On Dec 16, 2008, at 8:47 PM, claudio procesi wrote:
caro Carlo sono spariti i miei due allegati, uno erano auguri di Natale! li metto nel BLOG mi sa che la mailing list non li prende?
te li rimando e vedi se lo puoi mandare dal tuo sito di amministratore. metto il documento direttamente dentro all-e-mail
L'università è malata e la ricerca langue, suona continuamente l'allarme. Negli ultimi 50 anni vi è stata una unica riforma organica dell'Università, quella di Ruberti, che aveva fatto ricerca ai massimi livelli. Il miglior ministro della ricerca scientifica che abbiamo avuto, travolto dalla crisi del partito socialista.
La riforma del 3+2 è stato un intervento su un aspetto importante ma parziale, mentre le varie leggine che si sono sovrapposte negli anni passati hanno quasi sempre peggiorato la situazione, introducendo idee cervellotiche, dettate da dilettantismo o da interessi corporativi. Perché ora? Perché solo quando si comincia a toccare il fondo vi sono opportunità per gli spiriti liberi di farsi sentire. Stiamo uscendo dai dipartimenti, dalle biblioteche, dai laboratori per bussare alla porta della Politica, non con il cappello in mano o per chiedere posizioni di potere o prebende ma per svegliarla e cercare di far capire, a tutti, che la cultura e la scienza sono dei pilastri fondanti di un Paese. Senza il contributo specifico delle teste pensanti l'Italia non ha futuro, non ha gli strumenti per affrontare le sfide enormi che abbiamo di fronte:
Il "perfect storm" della economia e finanza che politici ed economisti non hanno visto arrivare, gli enormi problemi della globalizzazione, dei cambiamenti climatici, della crisi energetica che vengono affrontati guardando sempre troppo da vicino come gli struzzi. Pensare di affrontarli con il solo ottimismo della volontà o con i battibecchi da cortile della politica da telegiornale è una pura illusione e ci porterà semplicemente al declino. Il ruolo della scienza e della università in un paese sviluppato non è minore di quello della politica o della produzione industriale, non siamo degli strumenti utilizzabili a richiesta ma dei pilastri per costruire il futuro. Purtroppo la tradizione Italiana è quella del rapporto fra gruppetti di potere accademico e potere politico, anche a fin di bene per carità, ma non è questo che ci interessa. Crediamo, anzi siamo obbligati a credere, che in tutti gli schieramenti politici, di governo ed opposizione ci sono persone che capiscono perfettamente queste cose, a loro offriamo un patto di collaborazione senza chiedere nulla in cambio, solo di non sprecare l'enorme patrimonio di intelligenza che esiste in questo paese. Prendano come modello l'uomo più potente del mondo che ha dato un incarico politico difficilissimo, che guarda lontano nel futuro, ad un premio Nobel per la Fisica. Non si affidino a CRUI e CUN che non ci rappresentano, si rivolgano direttamente a chi ha dato contributi alla scienza, non è poi tanto difficile identificarli, basta volerlo. Per non venire a mani vuote offriamo un documento, una guida per quei cambiamenti che sono dovuti da tempo e che, se fatti 50 anni fa avrebbero prodotto un paese molto migliore.
TRASFORMIAMO L'UNIVERSITÀ!
Le nostra idea di Università è incardinata su tre principii: valutazione, competizione, cooptazione.
In dettaglio 10 punti: (1) Abolizione del valore legale del titolo di studio, in modo da permettere una reale differenziazione tra strutture che funzionano meglio e peggio
Questo è particolarmente importante se iniziano a proliferare pseudo università tipo CEPU.
(2) Abolire i concorsi e i raggruppamenti concorsuali, introducendo eventualmente una previa idoneità nazionale. Disgiungere le procedure di chiamate esterne da quelle per l'avanzamento di carriera.
(3) Abolire il lavoro precario sottopagato. Questo vuol dire ad esempio che non si devono dare supplenze per tappare i buchi della didattica.
(4) Imperniare la struttura sui Dipartimenti. Abolire le facoltà
(5) Trasformare i ricercatori in docenti
(6) La valutazione deve influire sui fondi (dei Dipartimenti, Laboratori, Dottorati) per almeno il 30%
(7) La valutazione deve influire sullo stipendio in modo sensibile anche, in casi speciali, sopra il 30%
(8) I criteri di valutazione dipendono dai macrosettori. Il metodo è fondato sulla "peer review" da parte di persone esterne e di chiaro livello scientifico, con un sostanzioso contributo di colleghi stranieri qualificati.
Provvisoriamente possiamo partire da quelli esistenti
Area 01 - Scienze matematiche e informatiche (secondo me questo e` l'unico caso in cui andrebbero divisi) Area 02 - Scienze fisiche Area 03 - Scienze chimiche Area 04 - Scienze della terra Area 05 - Scienze biologiche Area 06 - Scienze mediche Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie Area 08 - Ingegneria civile e Architettura Area 09 - Ingegneria industriale e dell'informazione Area 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico- artistiche Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche Area 12 - Scienze giuridiche Area 13 - Scienze economiche e statistiche Area 14 - Scienze politiche e sociali
Abolendo la divisione in settori scientifico-disciplinari.
