Cari colleghi,
condivido con Sergio Spagnolo il rifiuto di considerare ineluttabile tutto cio` che ci sta cadendo addosso, anche se sono perfettamente consapevole della difficolta` di invertire la tendenza.
Io penso che sia importante investire le nostre energie nel cercare con determinazione di far modificare regolamenti e norme che riteniamo ingiusti e/o sbagliati, non sprecare le stesse energie per inventarci modi piu` o meno fantasiosi per aggirare quelle norme.
Puo` darsi che qualche escamotage riesca a tamponare temporaneamente la "ragioneria del frontale" ma, oltre non dare garanzie per il futuro, non mi sembra eticamente accettabile e ci porrebbe automaticamente dalla parte del torto. Non vedo perche' dobbiamo gonfiare artificiosamente le ore o inventare laboratori, invece che difendere a viso aperto la qualita` e la quantita` del nostro impegno didattico e la possibilita` di continuare a fare ricerca.
Spero che il Consiglio di dipartimento e il CCL, magari attraverso una apposita commissione, facciano fare un passo avanti alla discussione e, superando la fase delle lamentazioni e degli stratagemmi, produca in tempi brevi un documento concreto con proposte costruttive da presentare agli organi istituzionalmente predisposti (prorettore, senato, ...).
Elisabetta Fortuna
Trovo particolarmente ironico che nel mezzo della discussione sulle 120 ore ci sia l'annuncio della riduzione delle ore a 45 minuti (per farcene stare 6 fra le 8.30 e le 13.30). A questo punto i corsi di 30 ore (vere) diventano di 40 ore, quelli di 45 vanno a 60, quelli di 60 vanno a 80, e in 90 ore ne abbiamo fatto 120.
Non resta che dichiarare che le 90 ore dei ricercatori sono di 120 minuti ciascuna, e risolviamo anche il problema del limite invalicabile.
Carlo