Tutto il mio appoggio a Guido. Ho già diffuso l'appello e intendo insistere.
Silvia
Prof. Silvia Morante
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Il 1/24/13 10:40 AM, Guido Mula ha scritto:
Concordo con Claudio e Giovanni, i politici come classe sono certamente ben lontani dall'essere utilmente impegnati a salvare l'università. Basta vedere chi mettono in lista e con quale ordine.
E' anche vero che gli universitari, direi quasi geneticamente, sono estranei ai "movimenti di massa" e quando, come rete29aprile e come ricercatori, siamo riusciti a coinvolgere circa 10000 universitari abbiamo fatto un sacco di rumore. Certo, non è bastato, ma non posso non notare che nonostante quei 10000 buona parte degli altri 50000 restanti passavano il tempo a dire che eravamo esagerati, che l'università richiede sacrificio, abnegazione, etc etc. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, l'università è bastonata e lo "spirito di ribellione" fortemente ridimensionato dalla "mollezza" del corpus universitario la cui reazione è quella di un muro neanche di gomma, ma di nebbia, nel quale tutto viene assorbito e sparisce come se non fosse mai esistito.
Claudio ha ragione, servirebbe organizzarsi. Io però non ho ricette in questo senso. Come rete29aprile e come ricercatori in generale ci abbiamo provato, ci stiamo ancora provando insieme a tanti altri (vedi coloro che continuano a intervenire sul sito di roars, sul sito del fatto quotidiano, sul manifesto. Abbiamo contro una campagna di persone come Ichino, Giavazzi, Alesina, che su quotidiani come il Corriere della Sera sostengono sostanzialmente che l'università dovrebbe essere governata dalle leggi di mercato. Un'aberrazione tale, ai miei occhi, che tutti dovremmo osteggiarla con tutte le nostre forze. E invece restiamo (in generale come "categoria") seduti davanti alle nostre scrivanie a brontolare tra di noi.
Proprio per questo credo che una iniziativa come l'appello di Luciano Modica possa avere un senso. Non tanto in quanto tale, tutto è perfettibile, ma come modo per attirare l'attenzione e provare a riattivare un dibattito pubblico partendo dalle questioni che l'appello mette sul piatto e poi espandendo. Adesso l'appello ha già 1600 firme in due giorni, se ci impegnassimo a diffonderlo e a farlo firmare sicuramente otterremmo due effetti: il primo è quello che magari uno o più quotidiano lo noterebbero e se ne potrebbe parlare con uditori ampi e, in seconda battuta ma non meno importante, potremmo riattivare la discussione almeno nelle mailing list dei nostri atenei, riuscendo magari anche a portare il dibattito fuori dalle nostre "mura".
Finora, tuttavia, 1600 firme sulle decine di migliaia di universitari in servizio è un numero bassino. Per ottenere di più servirebbe che ciascuno di noi si impegnasse in prima persona per dare all'iniziativa un respiro più ampio. Anche senza essere convinti che il testo sia il migliore, non serve esserlo. Quello che serve è cominciare a muoversi e, come si diceva un tempo, da cosa nasce cosa.
Cordialmente, Guido
PS qualche tempo fa mi avevano raccontato questa barzelletta: un signore, disperato per i pochi soldi che aveva, pregava continuamente Dio che gli facesse vincere il primo premio della lotteria. L'uomo pregava e Dio non rispondeva. Alla fine, stufo dalle tante insistenze e lagnanze dell'uomo, Dio gli disse: "Figliolo, io ti aiuterei, ma tu, almeno, compra un biglietto!" Mi pare che questa cosa si adatti perfettamente agli universitari che si lamentano tanto ma direttamente fanno davvero ben poco.
On 24/01/13 09.15, "claudio procesi" procesi@mat.uniroma1.it wrote:
caro Floris le ho sentite anche io e Renzi ha ricordato una bella frase di un campione sportivo. Con il talento si può vincere una partita ma ci vuole una squadra per vincere il campionato. Bene questo `e proprio quello che manca a noi scienziati ed accademici, andiamo volentieri a ruota libera ma non siamo capaci di fare squadra. Non possiamo lamentarci se altri non risolvono i nostri problemi. Claudio
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