Caro Floris
 
Condivido gran parte delle considerazioni che hai fatto nel tuo intervento su Universitas in trasformazione, ma non posso che convenire con chi pone l'anello debole della catena all'inizio, quando il Prof. X è costretto dalla "situazione" in cui opera a investire tutto su una unica persona, e a legarsi indissolubilmente ad essa, anche se si rivelerà poi durante il cammino non così eccellente come sembrava! 
E' assurdo pretendere che X, anche se valido, possa sopravvivere scientificamente senza adeguate risorse, personale tecnico, dottorandi, assegnisti,ecc.Questi sono i paracaduti di cui X attualmente non può disporre.
 
Con un cordiale saluto, Eugenio Muller, Università di Milano   
----- Original Message -----
From: Giovanni Floris
To: Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Sent: Wednesday, December 03, 2008 11:36 AM
Subject: [Universitas_in_trasformazione] riflessioni

Cari Colleghi,
come risposta ai sempre più frequenti attacchi sui mass media relativi ai "concorsi truccati" con cui si vuole convincere un'opinione pubblica (a cui in verità dell'Università, tranne l'aspetto folkloristico delle manifestazioni, non sembra importare molto) che tutta l'Università è malata e quindi tutti d'accordo che le sta bene se si  tagliano un pò di fondi, ecc. (destra e sinistra unite visto che la campagna contro non ha un chiaro colore politico), abbiamo incominciato a parlare di meritocrazia, di sorteggio dei commissari, di I.F., di studiosi stranieri che dicano la loro e così via. Sembrano tutti dimenticare come vanno e, con piccole modifiche, sono andate le cose e perchè siamo (chi lo è) ricercatori o professori di I o II fascia. La storia può iniziare con il professore X che vive in un Dipartimento ed ha, come compito istituzionale, di svolgere attività didattica e di ricerca. Ovviamente da soli si riesca a fare poco e quindi X si guarda intorno, osserva i suoi studenti e vede chi, a suo parere, è più brillante. Una volta sceltone uno, dopo la laurea, lo prega di continuare a venire nel suo laboratorio e continuare la ricerca iniziata con la tesi, per il momento del tutto gratuitamente. Si viene così a creare un affiatamento tra il professore e l'allievo, che svolgono una ricerca per loro molto interessante, pubblicano, vanno ai Congressi, ecc. Si, forse una volta, l'allievo ha accompagnato all'areoporto, con la sua macchina, il professore. Non mi sembra una grande colpa (se poi eventualmente il professore, essendo l'allievo donna, ne ha approfittato, questo rientra nella psicopatologia sessuale, non nei problemi dell'Università). Poi X cerca di ottenere un posto (ma anche un assegno od equivalente, il discorso non è poi molto diverso), il che vuol dire dimostrare che il suo settore ha bisogno di personale più degli altri settori, che ha eventuali candidati con le carte in regola, che la sua ricerca è quotata anche internazionalmente, che la didattica è esorbitante, che sta per andare in pensione, ecc. Deve convincere che un posto di ricercatore, inizialmente (ma la storia si ripete per la carriera successiva), su quel settore non è necessario, è indispensabile. Deve convincere a livello di C.d.L. o di Dipartimento prima, di Facoltà dopo, altre persone che diranno le stesse cose per i loro settori. La lotta è lunga (dato che i posti sono pochi e poco frequenti), al termine della quale, se si è vinto, l'Università bandisce quel posto. A questo punto X si fa nominare membro interno (una volta si sarebbe fatto votare dai colleghi) della Commissione giudicatrice e cercherà di convincere gli altri Commissari (eletti o sorteggiati che siano) che il suo allievo è meritevole di vincere. La doppia (addirittura tripla inizialmente) idoneità, oggi tanto contestata, gli veniva in aiuto in quanto anche almeno un altro Commissario poteva essere soddisfatto (e prepararsi a sua volta alla lotta perchè l'idoneo, chiamato, fosse pagato da una Università che non aveva richiesto il posto e poteve non avere molti fondi). Quasi (ripeto quasi) tutti noi siamo all'Università con un iter di questo tipo. Invece, in nome di una meritocrazia fine a se stessa, se il candidato di X fosse stato meno bravo, avrebbe dovuto vincere un altro più meritevole che però forse faceva altra ricerca con strumenti diversi, che potrebbe essere scontento di trasferirsi, che alla prima occasione ritorna nell'Università di provenienza (alle volte, ripeto alle volte, si inserisce perfettamente e dimostra di essere stato un ottimo acquisto, in questo caso però che ne facciamo dell'altro? aspetta vent'anni per un successivo concorso?).
Ecco, secondo me tenendo ben presente tutto questo iter dobbiamo cercare di individuare l'anello debole della catena di eventi ed intervenire lì. Infine, sempre a proposito di meritocrazia, chi pensa di avere vinto un concorso perchè raccomandato e non perchè lo meritava?
Grazie, con un cordiale saluto, Giovanni U. Floris, Università di Cagliari


_______________________________________________
Universitas_in_trasformazione mailing list
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/lettera.html