Vi trasmetto l'ultima lettera di una del gruppo! Prof.ssa Graziella Caselli Dipartimento di Scienze Statistiche Viale Regina Elena, 295 00161-Roma Tel: ++39.06.49255319 e-mail: graziella.caselli@uniroma1.it ----- Original Message ----- From: "Maria Pia De Pascale" mariapia.depascale@roma2.infn.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Tuesday, April 12, 2011 11:10 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] Parlamentari d'Italia
Cari Colleghi, capisco e condivido l' amarezza che ho colto nelle ultime mail: il desiderio di scappare mi prende almeno un paio di volte al giorno. Non più per me, è tardi, ma per portare via i miei ragazzi. Tuttavia poi penso che potrei ancora essere utile qui, dopo una vita passata nella ricerca e nell' Università. La rivoluzione, Beltrametti, ha radici borghesi che giocano sulla fame e sull' ingiustizia pagate dai più poveri. Per questo qui non si farà: la borghesia ancora ha dei privilegi consistenti e il popolo non è affamato. D'altronde guarda l' Egitto di questi giorni: Mubarak è stato accantonato, ma è stato sostituito dai militari. Gli Egiziani in piazza volevano altro, che non avranno, almeno non ancora e non certo ora. Anche perchè la nostra democrazia occidentale bombardiera ha altri progetti. Non siamo noi, un manipolo piuttosto sparuto e spaurito di "diversamente pensanti" a cambiare il mondo. Però insisto che qualcosa di sensato e utile, anche se non glorioso e rivoluzionario, lo possiamo fare. Scrivere ai giornali è inutile: pubblicano solo quello che è strumentale alla loro linea editoriale/politica. Pensare che la stampa sia libera è un' illusione che possiamo smettere tranquillamente di coltivare: ogni volta che mi capita di leggere di un argomento di cui capisco qualcosa, mi colpiscono errori ed orrori, secondo me in parte dovuti ad una profonda ignoranza, e in parte artatamente introdotti per sostenere o affossare una determinata fazione politica. Mai un dato, mai un numero, mai uno spunto per aiutare i lettori a pensare con la propria testa. Per motivi troppo ovvii da spiegare senza offendervi, anche rivolgersi alla politica è inutile.
Cosa resta, allora? Il fai-da-te. Alla fine di tutta la catena alimentare, ci siamo noi, che, come nota giustamente Giulini, non siamo certo sovraalimentati. Però siamo quelli che fanno, che operano, che formano le nuove generazioni. Il che ci pone in una situazione piuttosto privilegiata. Che potremmo far valere. E' evidente come la pensiamo noi che ci siamo raccolti intorno a questo progetto di Universitas in trasformazione, anche politicamente. Direi che come primo atto, possiamo accantonare anche le nostre idee politiche: dobbiamo mantenere un profilo diverso e legato strettamente alla nostra professionalità. Come seconda cosa, visto che in questo momento, a riforma passata, gli Atenei si stanno studiando con impegno il decreto per stilare gli Statuti, possiamo analizzare la legge e vedere qual è il terreno di manovra, per centrare alcuni obiettivi, che siano pochi e ampiamente condivisi da tutti. Anche questo non è troppo complicato, ma dobbiamo muoverci tempestivamente: preparare e far girare un documento che contenga 4 o 5 punti al massimo sui quali coagulare la maggioranza del mondo accademico. Se, come penso, l' attuazione di questo programmino minimale è impedita da lacci e lacciuoli, passiamo alla pacata disobbedienza civile. Semplicemente, ci rifiutiamo di mettere in atto cose incompatibili con il nostro programma, o ne facciamo altre che non sono in linea con il dettato del decreto. Certo, se ne accorgerà qualcuno? Credo di no, non subito almeno. Potrebbero accorgersene dai risultati dei nuclei di valutazione, se li leggessero. Ma noi potremmo decidere da soli quali sono i parametri di valutazione e mandare quelli che noi pensiamo siano i dati realmente rilevanti. Che vengano poi a chiederci il perchè. Per una volta, noi non parliamo, protestiamo, cerchiamo ascoltatori, noi facciamo e basta: siamo pronti a fissare degli appuntamenti a chi voglia chiederci conto del nostro operato. Ci indagheranno tutti? Va bene. Ci mettano nel mucchio dei concussori, corrotti, varia umanità. Ci licenziano tutti? Ecco il perchè di pochissimi obiettivi ampiamente condivisi: colpire dieci, venti persone è facile, un centinaio di migliaia... ci vuole l' esercito.
Non è una rivoluzione, non è sanguigna e sanguinosa, ma sono fatti. E' il tranquillo coraggio della stragrande maggioranza della popolazione mondiale: alzarsi ed affrontare un' altra giornata di lavoro, di pensiero, di famiglia.
Vado a fare lezione :)))). Ancora mi diverte :))))
Un caro saluto Maria Pia De Pascale
Prof. Maria Pia De Pascale Dipartimento di Fisica Università degli Studi di Roma Tor Vergata tel. +39+06+72594289 fax +39+062040307 e-mail mariapia.depascale@roma2.infn.it
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