Cari colleghi,
Spiego perché non sono d'accordo con la proposta di Walter che, per convenienza, allego qui sotto:
Potremmo ad esempio chiedere che il governo predisponga un piano di investimenti per incentivare la ricerca in ambito industriale vincolati ad essere in parte destinati a progetti in joint venture universita'-industrie. Questo sarebbe un modo credibile di avviare un processo virtuoso di collaborazione tra universita' e mondo produttivo e prevedere a medio-lungo termine forme piu' strutturate di collaborazione, compresa la presenza in organi di gestione e controllo delle Universita'.
Credo che una presenza di rappresentanti dell'industria negli organi accademici che sia legata a precisi progetti di collaborazione Università-Industria sia potenzialmente dannosa.
L'Università è innanzitutto luogo di ricerca di base. Noi vogliamo che vivano e prosperino anche i grecisti.
Non vi è nulla di male nel ricevere finanziamenti (anche ingenti) da fonti private. Questi finanziamenti però è meglio che siano slegati da precisi progetti di collaborazione Università-Industria.
Secondo me la via maestra per i finanziamenti privati è quella delle donazioni con fortissimi incentivi fiscali, magari allungandone l'effetto negli anni e legando questi prolungamenti alla efficacia dei finanziamenti stessi.
Come conseguenza chi rappresenta questi finanziamenti non avrà a cuore un progetto specifico di collaborazione Università-Industria ma l'andamento generale dell' Università o del Dipartimento finanziato. Quello che preoccuperà un tale rappresentante sarà se i nostri grecisti sono migliori o peggiori di quelli di Gottinga o di Harvard, e non se i nostri ingegneri si occupano dei freni della Fiat Punto o dei vaccini della Glaxo, progetti questi che possono trovare finanziamenti mirati, ma che non devono implicare rappresentanza negli organi di governo.
Cordiali saluti,
Enrico Arbarello.