Scusatemi, sarò un pessimista nato, ma anche io non condivido affatto tutti questi entusiasmi per questa sedicente distribuzione in base a ³criteri di merito².
E non lo dico perchè La Sapienza è penalizzata. Come dice Procesi, La Sapienza è un gran calderone dove è giusto penalizzare chi fa poco o nulla, ma perchè gettare nella stesso girone infernale anche chi fa bene? Certo, questo potrebbe forse spingere i Rettori a stringere la cinghia e a mettere in piedi meccanismi seri di valutazione interni per differenziare, ma dovrebbe essere qualcosa di molto diverso dalle modalità attuate dal recente nucleo di valutazione della Facoltà di Scienze.
Come ho già scritto e come Luisiani ha dettagliatamente esposto, solo alcuni criteri appaiono di merito (anche se bisogna poi vedere come sono stati applicati), mentre altri sono ridicoli, vedi quelli riferiti alla didattica come 1) numero distudenti che che si iscrivono al secondo con almeno 2/3 degli esami del primo anno (gli esamifici saranno premiati) e 2) % dei laureati che trovano lavoro entro 3 anni dal conseguimento della laurea. Scusate, ma di che lavoro si parla? Un lavoro correlato alla laurea oppure un qualsiasi straccio di occupazione, anche nei call-center? Per quello non c¹è bisogno di laurea. Se i ³criteri² sono questi, scusatemi ma c¹è da ridere o da piangere a seconda dei gusti, è chiaro che così l¹esito di queste valutazioni è falsato.
A me non sembra un passo positivo, ma solo una manovra propagandistica, frettolosa e superficiale in linea con le altre manovre di questo governo.
A mio parere, un criterio serio per valutare la ricerca scientifica sarebbe ad esempio quello di considerare la produzione scientifica (pubblicazioni solo su riviste con peer-review, impact factor, H-idex, brevetti ecc.) in relazione ai finanziamenti ottenuti. Ovvero: non sempre chi è in grado di attrarre molte risorse, spesso anche faraoniche, riesce a concretizzarle in una produzione adeguata (sfortuna, poco senso pratico, ignavia, chissa?) e viceversa, c¹è chi riesce a far fruttare anche le poche risorse che ha. Beh, allora perchè non approfondire, perchè non verificare quanto ³fruttano² i fondi?
Saluti,
Patrizio Dimitri
Concordo con R.Battiston e altri, la distribuzione del 7% in base a criteri di merito e' un passo senza dubbio positivo rispetto ai criteri seguiti in passato. Se non erro in passato la quota del FFO distribuita sulla base di un qualche criterio di merito era meno della meta' del 7% di oggi. Inoltre mi sembra anche che rispetto al passato i criteri di valutazione siano migliorati sensibilmente, pur essendo ancora certamente scadenti rispetto agli standard nord-europei. Ma complessivamente ritengo sia giusto apprezzare tutti i cambiamenti in positivo, ovviamente senza evitare di criticare le pecche e proporre miglioramenti.
Il MIUR ha dato informazioni finora troppo concise (a mia conoscenza) e avrebbe fatto meglio a lanciare le agenzie di stampa dopo e non prima la pubblicazione dei dettagli sui criteri di valutazione usati. Credo che tutta l'informazione disponibile sia riassunta in:
http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/2009_miur/240709.shtml
da cui cito:
====
Il 7% del Fondo di finanziamento ordinario, cioè 525 milioni di euro, è stato infatti distribuito in base alla qualità della Ricerca e della didattica degli Atenei. In particolare i 2/3 di questo fondo sono stati assegnati in base alla qualità della ricerca, 1/3 in base alla qualità della didattica.
[...]
Ecco, di seguito, i parametri con i quali sono state valutate le Università:
in base alla qualità della ricerca si è tenuto conto:
- per il 50% delle valutazioni dell¹agenzia Civr sulla qualità
della ricerca in base a parametri internazionali;
- per il 20% del numero dei ricercatori e dei docenti che hanno
partecipato a progetti di ricerca italiani valutati positivamente;
- per il 30% della capacità delle Università di intercettare
finanziamenti europei per la ricerca.
In base alla qualità della didattica si è tenuto conto:
- per il 20% della percentuale dei laureati che trovano lavoro a 3
anni dal conseguimento della laurea;
- per il 20% delle Università che tengono corsi con i propri
insegnanti di ruolo e che limitano il ricorso a contratti e docenti esterni. In questo modo si vuole limitare la pratica non virtuosa della proliferarazione di corsi ed insegnamenti non necessari e affidati a personale non di ruolo;
- per il 40% della quantità degli studenti che si iscrivono al
secondo avendo fatto almeno i 2/3 degli esami del primo anno. Questo per premiare le Università che curano la didattica e in generale gli atenei che limitano la dispersione;
- per il 20% delle Università che danno la possibilità agli
studenti di valutare attraverso un questionario la qualità della didattica e la soddisfazione per i corsi di laurea frequentati.
====
I criteri sulla ricerca appaiono adeguati. La valutazione CIVR e' certamente meno valida e accurata rispetto alle valutazioni esistenti altrove, ma al momento non esiste nulla di meglio come valutazione estesa a tutti gli Atenei, in Italia.
Tuttavia concordo con altri commenti: non ha senso confrontare Dipartimenti e aree accademiche radicalmente diverse.
E' possibile che i Politecnici siano stati premiati solo perche' a prevalenza scientifica e tecnologica. Fisica a La Sapienza di Roma e' un'ottima facolta', ma come Ateneo verra' punita, e dubito molto che il rettore, considerati anche i meccanismi vigenti di acquisizione di potere e consenso, aumentera' i fondi a Fisica diminuendoli ancora piu' del decremento ministeriale ai DIpartimenti responsaibli della cattiva valutazione complessiva del suo Ateneo.
Alcuni dei criteri sulla didattica mi sembrano invece molto criticabili, per vari aspetti. Fortunatamente contano solo 1/3.
- Il successo agli esami spesso in Italia e' inversamente
proporzionale alla qualita' dei risultati didattici come misurati da attendibili indagini internazionali (vedi dati OCSE-PISA rispetto ai voti e alle promozioni dei 15enni). Sono sicuro anche in base a conoscenze aneddotiche che questo vale anche nell'Universita'.
- L'occupazione dei laureati in Italia e' drammaticamente dipendente
dalla regione di residenza, e le differenze non possono essere ritenute che in parte minore responsabilita' delle universita' frequentate.
- l'indicatore sui docenti di ruolo dice qualcosa di utile sugli
Atenei, ma non mi sembra il piu' adeguato per decidere la quota premiale del funzionamento.
Suggerimenti per la valutazione della didattica:
so che esiste un progetto UE (AHELO), sarebbe interessante approfondire
e' necessario "misurare" il successo nel lavoro (inclusa
l'Accademia) dei laureati e "tarare" questo successo sulle condizioni socioeconomiche di partenza degli studenti. Studi estensivi di questo tipo sono possibili (ne ho visto uno campionario su lavoce.info per gli studenti delle scuole supeiori)
- vanno considerati separatamente e pesati in maniera opportuna i
risultati "di eccellenza" (successso degli alunni ai massimi livelli del lavoro e della scienza) e i risultati "di massa" come quello sull'occupazione dei laureati.
Saluti,