Sto seguendo le mail che stanno arrivando su "Università in trasformazione", anche se fino a questo momento non sono intervenuta. Sarò logorroica. Sono una ricercatrice della Facoltà di Scienze MFN di Firenze e vorrei condividere con voi dei pensieri, basati sulla esperienza mia personale e della realtà che mi circonda. Io personalmente mi ritengo una universitaria fortunata: ho avuto "solo" 13 anni di precariato (nei post ope legis) e nel '97 sono diventata ricercatrice. Ho un più che decoroso curriculum, anche se non come avrei voluto, per vicissitudini personali. Sebbene, parlando con i colleghi delle altre Facoltà, mi renda conto che siamo in un'isola felice, non è vero che da noi non esistono baronie: non sono rivolte a parenti ed amici, ma magari a far passare un allievo che, pur impresentabile da un punto di vista di pubblicazioni, fa da galoppino o fa comodo per altri motivi al docente "accademicamente forte". E qui entrano in lizza i SSD più forti, i bracci di ferro tra CdL in Facoltà, ecc. A volte è solo una prova di potere: come mi disse un "accademicamente forte": -C'è soddisfazione a sistemare uno bravo.....Ma sai quanta più dimostrazione di potere c'è a sistemare una testa di c....!" Mi rivolgo soprattutto a quei docenti che sono diventati tali prima degli anni '90, e che forse non hanno vissuto le amarezze che abbiamo vissuto noi, che siamo capitati nel momento "quasi" peggiore. Dico "quasi, perchè La situazione dei precari attuali è veramente al di fuori di ogni tolleranza... Sono nostri coetanei; hanno una motivazione ed un curriculum degno di un PA; coordinano un gruppo di ricerca. Chi gliel'ha fatto fare? Speranza, dedizione, illusioni, promesse... Ripeto che sono una semplice ricercatrice. So che avrei i numeri per fare carriera, perlomeno non peggio di altri, ma sarei disposta a rimanere tale per far entrare colleghi precari capaci. Oramai avrete capito il mio pensiero: l'Università, per sopravvivere, ha BISOGNO di nuove regole morali. Fosse per me abolirei i concorsi per le fasce e farei entrare solo ricercatori per almeno 3 anni. Con i blocchi delle assunzioni ed i pensionamenti, in breve ci troveremo in una situazione insostenibile: sempre più carico didattico, sempre meno ricerca....E se noi diciamo di no alla didattica, chi la farà? Scusate lo sfogo, ma ne avrei tante altre da dire
Notte
Lucia Magnelli