Cari Colleghi,
inoltro la mozione di nostri ricercatori prima del nostro CCL oggi.
Ricordo a tutti che non possano venire oggi di mandare la sua
giustificazione (anche via email) alla Sig.ra Carla Spinelli.
Cordiali saluti
Vladimir G.
-------------------------- Messaggio originale ---------------------------
Oggetto: Mozione per CCL
Da: "Massimo Caboara" <caboara(a)dm.unipi.it>
Data: Mer, 9 Giugno 2010 5:50 pm
A: "Vladimir Georgiev" <georgiev(a)dm.unipi.it>
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Al presidente del Corso di Laurea in Matematica, Prof. Vladimir
Georgiev
I sottoelencati ricercatori afferenti al Dipartimento di Matematica L.
Tonelli dell'Università di Pisa con la presente intendono comunicare al
Consiglio di Corso di Laurea in Matematica il proprio malcontento per la
politica del governo nei confronti dell' Universita'. In particolare
riguardo al DDL N° 1905 Gelmini e al DDL N° 78 del 31 maggio 2010
(Manovra Tremonti).
Aderiscono al documento approvato dall'Assemblea dei Ricercatori
dell'Università di Pisa del 03/06/2010, e quindi esprimono profonda
preoccupazione in merito alle sorti del sistema universitario pubblico
italiano, sottoposto ormai da alcuni anni ad un attacco molto grave
attraverso ripetuti atti legislativi, quali i drastici tagli ai
finanziamenti previsti dalla Legge 133/2008 e seguenti nonché la
successione di malaccorte "riforme" culminante nel Disegno di Legge
Gelmini attualmente in discussione, che a fronte di proclamate finalità
di miglioramento della qualità e dell'efficienza del sistema paiono in
realtà largamente finalizzati a ridimensionarlo drasticamente e a
stravolgerne le caratteristiche essenziali, svilendone la fondamentale
funzione pubblica di diffusione, tutela e libero sviluppo della
conoscenza e della cultura sino ai più alti livelli.
In particolare, vengono giudicati molto gravi:
a) la persistente politica di pesante e crescente riduzione dei fondi
destinati al sistema universitario pubblico, che a fronte di una
situazione di già grave e cronico sottofinanziamento sta portando la
maggior parte delle Università ad operare in condizioni di forte
criticità con danni sempre più gravi sia sul fronte didattico che
scientifico, inducendo tra l'altro in modo sempre più marcato tanto
i singoli quanto le strutture a cercare fonti di finanziamento
alternative anche a discapito dell'indipendenza e della qualità delle
attività svolte, che rappresentano invece connotati essenziali della
migliore tradizione accademica;
b) la prevista messa ad esaurimento del ruolo dei Ricercatori a tempo
indeterminato, che invece di vedere finalmente riconosciuto sia
giuridicamente che economicamente lo status di terza fascia docente
svolto nei fatti da ormai lunghi anni con competenza e dedizione,
apportando a titolo spesso del tutto gratuito un contributo prezioso e
talora decisivo all'offerta formativa in aggiunta
all'espletamento dei propri compiti istituzionali di ricerca e didattica
integrativa, si ritrovano ora ad essere marginalizzati o addirittura
trattati come zavorra umana da scaricare al più presto per mere
convenienze di bilancio, come nel caso del provvedimento di
pensionamento forzoso al raggiungimento dei 40 anni di anzianità
contributiva attuato in modo sistematico e indiscriminato in contrasto
con lo spirito spesso della legge, già di per sé discriminatoria laddove
prevede invece una esplicita salvaguardia dal provvedimento per i
Professori universitari;
c) la sostanziale vanificazione di fatto di ogni ragionevole e legittima
aspettativa di progressione di carriera per i Ricercatori di ruolo
meritevoli alla luce delle attività didattiche e di ricerca svolte, che
come anche paventato con preoccupazione dal CUN (adunanza del
14/01/2010) e dalla CRUI (mozione del 29/04/2010) si prospetta quale
risultato pressoché scontato derivante dalla drastica contrazione delle
risorse disponibili, dai vincoli sulla frazione di queste ultime
utilizzabile per i passaggi al livello di Professore Associato e dalla
prevista eliminazione della procedura di ricostruzione di carriera, che
