Premetto che non è facile stare dietro alla gran quantità di
messaggi, che sono l'indice di quanto ci sia necessità di discutere e
di non delegare tutto a coloro che devono fare le leggi.
Non potrò essere presente alla prossima riunione ma credo che quello
che sia importante è stabilire una scaletta di temi, breve, sintetica
e incisiva.
- la questione dei tagli. Volenti o nolenti è all'origine della
questione. Su questo bisogna essere molto netti e precisi.
Alla spesa universitaria concorrono molte voci, oltre gli stipendi:
- la proliferazione delle sedi che hanno attuato tutti
indistintamente. Io partecipo sia ad una facoltà scientifica,
matematica, che ad una professionalizzante, architettura. Ad
Architettura uno dei grandi ideali è proliferare le sedi, salvo a
chiuderle in brevissimo tempo se non si trovano altri fondi. E così
in tante altre facoltà. Io credo che ci voglia una valutazione
nazionale per tutti i settori in cui un autorevole comitato (certo da
decidere chi, come e perchè) individui le sedi universitarie che non
hanno alcun senso. Chiedendo l'immediato blocco di qualsiasi altra
sede universitaria, sino a d avvenuta valutazione.
- la proliferazioni di corsi di laurea, che è stata attuata in modo
molto più accentuato in facoltà che non sono scientifiche. Almeno
questa è la mia esperienza. E' vero che con l'ultima legge che cose
dovrebbero in parte rientrare per mancanze dei requisiti minimi.
Anche in questo caso una seria valutazione che dovrebbe avvenire a
livello anche delle singole università deve portare alla chiusura di
tutti i corsi di aurea che hanno corsi simili nelle stesse sedi, do
tutti i corsi di laurea che semplicemente non hanno senso, o che
hanno un numero di studenti molto ridotto.
- la proliferazione di corsi, che deve essere trattata nello stesso
modo. Una ovvia conseguenza di questo fatto è che ci sono facoltà
intere che vanno avanti solo con docenti, diciamo così, che ricevono
uno stipendio annuo di 200 euro, annuo. Certo questo problema
riguarda solo in minima parte le facoltà scientifiche.
- Ovviamente tutto questo è successo perché gli organi accademici non
hanno mai messo un freno a questo tipo di comportamento. Per non
parlare dei politici. Questo è dovuto anche al fatto che
all'università ci sono coloro che si occupano della ricerca e
dell'insegnamento, quelli il cui scopo principale è la gestione del
potere. Ed è anche colpa di coloro che reputano un disonore occuparsi
delle questioni legate alla gestione universitaria che le cose poi
vanno in un certo modo. Questo dibattito credo sia un segnale in
questa direzione.
Io credo che per essere credibili su questo bisogna essere molto
chiari. Chiedere una verifica immediata il più possibile seria a
livello locale e nazionale in tempi molto brevi (un anno?) e bloccare
tutte le iniziative in questo senso nel frattempo. Un segnale forte e
preciso, io credo. E' chiaro che è l'università che deve darsi delle
regole, le comunità scientifiche, ma sarebbe bene, a maggior ragione
in un periodo di crisi, che tutto questo venisse fatto alla luce del
sole.
Altre cose da chiedere immediatamente, per dare un forte segnale:
- che nessuno possa restare nella stessa università per i primi due
anni. a tutti i livelli, se i concorsi restano nazionali.
- che nessuno possa avere cariche in una università, facoltà,
dipartimento in cui sono presenti familiari
- chiedere il ripristino immediato della mobilità universitaria, che
ci si possa spostare da una sede all'altra, da una facoltà all'altra,
da un dipartimento all'altro. ovviamente senza questo punto, i
precedenti non hanno molto senso.
- chiedere che siano resi noti (in molte facoltà non lo sono mai
stati) le opinioni degli studenti e dei docenti sui corsi. Che il
tutto sia reso pubblico in rete. Che si sappia di qualsiasi corso
quanti studenti, quanti esami, e le risposte a tutte le domande dei
questionari.
- abolizione da subito di tutti i fondi di ricerca che sono assegnati
a pioggia (facoltà e simili)
Ritengo che chiedere oggi la semplice abolizione dei concorsi avrebbe
l'effetto opposto. E' chiaro che le commissione delle comunità
scientifiche serie farebbero un ottimo lavoro ma le altre?
credo che sotteso a molti dei discorsi fatti ci sia la domanda di
fondo: vogliamo fare una università di sole facoltà scientifiche sane
in cui si fa ricerca, in cui si valuta? E gli altri se ne vadano per
conto loro dato che creano disturbo da questo punto di vista? Questo
è un punto che va chiarito. tenendo anche presente che, faccio il mio
esempio, in 10 anni nella facoltà non scientifica in cui ho la
cattedra ho chiamato (ero l'unico ordinario) solo di matematica 6
professore associati, un ordinario, un ricercatore. Vogliamo che in
queste facoltà le regole siano diverse? Facoltà dove molte spesso non
si leggono i curriculum dei candidati perché suona come una specie di
offesa per i candidati stessi? Ma come li conoscono tutti!
Altra cosa da chiedere subito è che su questi punti tutti i rettori
tengano una relazione pubblica in brevissimo tempo, immettendo tutti
i documenti in rete a disposizione di tutti.
Credo che una maggiore partecipazione ed una maggiore richiesta di
trasparenza e di democrazia (ma a molti va benissimo così) sia una
cosa essenziale.
Ci sono obiettivi che posso essere utili nell'immediato, altri che
sono di medio periodo. Come per esempio riprendere la questione
della abolizione della facoltà che doveva essere fatta anni fa e che
è sparita dall'orizzonte.
Per i media poche frasi e pochi punti, altrimenti non capiscono.
basta guardare i commenti dei politici: non più di 10 parole. Ma
coinvolgere sulla discussione sul futuro delle università il maggior
numero di studenti e docenti, possibilmente by passando le autorità
accademiche in grande parte responsabili della situazione. media e
politica non capiscono una prospettiva per i prossimi 10 anni.
Bisogna farlo senza che se ne accorgano.
Michele Emmer