Cari tutti questo mail fa seguito a quello del 22 sul dottorato e sul taglio delle borse e contiene alcune considerazioni, probabilmente ovvie per molti di voi, che avrei voluto dire al prossimo Consiglio su alcuni effetti a catena di questi tagli nel quadro generale della situazione dell'universita' che si sta venendo a creare: poiche' non potro' partecipare vi scrivo per e-mail. Spero che il mio pessimismo sia solo frutto di una visione troppo ravvicinata del problema.
Due primi effetti immediati del taglio delle borse, e che a mio avviso non sono neppure i peggiori, sono l' automatica riduzione del budget, ed il rischio di non poetr svolgere il concorso di ammissione da soli.
Spiego meglio.
Il finanziamento da parte dell'ateneo e' legato al numero di dottorandi presenti nella scuola ed in regola con il corso di studi: fino ad ora potevamo contare su un finanziamento annuale di circa 6000/7000 euro essendo una ventina gli studenti nei tre anni: quando a regime avremo al massimo 6 studenti sui tre anni questo finanziamento (se si mantiene inalterata la cifra pro capite per dottorando che attualmente si aggira sui 300 euro) sara' di coirca 1800 euro, massimo 2000 euro l'anno.
Per quel che riguarda il concorso, a norma del regolamento di ateneo, se si scende sotto le tre borse (quest'anno non siamo scesi grazie all'assegnazione della borsa del fondo giovani) non si puo' fare il concorso in autonomia ma occorre accorparlo con una unica commissione assieme ad altri dottorati della scuola (fisica, chimica, scienze della terra, informatica) a meno di non dichiarare l'eccezionalita' del caso cosa che comporta una procedura.
Pero' torno a dire, queste non sono le peggiori conseguenze di questi tagli delle borse.
Penso che in un prossimo futuro molte universita saranno trasformate in Colleges che forniscono lauree triennali e magistrali l'elemento che fara' la differenza tra queste e i centri di eccellenza sara' la presenza di una formazione alta di terzo livello (dottorato). Io penso che il nostro dipartimento sia a rischio e cerco di spiegare il perche'.
Parlando con studenti motivati dell'ultimo anno della specialistica, risulta che i migliori valutano di non fare domanda al dottorato in Italia un po' per la mancanza di prospettive future a lungo termine, ma anche perche', a causa di questa forte riduzione di borse, vedono precluso l'accesso ad un titolo di alta formazione che potrebbero successivamente spendere all'estero, dove, piu' che da noi, il titolo e' considerato anche in ambito non universitario.
In mancanza degli studenti migliori il nostro dottorato non puo' che deperire ulterioremente. Ma allora non ci vorra' molto tempo a intuire che possa essere conveniente fare anche la specialistica laddove esiste un forte dottorato.
Questi tagli non hanno influito su tutte le aree nello stesso modo per svariate ragioni: molte aree hanno borse anche dall'esterno, per alcune il rapporto con il dottorato e' forse meno stretto che da noi. D'altronde alcuni centri di ricerca come ad esempio la SNS non credo che operino tagli rilevanti sul numero di posti a concorso.
Potremmo rallegrarci di cio' pensando che in fondo come matematica a Pisa abbiamo un serbatoio di potenzialita': io temo invece che cio' spingera' sempre piu' verso una predeterminazione (forse prematura) della divisione degli studenti a seconda del livello e soprattutto verso una divisione dei ruoli in cui a noi come istituzione e' demandata una formazione fino alla laurea specialistica mentre la formazione alta avviene in altre strutture.
Nel momento che una tale divisione dovesse diventare evidente non so tra l'altro che influenza potra' avere a livello di finanziamenti europei o ministeriali come PRIN etc
In questo quadro, visto che molte delle tesi in Normale sono in realta' dirette da advisors del dipartimento, si potrebbe pensare ad un accordo con tale istituzione, ma qualcuno tra voi ricordera' che una simile proposta un po' di tempo fa, quando il divario tra le due offerte era minore, ha sortito risposte negative per motivate ragini. (incontro Giaquinta Ricci e giunta del dottorato di allora )
Non ho proposte concrete se non alcune forse un po' goliardiche ed anzi chiedo aiuto di idee a tutti voi.
Penso che una richiesta all' ateneo non sortisca nessun effetto ma forse vada fatta come testimonianza o anche solo come grido di dolore che il morituro emette in ogni scena che si rispetti: forse l'ateneo dovrebbe destinare piu' risorse se non vuole far morire alcuni settori prestigiosi ed attuare risparmi in altre parti (ad esempio diminuzione dei livelli amministrativi di Elevata Professionalita'), ma tutti fanno questa richiesta e in questo momento forse l'Ateneo non ha nemmeno piu' gli occhi per piangere. Dovrebbe fare delle scelte (coraggiose): rassegnamoci, non le fara' e cerchera' di demandare le scelte dolorose ad altri.
Piu' costruttivamente
Forse il Dipartimento potra' decidere di dedicare qualche fondo (ad esempio parte del finanziamento che ora da al De Giorgi allo scadere del contratto) ad istituire una borsa di dottorato.
Forse potremmo chiedere un contributo in borse alla stessa SNS visto che svolgiamo noi le tesi e che pero' l'istituto che risulta eccellente e' il loro: ogni tot tesi una borsa.
Potremmo partecipare in linea con i tempi a quiz televisivi devolvendo in borse la vincita
Pensandoci bene quando voi vi riferite ad un dipartimento od a un convegno che vi e' piaciuto anche perche' con molti giovani interessati, quei giovani erano dottorandi Sicuramente per fare un buon dottorato occorre una buona laurea specialistica e la nostra lo e', ma serve anche il dottorato.
Se contraddite le mie visioni pessimistiche, ripeto, forse frutto di una visione troppo ravvicinata del problema, sono il primo ad eserne contento.
Scusate la lunga missiva Cordialmente Fabrizio Broglia