in funzione dell'anzianità di servizio già raggiunta potrebbe
penalizzare anche fortemente le persone interessate;
d) l'introduzione forzata della figura del Ricercatore a tempo
determinato, che in uno scenario di pesante sottofinanziamento e di
conseguente assottigliamento del corpo dei Professori a causa degli
stringenti limiti imposti al turn-over, rischia di trasformarsi
nell'ennesima figura precaria destinata ad essere sfruttata ancor più di
prima sia sul fronte didattico che della ricerca per un lungo intervallo
di tempo in funzione della speranza di poter alla fine accedere per
chiamata ad una agognata posizione stabile di Professore Associato,
aspirazione destinata peraltro a rimanere assai spesso un miraggio per
la cronica e grave carenza di fondi che si prospetta;
e) la creazione dei presupposti per una inopportuna e deleteria
contrapposizione permanente tra differenti componenti del sistema
universitario portatrici di richieste tutte legittime e meritevoli di
attenzione ma poste in oggettiva concorrenza dalla grave carenza
strutturale di fondi, in particolare tra i Ricercatori a tempo
determinato di nuova assunzione e i Ricercatori a tempo indeterminato
già in ruolo soprattutto se aventi limitata anzianità di servizio,
qualora le disparità di trattamento che erano state previste nella
versione iniziale del DDL Gelmini, sia in termini stipendiali che di
opportunità di accesso al ruolo dei Professori Associati, dovessero alla
fine essere riconfermate;
f) la pressoché totale disincentivazione dei Ricercatori a farsi carico
di qualsiasi attività didattica cui non siano strettamente tenuti stante
la valorizzazione sostanzialmente nulla della stessa che si prospetta
sia in termini di riconoscimento giuridico del ruolo docente svolto sia
di valutazione di merito ai fini degli avanzamenti stipendiali e di
carriera, dalla quale potrebbero derivare pesanti ripercussioni
sull'offerta formativa universitaria qualora si diffondesse tra i
Ricercatori un conseguente rifiuto generalizzato permanente a continuare
a farsi carico degli insegnamenti sinora coperti per affidamento;
g) la forte verticizzazione della struttura interna degli Atenei e la
sostanziale aziendalizzazione della loro governance, con conseguente
pesante contrazione degli spazi di gestione democratica condivisa:
- a livello centrale, attraverso la riduzione ad un ruolo quasi
meramente consultivo del Senato Accademico, unico organo di cui è
prevista la composizione elettiva trasversale, mentre il Rettore e il
Consiglio di Amministrazione, designati con procedure non ancora chiare,
acquisirebbero poteri molto ampi fra cui la definizione delle linee di
sviluppo, la gestione strategica delle risorse e la valutazione di
merito e disciplinare anche dei Professori e Ricercatori, con risvolti
potenzialmente preoccupanti essendo prevista nel Consiglio anche la
presenza di un congruo numero di membri esterni ai ruoli universitari;
- a livello periferico, attraverso la sostituzione dei Consigli di
Facoltà plenari con i collegi dei Direttori dei Dipartimenti afferenti;
- in linea generale, attraverso l'attribuzione alla fascia dei
Professori Ordinari, di cui si prevede peraltro anche una significativa
contrazione numerica, di un peso decisionale sempre più marcato se non
addirittura esclusivo, come nella gestione degli ingressi e delle
progressioni di carriera nel corpo accademico;
h) la previsione del sostanziale smantellamento del sistema del diritto
allo studio, sostituito in larga parte da strumenti del tipo "prestito
d'onore" che alla luce della tendenza a scaricare sempre più
direttamente sugli studenti i costi del sistema universitario,
innalzando notevolmente le rette, e tenuto conto della sempre più scarsa
valorizzazione della laurea nel mercato del lavoro italiano, potrebbero
tradursi in un onere difficilmente sostenibile per i meno abbienti e
quindi in un forte disincentivo anche per quelli fra loro meritevoli,
finendo perciò col prefigurare un tendenziale ritorno verso la
differenziazione per censo nell'accesso alla formazione universitaria
assolutamente deprecabile e deleterio anche per il sistema paese.
