leggero` i vostri commenti e ci penso un poi sopra intanto vi mando questa
cari colleghi, mi piacerebbe sentire qualche opinione su una questione che mi sta facendo riflettere a lungo. Si tratta della composizione a "piramide" o a "cilindro" della docenza che, al di la delle forme geometriche implica la domanda se abbia senso che un docente universitario, salvo casi eccezionali, finisca la sua carriera come associato o come ricercatore.
La domanda me la sono posta avendo scoperto che qui, in California, o quantomeno nelle due universita` in cui ho discusso la cosa: San Diego e Berkeley, praticamente tutti i professori sono "full professors".
Gli assistants sono pochi e corrispondono alle famose tenure tracks e gli associate pochissimi, mi pare a Berkeley addirittura nessuno.
Naturalmente qui non c'e` il "docente unico" di infausta memoria perche' poi i vari full professors hanno contratti diversi sia per quanto riguarda gli stipendi che per i carichi didattici.
Sappiamo bene che difficilmente si puo` trasporre in Italia questo modello ma comunque la cosa mi ha fatto riflettere parecchio anche se non sono arrivato ad alcuna conclusione.
Vorrei poi aggiungere un altra piccola informazione, di questi tempi stanno facendo il reclutamento di nuovi professori, bene: sia a San Diego che a Berkeley hanno domande da parte di "coppie" marito e moglie (matematici in questo caso), infatti a Berkeley hanno solo due coppie fra cui scegliere e in realta` le vorrebbero entrambe.
Per loro la cosa e` del tutto pacifica (anche se ovviamente richiedono standards ad entrambi i membri della coppia), di nuovo la struttura privatistica gli permette un approccio pragmatico e non ideologico al problema. saluti claudio