On Mon, Dec 8, 2008 at 10:15 PM, claudio procesi procesi@mat.uniroma1.it wrote:
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portare e quindi avrei potuto operare in modo super-partes. Di fatto poi questo meccanismo non funziona per almeno due ragioni, una che per molti la tentazione di passare un proprio allievo alla fine prevale, anche perche' magari l'allievo non e` male e l'allievo stesso potrebbe dire: ma io sono proprio peggio degli altri?
Ma la seconda e` anche meno evidente, dopo un po l'interesse di darsi da fare per commissioni, in Dipartimenti lontani in cui uno non ha alcun interesse, diminuisce fortemente. Se mi scrivono a proposito di
Questi due punti, ma anche molti altri che tralascio, mostrano con buona evidenza che il sistema dei concorsi in Italia non funziona anche e forse soprattutto per mancanza di corretti incentivi. Quale e' l'incentivo a impegnarsi in commissione per scegliere il candidato migliore rispetto al candidato desiderato dalla sede locale, che avesse meno titoli? Non c'e. Anzi, prevale l'incentivo opposto.. A Pisa quando e' venuto Modica alcuni mesi fa c'e' stato un docente che ha affermato pubblicamente di essersi pentito per aver imposto di scegliere il candidato migliore in base ai titoli e le prove nelle commissioni di cui ha fatto parte, primo perche' si e' fatto solo nemici, e secondo perche' a volte il candidato migliore come tittoli era forse meno adatto di quello voluto localmente.
Un sistema corretto di incentivi dovrebbe prevedere innanzitutto che ci sia una competizione vera tra dipartimenti e sedi universitarie, quindi con valutazioni e conseguenze su fondi di ricerca e anche stipendi, e che quindi sia interesse di ogni dipartimento scegliere i migliori. Negli USA gli incentivi a scegliere i migliori sono amplificati anche dal sistema di finanziamento, che prevede un minimo "garantito" di livello molto basso per tutti, poi praticamente ogni docente fino agli assistant professor deve competere per i fondi dalle agenzie governative, in seguito un "overhead" dell'ordine del 20% dei fondi di ricerca assegnati ad ogni docente va ad incrementare il bilancio del dipartimento di appartenenza. Questo provvede incentivi a scegliere colleghi validi e capaci di portare fondi di ricerca. Nel sistema USA e' chiaro che sono i singoli dipartimenti ad avere l'incentivo a scegliere i migliori, quindi non ci sono concorsi nazionali ne' commissioni con prevalenza di membri esterni eletti dalle altre universita' concorrenti.
Tra parentesi, parlo degli USA non perche' debba essere per forza il modello di riferimento, probabilmente e' troppo alieno per la nostra mentalita', ne' parlo ma perche' e' il modello almeno per me piu' conosciuto anche perche' piu' trasparente e piu' logico di altri magari piu' vicini e probabilmente piu' proponibili. Per fare un esempio, non e' necessario che ci siano differenze grandissime di fondi e di stipendi, e' pero' indispensabile che ci sia almeno un minimo livello di corrispondenza tra risultati e fondi di ricerca e remunerazione: quando il livello tende a zero ogni incentivo svanisce, e prevalgono incentivi sbagliati e perversi come al limite portare la propria famiglia nel corridoio del proprio dipartimento.
Gli incentivi presenti in altri sistemi universitari vengono a mancare quando gli stipendi avanzano solo per anzianita' e senza alcuna valutazione seria dei risultati, e quando solo una piccola parte dei fondi di ricerca vengono assegnati su valutazione piuttosto che di fatto spartiti in base a rapporti di forza numerici. Nel sistema italiano c'e' un forte incentivo per ogni docente a scegliere il proprio allievo e collaboratorie, perche' in assenza di ogni valutazione seria a posteriori prevale l'importanza del vincolo "feudale" di fedelta' cooptativa, e per quanto riguarda i membri esterni delle commissioni prevale l'incentivo a fare un favore al membro locale per acquistare il credito per un favore futuro. L'unico limite rimane la coscienza individuale e la pressione sociale, ma almeno in Italia questi elementi ideali non sono sufficienti a contrastare un sistema di incentivi assente o distorto.
Cordialmente, -- Alberto Lusiani