La parte sulla strumentazione avrei potuta scriverla io per il mio gruppo. Eravamo un gruppo di riferimento per la diffusione a basso angolo (SAXS), ora abbiamo uno strumento tenuto su con lo sputo e nel frattempo questa strumentazione ha fatto un salto tecnico incredibile, ma ha un costo che non possiamo permetterci (minimo 500mila euro). Abbiamo uno/due (a seconda di quando si guastano) diffrattometri da polveri messi leggermente meglio, ma comunque vecchi. Abbiamo un TEM più recente (11 anni) che richiede 25.000 euro di contratto di manutenzione all'anno, che non comprende gli eventuali costosissimi pezzi di ricambio e un SEM per il quale abbiamo deciso di non pagare il contratto di manutenzione e che è stato quindi fermo 6 mesi perché abbiamo cercato di aggiustarcelo in casa per risparmiare 8.000 euro. Ci si da da fare per procacciare finanziamenti, ma si riesce solo a sopravvivere. Di aggiornamenti e sviluppo non se ne parla.
Non so se ha senso prendersela solo con i soldi della politica, ma perché le banche e le aziende vanno salvate e la ricerca no? Lo stato salvi pure le banche e le aziende, ma una volta ripartite si faccia dare i soldi indietro per finanziare sanità, stato sociale, istruzione e ricerca. E si tirino fuori le tasse dei grandi evasori, che quella sì è una vergogna.
Stefano Polizzi
Il giorno 02/feb/2012, alle ore 19.20, Rino Esposito ha scritto:
Caro Luisiani,
non credo che il solo ed unico problema sia la carenza di fondi. Credo però che questa carenza sia il problema dei problemi quando andiamo a parlare dei PRIN e delle peripezie che descriveva Lattanzi o delle anomalie che ricordavano Dimitri ed altri. Sicuramente la distribuzione dei fondi è perfettibile, ma sono del tutto convinto che nell'Università italiana i gruppi che meritano di essere riconosciuti e finanziati siano molti di più di quelli che effettivamente possono ricevere un finanziamento (comunque esiguo) anche operando nella maniera più corretta possibile.
Non so a chi ti riferisci specificamente quanto a inefficienza, ma personalmente ho in mente innanzitutto la situazione mia e di tanti altri come me. Lavoro con uno spettrometro NMR vecchio di 23 anni che è ancora in grado di dare ottimi risultati nel nostro campo di interesse, solo grazie alla cura puntuale che da anni con i colleghi mettiamo su questo strumento . Tuttavia, al di là dei nostri sforzi, 23 anni non sono passati invano e per quanto ci adoperiamo e riusciamo a mantenere alto il livello del nostro laboratorio, purtroppo gli analoghi laboratori stranieri (ma ce n'è anche qualcuno in Italia) hanno almeno un ordine di grandezza di vantaggio, semplicemente perché usano macchine moderne. Bene, noi, come tanti altri colleghi, non sprechiamo, anzi valorizziamo quello che ci è stato affidato che è un bene pubblico,ma da anni non c'è e non vi sarà mai un PRIN o un FIRB o un'altra iniziativa che potrà allocare una richiesta di un miliardo di Euro per una strumentazione aggiornata. Archiviato definitivamente il discorso grandi strumentazioni, la carenza di fondi riguarda però la sussistenza di tutti i giorni. Non ci sono più soldi per la manutenzione, per l'acquisto di materiale, per gli assegni di ricerca. E tutto questo mentre attorno gli sprechi, il malcostume, le ruberie, ecc. sono all'ordine del giorno.
Con queste premesse che credo dovresti conoscere, sentirsi dire che togliere alla politica per dare alla ricerca è una affermazione demagogica che "non dovrebbe essere fatta propria da persone nettamente piu' istruite e competenti della media degli elettori italiani" mi pare un po' pesante. Sono convinto che tu non volessi offendermi come in effetti hai fatto. Purtroppo anche qualcun altro, nel notare che la mia affermazione si presta alla demagogia, non tiene conto che uno slogan non sempre riesce a rendere la complessità di una posizione.
Ci sono purtroppo non pochi universitari che non onorano la categoria, ma credo che questo non sia altro che il frutto della statistica. In un Paese mezzo marcio, i professori universitari non possono essere un'eccezione. Esiste, tuttavia, una buona fetta, credo sicuramente maggioritaria, di universitari seri che meritano considerazione, per i quali l'attuale livello di sottofinanziamento è assolutamente ingiusto.
Abbiamo ragione da vendere, smettiamo di aver paura di gridare la nostra dignità!
Altrettanto cordialmente Rino Esposito
On 02/02/2012 11.13, Alberto Lusiani wrote:
Non sono per niente d'accordo. In Italia ci sono due problemi diversi e complementari, uno e' l'esiguita' dei finanziamenti alla ricerca disponibili con procedura competitiva, un altro e' l'inefficienza / distorsione dell'allocazione dei fondi, la cattiva, carente, non trasparente, non realmente meritocratica valutazione sia preventiva sia consuntiva dei progetti.
Spero di non offendere nessuno ma secondo il mio modestissimo parere di ricercatore la posizione che il solo e unico problema sia la carenza di fondi e' demagogica e non dovrebbe essere fatta propria da persone nettamente piu' istruite e competenti della media degli elettori italiani.
Cordialmente,
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php