Cara Laura, caro Marco, le vostre osservazioni sulle 60 dimissioni mi sembrano molto giuste. Però, come pensionato ormai ottantenne credo di poter giudicare la situazione "dal di fuori", e penso che 60 oppure 600 sia la stessa cosa. Voglio dire, che per me è un fatto molto importante che ci siano persone attive nell'Università, che assumono una posizione di dissenso e protesta, in una forma civile ma ferma. Il numero, secondo me, non è essenziale: teniamo presente che le idee forti sono state sempre generate da piccole minoranze. Così è stato quando negli anni '30 alcuni, pochi, professori universitari hanno rifiutato di aderire al fascismo: erano una decina o poco più, ma è stato un esempio forte. Nei processi biologici, poche cellule di lieviti possono avviare la trasformazione di tutto il sistema. Io mi sento molto grato ai 60 colleghi. Da loro viene una prova che anche nell'Università esistono anticorpi. Cerchiamo invece di pensare, se anche gli universitari in pensione possano fare qualcosa.
Sandro Pignatti emerito di ecologia Roma - Sapienza
Il giorno 09 ottobre 2010 20:29, Marco Vianello marcov@math.unipd.it ha scritto:
cara Laura,
sono d'accordo, 60 dimissioni sono pochissime, fossero 600 si potrebbe cominciare a discutere ...
di fronte a tutto quello che sta accadendo, una delle cui conseguenze, non l'unica ma probabilmente la peggiore, sara' che verra' bruciata e lasciata senza prospettive un'intera generazione di ricercatori precari, formati fra l'altro a spese della colletivita', con uno lungo e distruttivo stallo nel ricambio generazionale,
qualcuno in questa lista che e' pittosto ampia e variegata sa darmi una possibile spiegazione, un'interpretazione, del perche':
- la maggioranza dei professori, in particolare degli ordinari,
sta sostanzialmente alla finestra a guardare
- la (stragrande) maggioranza dei rettori e dei presidi, non solo e'
ignava, ma addirittura si comporta come se fosse consenziente
in particolare, quando si parla di dimissioni non ci sente quasi nessuno
forse e' la situazione locale che mi rende pessimista, ma per me questo e' un mondo alla rovescia, un mondo che non capisco piu'
dov'e' finita l'Universitas? esiste ancora, in Italia, l'Universitas?
Marco Vianello associato di analisi numerica Universita' di Padova
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