È comunque necessario incoraggiare in tutti i modi quegli scambi interdisciplinari che sono il prodotto della evoluzione della Scienza.
(9) La valutazione deve essere in primis per sistemi aggregati come i Dipartimenti ma poi fino al livello individuale.
(10) Devono sparire i professori fantasma che fanno pochissima didattica poca amministrazione e niente ricerca.
offriamo varie soluzioni:
A) I dipartimenti possono offrire contratti diversi con diversi carichi didattici in base alle valutazioni dei docenti e ricercatori.
B) Possibilità di fare una scelta volontaria e reversibile fra carriera didattica e scientifica per i colleghi che smettono di fare ricerca e non vogliono quindi essere sottoposti ad una stringente valutazione di attività scientifica.
B) a) le università assumono tutti i docenti con un contratto simile a quello degli USA, tipicamente 5 corsi di 30 ore divisi in tre quadrimestri.
b) la ricerca viene finanziata mediante grants individuali, o per progetti specifici sperimentali. Questi grants permettano, tra le altre cose, di ridurre il proprio carico didattico a fronte di una documentata attività di ricerca.
Questi grant dovrebbero avere una durata limitata (dai due ai cinque anni) e l'assegnazione dovrebbe essere basata sulla valutazione di un progetto di ricerca e del cv da parte di peer reviewers internazionali. I fondi dovrebbero permettere di finanziare almeno il 20% dei docenti.
- Così chi fa ricerca ad un livello altissimo avrebbe sempre un carico
didattico limitato, mentre chi la fa ad un livello medio-alto passerebbe da un regime all'altro piu' volte nel corso della propria carriera.
Una ulteriore opzione in entrambi i casi potrebbe essere di selezionare solo un numero limitato di Università di Ricerca e lasciare alle altre un ruolo più professionalizzante. +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Vi sono due punti essenziali che volutamente non affrontiamo. Didattica e Governance.
Gli studenti, per noi è talmente evidente che sono al centro della nostra attività che ci pare superfluo ribatterlo. Per quanto riguarda la didattica usciamo da vari anni in cui abbiamo lavorato duramente e anche facendo errori per adeguarci al 3+2. Continuiamo a razionalizzare il sistema, in particolare per quanto riguarda gli esami e il numero chiuso. Il problema più importante sono i servizi, le tasse e le borse di studio o prestiti d'onore: i servizi e le case studentesche si fanno con i soldi, insieme a comuni regioni etc. e il discorso delle tasse non spetta a noi, si lega immediatamente con quello della governance.
La governance, è un problema da affrontare perchè l'autonomia come è stata configurata è un disastro. Crea clientele interne e poco controllo, si somma ad altri difetti strutturali generando rettori a volte di bassissimo profilo ma grandi intrallazzatori. Non siamo noi quelli che possono affrontarlo, è un lavoro che spetta ad altri. Negli stati Uniti ci sono i Regents che si occupano di questo e non sono professori universitari. Quindi qui c'è proprio un problema di separazione di poteri.
Infine la proliferazione di Università minime è colpa dei politici e la risolvano loro insieme ai loro referenti accademici, noi le abbiamo inutilmente ostacolate.
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Valutazione: vuol dire valutare preventivamente progetti, laboratori, dottorati in fase di finanziamento e poi successivamente in fase di rendiconto. Insomma controllo dei risultati invece di una ragnatela di regole burocratiche inefficaci e dannose. Per essere sensata questa valutazione deve però confrontare le condizioni di partenza nel caso di progetti che richiedano notevoli finanziamenti, altrimenti si favoriscono solo le isituzioni già molto forti e le altre non hanno alcuna opportunità.
Competizione: vuol dire finanziare solo quei laboratori, dottorati che hanno un profilo di eccellenza senza disperdere in mille rivoli le limitate risorse. Vuol dire utilizzare quelle risorse esistenti che ora sono sprecate. Vuol dire anche premiare i migliori con incentivi economici e permettere alle varie sedi di fare offerte competitive per attrarre i migliori ricercatori e docenti.
Cooptazione: vuol dire togliere tutte le pastoie burocratiche dai meccanismi di reclutamento e progressione di carriera lasciando la piena responsabilità ai dipartimenti o ai laboratori. Disgiungere le funzioni scientifiche da quelle amministrative.
Vi è però una parte che SPETTA ALLA POLITICA.
Dobbiamo assolutamente sapere se la ricerca scientifica è un obiettivo prioritario dei governi e del parlamento. Vi è una sola risposta seria a questa domanda, allineare la percentuale del PIL dedicato alla ricerca a quella dei paesi virtuosi.
In assenza di questa risposta abbiamo il dovere morale di informare i nostri giovani che la ricerca in Italia non è una priorità e che quindi si regolino di conseguenza nelle loro scelte. Di fatto i giovani migliori lo capiscono da soli rapidamente come dimostra l'alto numero di nostri dottorati che si trasferiscono all'estero contro un numero quasi nullo di ricercatori che vengono da fuori in Italia.
post scriptum: chiaramente se si toglie uno dei tre pilastri l'edificio crolla.
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/