caro Tirassa io sono completamente d'accordo con te, la mia divisione NON voleva dire NULLA di concreto e si riferiva solo a possibili differenze metodologiche assai generali, comunque era la parte irrilevante del discorso. Alcuni colleghi pensavano che gli scienziati volessero imporre qualcosa di particolare mah!!. In realta` io mi ero ritagliato un ruolo di "catalizzatore" e speravo che questo ruolo finisse il 13.
Purtroppo ieri non c'era quasi nessuno che non fosse di scienze inoltre devo dire francamente che se il livello di disponibilita` a trasformare le idee in qualcosa di operativo e` quello di ieri non sono affatto ottimista. Alla fine di una riunione inconcludente alcuni volevano uscire con un DOCUMENTO, il che era privo di senso comune. Per non dichiarare fallita l'intera cosa ho pensato di passare ai TEMPI SUPPLEMENTARI, dopo pero` ritengo il mio ruolo esaurito e partecipero` se la cosa continua come ogni altro collega. Vi ho quindi mandato il documento grezzo che era uscito un po dalla discussione on-line. A questo punto le proposte come la TUA sono proprio quello che mi aspetto, bisogna trasformare una cosa GREZZA in una un po piu sensata.
Io pensavo che questo potesse farsi in modo diverso ma mi sbagliavo e cerco se possibile di imparare rapidamente dagli errori. Per me possiamo aggiungere totalmente le tue tre cose (tranne ovviamente le considerazioni sulla valutazione a psicologia che se mai vanno in un qualche documento di analisi e non di proposta):
tenere le aree attuali abolendo i raggruppamenti concorsuali o settori scientifico-disciplinari (naturalmente restano dei problemi perche' nella scienza di oggi per lo meno chimica, biologia e medicina devono parlarsi strettamente ed interagire con la fisica e la matematica, ingegneria).
sull abolizione del titolo per me mettiamola, probabilmente e` solo una dichiarazione di principio.
Il punto 5, deve pero` essere chiaro che i contratti sono solo ad altissimo livello, conoscendo la feccia del mondo accademico italiano il rischio e` che invece vengano usati per fornire mano d'opera sottopagata e ricattabile.
vorrei aggiungere che io sono del tutto ignorante del funzionamento dell'universita` italiana, l'ultimo incarico istituzionale che ho tenuto e` stato come coordinatore del primo ciclo del dottorato di ricerca. ora siamo al 24 esimo mi pare.
Da quella esperienza ho imparato che e` vietato in Italia pensare con il proprio cervello, almeno quando si fa qualcosa di ufficiale. Come conseguenza ho ritenuto che il modo migliore di ripagare i miei connazionali che mi pagano un buon stipendio e aa cui non voglio rubare un euro fosse fare matematica di cui ai politici e forse anche agli accademici non interessa nulla.
La fine della tua lettera e` sconfortante ma credo fotografi la situazione, siamo in un momento pericolosissimo perche' c'e` un vuoto nel controdestra che sara` rapidamente riempito dagli opportunisti. Questi sono i momenti in cui i fascisti diventano comunisti o i comunisti diventano fascisti, poi INSIEME vanno a farsi benedire (purtroppo in senso tecnico). Il fatto che Cingolani direttore dell IIT fosse anche uno dei saggi della Gelmini dice che in Italia la nozione di conflitto di interesse e` proprio una idea aliena.
Finisco con una domandina che mi piacerebbe fare a Tremonti e Brunetta:
DOMANDA; In una gara automobilistica fra me e Schumaker chi pensate che vinca?
qui ci vorrebbe una lunga pausa, immaginatevela.
RISPOSTA se pensate che la risposta sia Schumaker vi SBAGLIATE, infatti io intendo dare a Schumaker la mia vecchia 500 che a 80 km all'ora cominciava a vibrare, io mi accontento della mia peugueot 308 che a 160 all'ora ci arriva comodamente.
claudio
On Dec 14, 2008, at 12:02 AM, Maurizio Tirassa wrote:
At 22:13 +0100 13.12.2008, claudio procesi wrote:
...
I criteri di valutazione dipendono dai macrosettori come Scienze, Ingegneria, Medicina, Legge, Discipline Umanistiche.
