Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno richiesto posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che non so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto circolare come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi abbiamo un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo al corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come numero di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris