Caro Floris
l'anello debole sta proprio nell'assunto iniziale: che un docente da solo
non sia in grado di condurre un progetto di ricerca. Che non abbia
personale tecnico che dipende direttamente da lui, e che perda tempo in
compiti che potrebbero essere agevolmente svolti da un segretario/a. Che
non abbia la possibilita' di avere piu' dottorandi o assegnisti che si
sovrappongano per un periodo piu' o meno lungo, in modo da garantire una
continuita' al lavoro di ricerca del gruppo. Se cosi' fosse, non ci
sarebbe bisogno di tenersi l'allievo bravo. Perche' il Dipartimento
dovrebbe prendere un ricercatore o un docente che segua la stessa linea
di ricerca? Meglio garantire ad ogni ricercatore/docente la possibilita'
di svolgerla, la ricerca, e differenziare le competenze didattiche e
scientifiche. L'allievo bravo portera' la sua esperienza e la conoscenze
del suo gruppo in un altro Dipartimento, dove verra' preso proprio per
questo.
Saluti, Leonida Fusani
At 11:36 03/12/08, you wrote:
Cari
Colleghi,
come risposta ai sempre più frequenti attacchi sui mass media relativi ai
"concorsi truccati" con cui si vuole convincere un'opinione
pubblica (a cui in verità dell'Università, tranne l'aspetto folkloristico
delle manifestazioni, non sembra importare molto) che tutta l'Università
è malata e quindi tutti d'accordo che le sta bene se si tagliano un
pò di fondi, ecc. (destra e sinistra unite visto che la campagna contro
non ha un chiaro colore politico), abbiamo incominciato a parlare di
meritocrazia, di sorteggio dei commissari, di I.F., di studiosi stranieri
che dicano la loro e così via. Sembrano tutti dimenticare come vanno e,
con piccole modifiche, sono andate le cose e perchè siamo (chi lo è)
ricercatori o professori di I o II fascia. La storia può iniziare con il
professore X che vive in un Dipartimento ed ha, come compito
istituzionale, di svolgere attività didattica e di ricerca. Ovviamente da
soli si riesca a fare poco e quindi X si guarda intorno, osserva i suoi
studenti e vede chi, a suo parere, è più brillante. Una volta sceltone
uno, dopo la laurea, lo prega di continuare a venire nel suo laboratorio
e continuare la ricerca iniziata con la tesi, per il momento del tutto
gratuitamente. Si viene così a creare un affiatamento tra il professore e
l'allievo, che svolgono una ricerca per loro molto interessante,
pubblicano, vanno ai Congressi, ecc. Si, forse una volta, l'allievo ha
accompagnato all'areoporto, con la sua macchina, il professore. Non mi
sembra una grande colpa (se poi eventualmente il professore, essendo
l'allievo donna, ne ha approfittato, questo rientra nella psicopatologia
sessuale, non nei problemi dell'Università). Poi X cerca di ottenere un
posto (ma anche un assegno od equivalente, il discorso non è poi molto
diverso), il che vuol dire dimostrare che il suo settore ha bisogno di
personale più degli altri settori, che ha eventuali candidati con le
carte in regola, che la sua ricerca è quotata anche internazionalmente,
che la didattica è esorbitante, che sta per andare in pensione, ecc. Deve
convincere che un posto di ricercatore, inizialmente (ma la storia si
ripete per la carriera successiva), su quel settore non è necessario, è
indispensabile. Deve convincere a livello di C.d.L. o di Dipartimento
prima, di Facoltà dopo, altre persone che diranno le stesse cose per i
loro settori. La lotta è lunga (dato che i posti sono pochi e poco
frequenti), al termine della quale, se si è vinto, l'Università bandisce
quel posto. A questo punto X si fa nominare membro interno (una volta si
sarebbe fatto votare dai colleghi) della Commissione giudicatrice e
cercherà di convincere gli altri Commissari (eletti o sorteggiati che
siano) che il suo allievo è meritevole di vincere. La doppia (addirittura
tripla inizialmente) idoneità, oggi tanto contestata, gli veniva in aiuto
in quanto anche almeno un altro Commissario poteva essere soddisfatto (e
prepararsi a sua volta alla lotta perchè l'idoneo, chiamato, fosse pagato
da una Università che non aveva richiesto il posto e poteve non avere
molti fondi). Quasi (ripeto quasi) tutti noi siamo all'Università con un
iter di questo tipo. Invece, in nome di una meritocrazia fine a se
stessa, se il candidato di X fosse stato meno bravo, avrebbe dovuto
vincere un altro più meritevole che però forse faceva altra ricerca con
strumenti diversi, che potrebbe essere scontento di trasferirsi, che alla
prima occasione ritorna nell'Università di provenienza (alle volte,
ripeto alle volte, si inserisce perfettamente e dimostra di essere stato
un ottimo acquisto, in questo caso però che ne facciamo dell'altro?
aspetta vent'anni per un successivo concorso?).
Ecco, secondo me tenendo ben presente tutto questo iter dobbiamo cercare
di individuare l'anello debole della catena di eventi ed intervenire lì.
Infine, sempre a proposito di meritocrazia, chi pensa di avere vinto un
concorso perchè raccomandato e non perchè lo meritava?
Grazie, con un cordiale saluto, Giovanni U. Floris, Università di
Cagliari
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Leonida Fusani
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