Scommetto che avete dimenticato la molto saggia proposta di Giorgio Parisi ( circa mille mail orsono!): adoperare i parametri quantitativi non tanto per giudicare i candidati, quanto per giudicare se un commissario sia competente della disciplina, e quindi possa essere in commissione. Molti saluti a tutte/i, Giorgio Forti
At 11.41 12/01/2009 +0100, Guido Mula wrote:
Caro Piero,
Quello che mi lascia perplesso è una "rigidificazione" delle regole.
Sono poi d'accordo sulla decenza minima dei candidati, ma di fronte ad una valutazione a posteriori seria anche questo problema secondo me svanirebbe. Questi criteri normalmente non esistono, e da noi tutto questo succede perché tanto nessuno è mai davvero responsabile di niente, a meno che non faccia proprio delle enormità (o rubi un pollo...).
Non mi dimenticherei inoltre che la rigidità attuale delle regole impedisce di scegliere un candidato sulla base delle proprie reali esigenze dei gruppi e delle strutture, imponendo di fare bandi molto generici, portando come conseguenza una "abitudine" all'aggiramento delle regole che poi negli anni è degenerata sempre più.
Sono davvero convinto che la situazione attuale sia causata sostanzialmente da una voglia di "oggettivizzazione" delle scelte che poi porta ad un sistema che si incarta da solo. Non esistono o sono davvero difficili da individuare le scelte "oggettivamente corrette" e "oggettivamente scorrette" a priori, ma esistono sicuramente e si vedono bene quelle a posteriori.
Cordialmente,
Guido
On 12/01/09 11:30, "Piero Lattanzi" lattanzp@unica.it wrote:
caro Guido, sono d'accordo sul principio la "certezza della pena" potrebbe derivare dal condizionare in modo sostanziale i finanziamenti di una struttura alla sua produttività scientifica in questo modo i commissari della struttura (o quelli da essa delegati) avrebbero tutto l'interesse a scegliere "il meglio" (in funzione anche
della
situazione specifica della struttura, che potrebbe non aver bisogno del ricercatore in assoluto più brillante, ma di una figura con particolari caratteristiche) tuttavia, e scusate se mi ripeto, NEL CONTESTO ITALIANO l'introduzione di parametri MINIMI oggettivi sarebbe un bel progresso! la mia personale esperienza mi dice che se un Wiles è stato bocciato a un concorso italiano, non è tanto perchè si è trovato a competere con laboriosi, ma meno creativi, accumulatori di citazioni, ma perchè non aveva "santi in paradiso" (non era il candidato della sede, non era "di scuola" non era il nipote del Preside ecc.)
Piero Lattanzi
From: "Guido Mula" guido.mula@dsf.unica.it Sent: Monday, January 12, 2009 10:32 AM To: "Universitàe Ricerca Forum" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] ancora sui parametri
oggettivi:
mozione UMI
Cari tutti,
Da tempo su questa mailing list si discute di criteri "oggettivi" di valutazione. Pur condividendo l'idea che questi possano funzionare come "ausilio", decretare che la scelta dei candidati da assumere possa essere fatta affidando a quei parametri priorità assoluta è, a mio avviso, estremamente pericoloso e contro lo spirito di qualunque attività scientifica, dove la capacità di valutazione risiede in chi valuta e non su numeri ragionieristici. E' a questo che ci vogliamo ridurre? Tanto vale far fare le scelte da un computer.
L'uso di strumenti come gli indici di valutazione è uno strumento valido, a mio avviso, esclusivamente se serve come PARTE della valutazione, insieme ad altri parametri.
Il criterio essenziale, tuttavia, è che credo che, qualunque strumento si utilizzi per la valutazione, nel momento in cui lo strumento diventa rigido, farraginoso o troppo carico di cavilli, si apre la strada o a valutazione insensate o ad abusi "legalmente validi".
Il solo criterio vincente, a mio avviso, è una valutazione dei risultati a posteriori. Deve essere lecito scegliere un candidato che sulla carta vale meno di un altro, se questo candidato ha, per esempio, migliori chances di integrarsi e portare frutti positivi nel gruppo dove verrà inserito. Deve essere tuttavia stringente una valutazione dell'attività del candidato nei primi due-tre anni, con conseguenze efficaci in caso di insuccesso per chi ha scelto e per chi è stato scelto, nonché per la struttura di appartenenza.
Di fronte ad un sistema capace di valutare davvero l'efficacia delle scelte, con una vera responsabilizzazione di chi sceglie e della sua struttura, nessuno avrà interesse a prendere persone scadenti. Senza la responsabilità, e l'uso automatico di criteri pseudo oggettivi non può che aggravare il problema, non avremo mai valutazioni serie.
Il rischio è ragionare in termini analioghi al mettere a zero il tasso alcolemico alla guida per punire chi ha tre grammi di alcool nel sangue. Chi beve, si droga o altro è già ben al di là delle norme. Stringere i parametri equivale a rendere la vita difficile a chi segue le regole. Chi le infrange comunque non si accorgerà della differenza. Se invece si facessero davvero controlli a tappeto allora sì che si vedrebbe una differenza.
E' la "certezza della pena" che può cambiare le cose, non regole su regole.
Cordialmente, Guido Mula
On 11/01/09 19:58, "Ugo Vaccaro" uvaccaro@gmail.com wrote:
Salve, sono Ugo Vaccaro (informatico) ed ho presieduto la commissione nazionale degli informatici che ha elaborato il documento per la valutazione della ricerca per cio' che riguarda l'area INF/01. Ho trascorso molto (troppo!) tempo a studiarmi tutti gli indicatori bibliometrici che sono stati proposti in letteratura (una bella valutazione di essi li trovate su tanti lavori pubblicati sulla rivista Scientometrics http://www.springerlink.com/content/101080/). La conclusione che ne ho tratto e' che si puo' senz'altro delegare ad un loro calcolo la valutazione della validita' della ricerca svolta da un collega, ma cio' e' perfettamente equivalente a "scollegare" il proprio cervello, rinunciando ad esercitare le facolta' critiche che ci dovrebbero essere proprie (in qualita' di scienziati). E' sicuramente riposante e comodo, ma credo che non ci si confa'. In uno di tali articoli era citata la seguente frase diS. Brenner (premio Nobel medicina, 2002): "What matters absolutely is the scientific content of a paper, and NOTHING will substitute for either knowing or reading it" . Io la condivido in pieno.
Altra questione e' l'uso "consapevole" (cioe' l'uso consequenziale ad un loro studio approfondito) di criteri bibliometrici come AUSILIO per la valutazione della ricerca.
Concludo dicendo che concordo con chi ha detto che l'imposizione di parametri "oggettivi" sembra essere in contraddizione con lo spirito della lettera di Procesi, e' che piu' si arzigogola sule regole (sperando vanamente di impedire ai delinquenti di delinquere) e peggio e'.
Cordiali saluti Ugo Vaccaro
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