idee base possono valere per tutti i settori.
Sarei lieto di proporre, indicativamente per la seconda settimana di settembre, una riunione in cui spiegare le idee del "giornale attivo" e presentare il prototipo che stiamo producendo nel corso del PRIN03. Una versione datata si trova in http://www.dm.unipi.it/~traverso/PIN-03/aj.pdf
Carlo