Allora tanto vale tenere le aree attuali, almeno c'è già un minimo di articolazione e non bisogna reinventarsi anche questa parte di lavoro:
Area 01 - Scienze matematiche e informatiche Area 02 - Scienze fisiche Area 03 - Scienze chimiche Area 04 - Scienze della terra Area 05 - Scienze biologiche Area 06 - Scienze mediche Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie Area 08 - Ingegneria civile e Architettura Area 09 - Ingegneria industriale e dell'informazione Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico- artistiche Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche Area 12 - Scienze giuridiche Area 13 - Scienze economiche e statistiche Area 14 - Scienze politiche e sociali
Magari abolendo o cambiando drasticamente la divisione in settori scientifico-disciplinari.
Valutazione:
La psicologia (parte dell'area 11) va da quelli che trovano totalmente ovvio pubblicare su riviste internazionali, referate etc. fino a quelli che trovano altrettanto ovvio lavorare essenzialmente a livello di rapporti con "il territorio" (ASL, ospedali etc.).
Noi come facoltà e dipartimento (nel nostro caso le due strutture hanno larghissime sovrapposizioni come persone afferenti), dopo lunghe e complicate discussioni, ci siamo dati un insieme di criteri condivisi sia per l'assegnazione interna dei fondi collettivi (tipo gli ex-60% o le quote dipartimentali per il cofinanziamento dei Prin/Cofin) sia per una valutazione preliminare dei curricula disponibili (es. per deliberare sull'assegnazione ai vari SSD dei posti di nuovo reclutamento o di slittamento). Non è stato facile e la soluzione non ha realmente soddisfatto nessuno, ma tutto sommato è un compromesso ragionevole e abbastanza efficace ed efficiente. I criteri si stanno estendendo "verso il basso", es. per l'assegnazione di assegni di ricerca et similia.
Si tratta di criteri orientativi, non di muri e paletti. Il fatto è che nessun criterio formale può funzionare, men che meno in situazioni complesse come la nostra. Complessità che poi c'è un po' dappertutto: condiviso che un accademico si muove in tre aree (ricerca, didattica e management), come tenere insieme i risultati di ciascuno su ciascuna area? Ognuno di noi ha un proprio profilo e, fatto salvo un minimo decoroso su ciascuna delle tre aree, solo la struttura interessata sa di quale profilo abbia maggior bisogno in ciascuna situazione e in ciascun momento.
Infatti i criteri dei quali parlavo sopra riguardano solo la ricerca, mentre su didattica e management ci si affida alla semantica: sappiamo benissimo chi sappia meglio o peggio fare management e gli studenti (che, con ovvia cautela, ascoltiamo) hanno chiaro chi sappia meglio o peggio insegnare.
Il sugo è: affidarsi a referee che facciano le pulci all'attività delle strutture e magari anche delle persone, non a criteri presuntivamente oggettivi e basati esclusivamente sulla sintassi. Come farlo in una nazione che funziona esclusivamente con criteri formali, ricorsi al TAR e così via?
chiaramente se si toglie uno dei tre pilastri l'edificio crolla.
Direi che se ne dovrebbero aggiungere almeno altri due:
(4) Abolizione del valore legale del titolo di studio, in modo da permettere una reale differenziazione tra strutture che funzionano meglio e peggio; in alternativa, la "competizione" rimane affidata al Ministero. Ricordiamoci che al momento pare che l'ente di ricerca di gran lunga migliore d'Italia sia l'IIT.
(5) Un sistema di (a) contratti per gli accademici e (b) finanziamento/erogazione di servizi agli studenti che permetta ai "capaci e meritevoli" di andare a lavorare o studiare nelle università migliori.
Dopodiché, se finalmente si permette al "mercato" di differenziare tra atenei buoni e atenei meno buoni, e agli atenei di competere per la qualità, non solo si ottiene un miglioramento della qualità media, ma non c'è più bisogno di tante valutazioni formali. Ma avete visto che nel DL in voto al Parlamento è previsto che si dimezzino gli scatti biennali a chi nell'intervallo di tempo non ha pubblicato? OK, direte, finalmente un po' di "meritocrazia". No, perché il diavolo è nei dettagli: chi decide cosa vale per "pubblicazione" ai fini della pienezza dello scatto biennale? Il Ministero, annualmente, con apposito decreto-legge! E rieccoci all'IIT, e rieccoci alla vanificazione di tutta questa nostra discussione.
Qualunque tipo di criterio formale deve essere abolito; salvo, forse (forse), un insieme di criteri minimi per l'idoneità. Se vogliamo liberalizzare, allora liberalizziamo davvero.
- Maurizio Tirassa
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