In realtà il direttore scientifico di Telethon ha ragione: la ricerca di base spetta principalmente allo stato, dovrebbe essere un suo dovere primario. Le agenzie private (o charities) come Telethon sono legate da un mandato abbastanza preciso dei donatori. Di fatto poi la commissione scientifica di Telethon interpreta in modo abbastanza elastico questo mandato, almeno lo faceva quando ero membro della commissione diversi anni fa, e tende a premiare il merito scientifico anche se il legame con la malattia è tenue. Ancora oggi, come allora, la commissione è costituita quasi tutta di stranieri (v. http://www.telethon.it/ricerca-progetti/commissione-medico-scientifica), e nei bandi Telethon i due criteri su cui sono valutati i progetti, “scientific merit” e “proximity to cure” hanno un peso relativo rispettivamente del 90% e 10% (http://www.telethon.it/ricerca-progetti/ricercatori/bandi). Naturalmente al momento dello show televisivo emerge quasi solo la cura, per raccogliere più fondi. Sono d’accordo che è triste che in Italia si parli di ricerca a livello del pubblico solo in questo modo, oltretutto la gente finisce per credere che per far ricerca bisogna fare collette, perché non è cosa che spetta allo stato.
Negli USA la ricerca di base in campo biomedico la fa l’NIH, le charities hanno in genere un’orientamento di ricerca applicata, con qualche eccezione importante come l’Howard Hughes Medical Institute, un’istituzione privata che identifica ricercatori meritevoli (da premi Nobel a giovani promettenti) e li finanzia lasciandoli lavorare liberamente su quel che vogliono. People, not projects! Christian De Duve, premio Nobel scopritore dei lisosomi, ha descritto molto bene come la sua scoperta dei lisosomi è venuta in modo imprevisto da ricerche orientate in tutt’altro campo (insulina-diabete). Vi riporto un passo da un articolo (J Biol Chem 279:21679, 2004) in cui De Duve dà questi tre consigli, due ai giovani che entrano nella ricerca e il terzo a chi la finanzia:
First, choose your mentors well …………………………….. Second, keep your eyes open for the odd or unexpected and never dismiss it simply because it does not fit within your program. If chance offers you a clue, follow the trail. You may not discover what you were looking for, but what you discover may be more interesting than what you were looking for. In retrospect, I find that my greatest luck came from the unforeseen: insulin that wasn’t and mitochondria that weren’t. My last recommendation is for the powers that be. Fund the investigator, not the investigation. Do please remember, I beseech you, this self-evident yet rarely recognized truth that science, at least its spearhead called basic research, explores the unknown and is therefore unable, by definition, to predict how useful or profitable its discoveries will be. Rather than demanding assurances on this account that cannot possibly be honestly provided, put your trust in the investigator’s skill, instinct, curiosity, and motivation. This will produce the best research contributing best to the advancement of knowledge, the true aim of science. Whether useful or profitable applications arise from new knowledge will be revealed only after the fact.
Stefano Schiaffino
Il 19 dicembre 2010 23:16, P. Dimitri liviapat@inwind.it ha scritto:
Non conosco da vicino le modalità di assegnazione dei finanziamenti da parte di Telethon. Sono comunque certo che la risposta data dalla segretaria di Telethon sia sbagliata e non credo che sia condivisa dai ricercatori che si occupano di Telethon.(Non credo che sia opportuno fare questo tipo di domande ad una segretaria).
Mi correggo, non si trattava di una semplice "segretaria", ma di Francesca Pasinelli, direttrice scientifica della Fondazione Telethon, ecco perché la sua risposta a mio parere era abbastanza grave.
D'altra parte sia AIRC che Telethon hanno segnato una via che in Italia era sconosciuta e cioè quello della premiazione del merito scientifico, cosa pressocchè sconosciuta prima che queste due associazioni esistessero in Italia. Per il resto sono totalmente d'accordo sulla necessità di propagandare a tutti i livelli l'importanza della ricerca di base dalla quale possono scaturire ricerche di portata straordinaria, come quelle sull'RNA interference. Giancarlo Vecchio
Vorrei lanciare una provocazione, quante malattie genetiche sono state curate dopo un ventennio di Telethon?? Con questo non dico che telethon sia inutile, ma queste fondazioni per prime dovrebbero parlare chiaro a tutti i loro finanziatori, alla gente, alle famiglie che "sperano" e decidere una volta per tutte di indire bandi dedicati anche alla ricerca di base non finalizzata a malattie.
Saluti
c
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