A fronte di tale scenario, i sottoelencati Ricercatori:
1) al fine di rendere palese il proprio malcontento per la situazione
corrente e la propria contrarietà verso l'evoluzione prospettata,
dichiarano di ritenersi in stato di agitazione, riservandosi di adottare
ogni forma di protesta e sensibilizzazione dell'opinione pubblica che
riterranno opportuna e chiedendo con forza che vengano aperti tavoli di
trattativa sia a livello nazionale che locale per avviare un serio
confronto con il governo e gli organi di Ateneo sui diversi aspetti
contestati e sulle prospettive generali di riforma dell'Università;
2) in particolare, allo scopo di manifestare il proprio malcontento in
modo chiaro ed inequivocabile a tutti i soggetti istituzionali coinvolti
e all'opinione pubblica, in vista della imminente definizione della
Programmazione Didattica nella Facoltà di scienze M.F.N.e della sua
ratifica globale da parte del Senato Accademico preannunciano, quale
prima forma di protesta, la loro attuale indisponibilità ad accettare
per l'a.a. 2010/11 il conferimento di incarichi didattici cui non siano
strettamente tenuti per legge, con particolare riferimento quindi alle
attività di insegnamento;
3) al fine di verificare in modo inequivocabile il livello di
considerazione per le attività didattiche sinora svolte, chiedono al
Consiglio di Corso di Studi, Consiglo di Facoltà, al Senato Accademico e
al Consiglio di Amministrazione di palesare attraverso chiare mozioni
auspicabilmente unitarie il proprio apprezzamento per le attività di
insegnamento di cui finora si sono fatti carico i
Ricercatori, attestando esplicitamente che le stesse sono state svolte
con dedizione e competenza in modo del tutto volontario a fianco delle
attività istituzionali di ricerca e didattica integrativa, fornendo un
prezioso contributo al mantenimento di una valida offerta formativa pur
operando spesso a titolo totalmente gratuito nonostante la durata e la
gravosità dell'impegno;
4) allo scopo di garantire la massima efficacia dell'azione avviata,
fanno appello ai Professori Associati e Ordinari che condividono le
motivazioni della protesta affinché vi aderiscano preannunciando, quale
prima forma di agitazione, la propria attuale indisponibilità allo
svolgimento nell'a.a. 2010/11 di attività didattiche eccedenti i
rispettivi obblighi istituzionali, in
particolare non accettando di farsi carico degli insegnamenti
attualmente lasciati scoperti dal ritiro della disponibilità dei
Ricercatori; fanno inoltre appello a tutte le altre componenti del
sistema universitario, dagli studenti ai dottorandi ai borsisti e
assegnisti al personale tecnico-amministrativo di ruolo e precario,
affinché si uniscano alla protesta nelle forme più opportune
evidenziando le gravi conseguenza che l'insieme dei provvedimenti
contestati finirà inevitabilmente per avere sull'Università italiana,
danneggiando in vario modo tutte le categorie interessate e rischiando
di compromettere le prospettive di sviluppo a medio-lungo termine del
sistema paese;
5) al fine di dare la massima risonanza alla protesta avviata, chiedono
ai colleghi, al presidente del CCS ed al direttore di Dipartimento di
stimolare in tutte le sedi istituzionali locali (Consigli di Facoltà,
Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione) e nazionali (COPI,
CRUI, CUN, MIUR ecc.) un serio confronto fra tutte le componenti sulle
prospettive di evoluzione del sistema universitario nazionale, che
affronti le gravi criticità evidenziate portandole con forza
all'attenzione dell'opinione pubblica e degli organi decisionali
nazionali allo scopo di esercitare la massima pressione verso la
doverosa adozione di provvedimenti opportunamente concertati che
risultino ben più ponderati ed adeguati alla gravità della situazione in
cui versa oggi l'Università italiana.
in fede
Massimo Caboara
Carlo Carminati
Rocco Chirivi'
Maria Stella Gelli
Mauro Di Nasso
Roberto Frigerio
Giovanni Federico Gronchi
Sandro Manfredini
Bruno Martelli
Pietro Di Martino
Giandomenico Mastroeni
Enrico Sbarra
Antonio Tarsia
Vincenzo Tortorelli
Nicola Visciglia