Vorrei intervenire sulla questione dell'abolizione dei concorsi, sostituiti da idoneità nazionali e cooptazione, che mi pare semplicistica.
1) Il sistema teoricamente non fà una grinza, nel senso che abolisce tutte le pastoie burocratiche; ma lascia il sistema praticamente invariato, dal momento che il sistema dei concorsi universitari è, de facto, anche se non ufficialmente, un sistema di cooptazione. Una preventiva, seria, idoneità nazionale eliminerebbe le porcherie grossolane del sistema attuale, operando con un filtro tra persone valide e no. In questo senso sicuramente si fà pulizia e per lo meno si rende trasparente il meccanismo di cooptazione: resta comunque un meccanismo di cooptazione, a questo punto insindacabile, perché ognuno sceglie legittimamente come più gli aggrada. Ciò che sicuramente salta è il principio delle pari opportunità. Deve essere chiarissimo che un qualsiasi meccanismo di cooptazione richiede come contraltare un meccanismo automatico di pari opportunità, tipo le quote per le donne.
2) Come avviene la cooptazione? Se avessimo possibilità di assunzione ad infinitum, ogni laboratorio o gruppo di ricerca potrebbe assumere chi più gli serve, quando serve: questo accadrebbe in una azienda privata, che assume quando ha bisogno di personale. Ma questo non è, né può essere, nell'Università, dove le assunzioni sono più legate ad esigenze didattiche che di ricerca. A questo punto: quale settore privilegiare? Quale disciplina rafforzare? Questo è naturalmente un tema di governance di una Università, capace di programmare il proprio sviluppo. Temo però che si finisca con il solito balletto muscolare basato su rapporti di forza tra gruppi e scambi di favori: oggi a me, domani a te.
3) Ogni cooptazione richiede comunque una selezione: in una azienda privata c'è un responsabile del personale che porta avanti colloqui tra vari richiedenti, che confronta curricola, ecc. Come, e chi, è responsabile di questa selezione nell'Università ? Una commissione dovrà pure essere formata!
4) Io credo che il problema possa essere affrontato in termini di cooptazione solo se accompagnato da una riforma del dottorato. Il dottorato che può portare alla docenza universitaria deve essere strutturato in maniera da inserire il/la dottorando in un progetto internazionale: durante il dottorato il/la dottorando dovrà avere a che fare con altri laboratori internazionali e/o nazionali , oltre che con quello che gli/le dà il dottorato; dovrà andare in congressi internazionali e nei vari laboratori con cui è collegato a fare seminari. Questo gli/le dà un curricolo di base che può essere presentato, oltre alle pubblicazioni, sia in sede idoneativa che in sede di selezione, in quanto sicuramente confrontabile. Si può pensare anche all'uso di lettere di presentazione o di giudizi espressi dai vari laboratori con cui ha avuto a che fare.
5) Quanto detto si riferisce al settore scientifico. Naturalmente nel settore umanistico non ci saranno laboratori, ma sicuramente altri tipi di rapporti collaborativi qualificanti. Vanda Bouché