Cari colleghi,
mi associo all'indignazione di Claudio Procesi per gli esiti (ormai agli sgoccioli) di questa tormentata riforma. Nel 2004-2005, sono stato personalmente in prima linea insieme a tantissimi colleghi contro il tentativo della Moratti di introdurre forme di assunzione con contratti di diritto privato (3+3) prima dell'immissione in ruolo da associato o da ordinario. Era un attentato chiaro alle regole elementari della tenure track, della academic freedom, e così via.
Ora ci risiamo con la Gelmini. Anche questa volta la strategia è ancora una volta giustificata dalla logica del libero mercato introdotta anche nell'higher education, a tale riguardo vi invito caldamente a leggervi l'articolo Academic Bankruptcy sul New York Times http://www.nytimes.com/2010/08/15/opinion/15taylor.html. Quindi, su definanzia l'università pubblica, si liberano risorse per destinarle a centri di ricerca, università pseudo-private gestite dall'alto. Questo è già accaduto e sta accadendo sotto i nostri occhi. Guardate come si distribuiscono i fondi IIT all'esterno. E' un valzer di amicizie, occorre farsi accreditare da circoli di colleghi che is autodefiniscono l'eccellenza dell'accademia. Si sono per caso affidati a dei processi di peer review seri come accade per i progetti US NSF? Questi ultimi li conosco personalmente perchè ne sono coinvolto e vi giuro che, per ottenere finanziamenti anche cospicui, non ho chiesto il favore di amici!
Guardate cosa hanno combinato con il PRIN 2008. Gli esiti sono arrivati nel 2010, il progetto è stato nominalmente aperto a livello MIUR a marzo 2010 con chiusura a marzo 2012. La lattera di assegnazione del cofinanziamento è arrivata alla mia Università a giugno 2010 mentre il mio dipartimento ha ricevuto una lettera ufficiale qualche settimana fa dall'ufficio ricerca della Sapienza. I fondi tuttavia non sono stati ancora accreditati! E' serio tutto questo, è seria questa gestiione da parte del caro Ministero che vuole la meritocrazia, le università "virtuose" e che ha una burocrazia mastodontica per sovraintendere a queste cose? E che dire delle commissioni ministeriali che litigano per spartirsi le briciole passate dal MIUR e portano alle caldende greche le conclusioni delle valutazioni dei progetti di vario genere? L'ennesimo caso è relativo al programma rientro dei cervelli, per il quale le valutazioni erano previste a maggio-giugno. Ancora nulla, la partita non si concluderà facilmente perchè è scontro tra settori disciplinari e ad altissimi livelli.
Scusate la lunga digressione. Per tornare al tema centrale, si può pensare che un sistema possa funzionare in modo razionale prevedendo una immissione massiccia di persone in un ruolo (9000 posti da associato), e bloccando di fatto le progressioni di tutti gli altri per anni?
Come aveva detto Claudio Procesi qualche tempo fa, si inaugureranno lotte intestine, o si inaspriranno conflittualità già esistenti, dividendo i settori, le persone, facendo in ultima analisi perdere il senso di marcia. Lo sappiamo tutti che invece occorrerebbe uno scatto d'orgoglio collettivo della categoria dei professori e ricercatori per uscire da questo tunnel, la ricerca scienitfica richiede molta serietà, rigore, serenità interiore, ed un sano clima di competizione intellettuale. Cosa sarà di tutto questo?
Continuo ad evere fiducia nel fatto che preverrà il buon senso di tutti per porre dei rimedi alla deriva del sistema universitario pubblico, lucidamante programmata, come è accaduto in altri momenti storici.
Noi continueremo comunque le nostre mobilitazioni ad Ingegneria che si protrarranno per tutta la settimana entrante.
Walter Lacarbonara
Il giorno Oct 10, 2010, alle ore 10:27 AM, claudio procesi ha scritto:
cari colleghi, il problema di fondo è che in generale queste iniziative le fanno le organizzazioni sindacali.
Credo che ad esempio la Magistratura, che è fortemente sindacalizzata, si sia mossa subito per proteggere i propri interessi.
Noi professori universitari, per una lunga storia e tradizione, abbiamo sempre avuto la idea di essere degli individui totalmente autonomi che ci gestiamo il nostro tempo, i nostri corsi, i nostri esami un po come ci pare, con tutte le storture che questo comporta.
In compenso quindi non esistiamo come categorie politiche se non come piccoli o grossi gruppi di potere accademico.
Un tempo questo era compensato da una forte presenza di professori universitari in parlamento.
Non è un caso che la cosa che preoccupa di piu molti colleghi è un consiglio di amministrazione che possa in qualche modo controllarci.
Nella nostra iniziativa avevamo cercato di individuare anche alcune di queste storture corporative ma la realtà è che è difficile che una corporazione si autoriformi e quindi saremo riformati dall'esterno.
Questo con tutti i difetti che una tale operazione potrà comportare.
Ora a me sembra che il ddl Gelimini non sia questa grande rivoluzione, razionalizza alcune cose e ne complica delle altre. Il vero punto interrogativo è sulle risorse e quindi sulla dinamica futura delle carriere, del passaggio dei ricercatori ad associati, dei nuovi posti, del diritto allo studio insomma della quota del PIL dedicata alla Università e ricerca.
Quindi è proprio sulle strategie a medio e lungo termine che si gioca la partita, su quali risorse metterà in campo il governo su quale debba essere la situazione a regime etc.. Temo però che, ad una classe politica che vive alla giornata fra risse e dossier o tutta presa a fare cassa, sia difficile chiedere una visione di lungo termine.
Purtroppo qui si vede tutta la inadeguatezza del mondo accademico, a cominciare dai rettori e dai presidi che si accontentano di un piatto di lenticchie pur di far funzionare la baracca senza porsi il problema del domani.
Il quale domani potrebbe essere molto traumatico se resteranno migliaia di ricercatori bloccati in una classe ad esaurimento e moltissimi giovani altamente qualificati senza alcuna prospettiva e se si blocca l'ascensore sociale come sta drammaticamente succedendo.
claudio
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