Caro Zannier, nulla contro il buon senso, ci mancherebbe, ma siccome le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni e nell'inferno ci siamo già arrivati visto lo stato reale e percepito (sono due cose diverse) della nostra università forse dovremmo fare uno sforzo di difendere il merito in modo operativo. Non siamo piu' da tempo una comunità di poche decine di ricercatori come ai tempi di Fermi. Siamo centinaia, migliaia. Ci servono strumenti adeguati. Non ci sono ancora, probabilmente è vero, dico solo che occorre lavorare duro per dotarcene. Gli altri, negli altri paesi, lo stanno facendo da tempo.
RB
On 22/03/10 10:47, "Umberto Zannier" u.zannier@sns.it wrote:
Mettere l'accento solo sui limiti della valutazione bibliometrica fatta per esempio con gli indici del tipo h, senza evidenziarne con altrettanta forza i meriti, mi ricorda il tipo che stava annegando ma che rifiutava i braccioli perché erano di un colore che non gli piaceva.
Caro Battiston,
non sono d'accordo.
In questo contesto non credo proprio che un merito cancelli un demerito. Quest'ultimo resta tale, con i pericoli e danni che puo' provocare.
Per non annegare mi pare piu' opportuno usare un sano buon senso, di volta in volta, invece di cercare facili "vie regie", che come e' noto non esistono nella Scienza.
Molti saluti, UZ _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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