Intervengo come collega delle discipline umanistiche (in breve uso SH
per contrassegnarle, SN per indicare le scienze matematiche, fisiche e
naturali), anche se lavoro in un settore filosofico, quello logico,
che in parte è di cerniera. Sarò schematico e sketchy. Non me ne
vogliano i colleghi. All'inizio ero indeciso se firmare la lettera di
Procesi perchè mi pareva che fosse rivolta solo a colleghi di SN. Poi
ho deciso di sì. E mi sembra che abbia avuto il grande merito di
sollecitare tanti colleghi a una rinnovata partecipazione alla
politica dell' università e della ricerca.
1) Valutazione/concorsi.
Sono per regole uniformi.
La tradizione delle SH è ben distinita dalla tradizione delle
discipline SN, che possono vantare contenuti e metodi molto ben
delineati. Ma ci sono degli standard anche nelle campo delle SH: le
ricerche serie, che durano nel tempo e aprono nuovi campi d'indagine
sono alla fine ben individuabili. In molti ambiti, che non cito per
non far torto
ad alcuno, il rigore delle analisi, la forza dei documenti e/o degli
argomenti razionali, l'originalità dei problemi affrontati non
sono--mi pare-- dissimili da quegli richieste in ambito SN.
Il punto è che esistono, in ciascun campo ben strutturato, delle
tradizioni di ricerca, dei problemi difficili, degli argomenti di
frontiera, etc. che trovano spazio in riviste con referaggi rigorosi,
in collane e editori di prestigio, in convegni in cui si apre un
confronto serio. Questo patrimonio costituisce di solito un saldo
riferimento per valutare i ricercatori e i loro prodotti. E questo c'è
anche nelle SH, anche se costa molta più fatica identificarlo.
Osservazione laterale ma importante: un collega ha notato giustamente
che l'uso dei fondi per stampare lavori è frequente in SH ed è
discutibile; sono d'accordo, ciò deve accadere solo con criteri
selettivi, e referaggi seri (un tempo anche da noi vigeva che il CNR,
comitato O5, finaziava la pubblicazione di testi, monografie; ma si
faceva domanda e il progetto veninva giudicato. Se positivo, si
concedeva un finaziamento al'editore).
Così dovrebbe andare.
Per evitare abusi, basterebbe che, quando si classificano i lavori, si
tenesse conto di questo fatto penalizzando l'autofinanziamento senza
controllo. Se al supporto finanziario non ha fatto riscontro un
sistema di referaggio adottato stabilmente dalla collana/rivista...,
li si valutino al minimo.
Questa norma produrrebbe un auspicabile diminuzione delle
pubblicazioni (secondo me si pubblica troppo e troppo in fretta, ma
questo segue dal publish or perish).
2) Concorsi: condivido appieno un metodo che veda al centro i
dipartimenti e la responsabilizzazione dei docenti. Prima una
selezione a largo raggio, poi sentire i candidati della rosa ristretta.
Se si mantengono concorsi nazionali, è FONDAMENTALE la regolarità e la
cadenza. Questo è un requisito che è sempre mancato: la sua violazione
produce clima da ultima spiaggia e lotte di potere spropositate
3) Avanzamento: ogni università ogni anno a seconda del proprio budget
è in grado di garantire la promozione a x docenti a fronte di y(y >x)
che vorrebbero la promozione. Si valutino i meritevoli e si scelgano
ricorrendo a un referaggio esterno (si fa così in USA per es.).
Forse ci sono problemi costituzionali, lo so.
Rimane aperta per la promozione il partecipare a concorsi esterni per
la fascia superiore (ma allora si cambia sede!).
Va promossa una rinnovata mobilità dei docenti e degli studenti!
4) Condivido un ridimensionamento del potere delle facoltà, Le facoltà
sono spesso troppo eterogenee e troppo grosse per poter ospitare una
serena e approfondita valutazione scientifica, mentre si prestano
molto bene a fare scelte su basi politiche (scontro fra gruppi,
compromessi, etc.). Non mi illudo ovviamente; ogni scelta collettiva
sarà sempre un po' il frutto di mosse e criteri "politici".
5) Criteri bibliometrici specifici. IF e simili sono davvero difficile
a usare in SH, ma mi pare di capiere anche in settori SN (v. file che
mi arriva dall'Associazione Italiana di Logica e Applicazioni e da un
suo membro, G.Longo, che lavora in Francia all'ENS).
6) I raggruppamenti disciplinari: in campo SH, nel mio specifico, sono
assai discutibili e non sempre fondati da coerenza disciplinare. La
vaghezza rende possibili i salti da un settore all'altro con una certa
facilità, magari con fini non sempre nobili.
Cordialmente,
Andrea Cantini
Dipartimento di Filosofia
Università di Firenze