In merito a mediane e altro che ormai impazza nell'Università trasmetto miei 2 recenti interventi su La Repubblica-Napoli Cordiali saluti Benedetto
Intervento Così l'Ateneo Federico II premia i meno meritevoli. La Repubblica-Napoli Lettere & Commenti 20 Settembre 2013, p. X A seguito della cattiva performance dell'Ateneo Federico II, collocato nelle posizioni di coda fra i megatenei Italiani nel ranking redatto recentemente dall'ANVUR, cè stata una pubblica levata di scudi del Rettore Massimo Marrelli contro i fannulloni dellAteneo che avrebbero determinato tale risultato. Alla fine di Luglio, con grande soddisfazione da parte di chi si è sempre battuto per la premialità del merito, cè stata una Delibera del Consiglio di Amministrazione della Federico II, che confermava i propositi di Marrelli di favorire in assoluto i più meritevoli per le prossime progressioni di carriera. Nel frattempo però c'è stato un altro importantissimo appuntamento: l'emanazione dei criteri per l'accesso sia dei Ricercatori che dei Docenti nei Collegi di Dottorato di nuova istituzione, vale a dire la struttura portante per la formazione di giovani di alta specializzazione e professionalità, che rappresenta il fiore all'occhiello delle Università più prestigiose al mondo. Tali criteri hanno prodotto risultati paradossali che dovrebbero indurre una serie riflessione da parte del Rettore e del CdA dell'Ateneo. Il regolamento emanato ha prodotto infatti risultati che, almeno in parte, vanno esattamente nella direzione opposta della premialità del merito, laddove si conferma e si rafforza l'assurdo nazionale della valutazione dei meritevoli basato sul superamento delle ridicole mediane utilizzate in modo sperequativo con valori molto differenti fra i vari Settori Disciplinari. Per i non addetti ai lavori occorre specificare che i Docenti/Ricercatori in Italia, sono suddivisi all'interno di ogni Area scientifica (es., Medicina, Ingegneria) in Settori Scientifico Disciplinari (SSD) A, B, C, etc. Per la valutazione del merito per ogni SSD, è stata calcolata statisticamente, per ogni Docente/Ricercatore afferente a quel Settore, la mediana relativa a parametri bibliometrici, quali l'h-index (H), il numero di citazioni ottenute (C) e il numero di pubblicazioni (L) in 10 anni (2003-2012). Per essere definito "bravo" un Docente/Ricercatore, e nel caso del Regolamento di Ateneo per ottenere l'accesso al Collegio di Dottorato di Ricerca, si devono superare le mediane di H, C e L, dei potenziali Docenti di Ruolo Superiore all'interno del proprio Settore. Se in un Settore quindi i Docenti di Ruolo Superiore hanno parametri H, C e L, molto bassi (quindi produttività scientifica molto bassa), rispetto a Docenti/Ricercatori di Ruolo Superiore di altro Settore (quindi, Eccellenze scientifiche)... ad essere premiati sono i "fannulloni", non i meritevoli! Questo é quanto si è verificato paradossalmente in alcuni Dipartimenti, fra i quali quello di mia afferenza, laddove sono risultati idonei per l'accesso nel Collegio di Dottorato, Ricercatori/Docenti di un Settore con valori delle mediane di H, C e L, rispettivamente di 5, 88 e 9, mentre altri con valori delle soglie di H, C e L, notevolmente superiori, vale a dire rispettivamente di 17, 823 e 25, sono risultati non idonei. Senza nessuna logica scientifica plausibile, chi produce di meno vale di più e deve quindi essere premiato! Come ha scritto l'ex Guido Rettore Trombetti su La Repubblica (15.9.13), Dante avrebbe chiosato "O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi sillogismi, quei che ti fanno in basso batter l'ali". La speranza é che l'Ateneo, volendo fare sopravvivere Settori improduttivi, sia incorso in un madornale errore di valutazione, non accorgendosi che l'utilizzo delle mediane, così come architettato, non solo è ingiusto, ma appiattisce verso il basso le eccellenze ed istituzionalizza il demerito. Bisogna realisticamente tenere presente che le condizioni strutturali e culturali del nostro Paese sono ben lontane e differenti del modello anglosassone che imitiamo goffamente e solo in superficie. Auspico che l'Ateneo voglia correggere il marchiano paradosso, perché solo la premialità dei meritevoli, senza se e senza ma, può costituire un grande incentivo per i giovani che vogliono avviarsi ad attività professionali che rappresentino il coronamento delle aspirazioni personali e con esse la fortuna di un intero Paese. Nello stato in cui versa il nostro Paese è di vitale importanza riuscire a superare le posizioni culturali volte alla difesa corporativa che guardano al passato piuttosto che al futuro, ai garantiti invece che ai giovani meritevoli in cerca di lavoro e identità. Occorre sempre tener presente che in questo contesto tutto ruota intorno a clientele, interessi particolari, dove, cosa più grave di tutto, gli intellettuali di valore tacciono... e molti, per calcoli di mera convenienza restano a guardare prigionieri e complici silenti di situazioni aberranti come quelle da me sopra descritte. Benedetto De Vivo
L'intervento che segue è in risposta ad una risposta del mio Rettore all'intervento del 20 Settembre
Intervento Le valutazioni della Federico II La Repubblica-Napoli - Lettere & Commenti - La parola ai Lettori 25 Settembre 2013 Il Rettore della Federico II ha risposto ieri, su queste colonne, a mio articolo su La Repubblica-Napoli del 20 settembre nel quale sostenevo che la Federico II dà un pessimo segnale in direzione della premialità dei meritevoli in quanto si rafforza lassurdo nazionale della valutazione dei meritevoli basato sul superamento delle mediane utilizzate in modo assolutamente sperequativo fra i vari settori scientifico disciplinari. Rispetto al primo punto del Rettore, ribadisco quanto scritto in miei precedenti articoli (Repubblica del 12 febbraio, 7 maggio e 21 luglio) nei quali rimarcavo che se è vero che esistono storture a livello nazionale derivanti da direttive MIUR, è anche vero che a livello locale si potrebbe fare tantissimo. Ma questo finora non si è verificato. Inoltre il Rettore associa la mia analisi ad un errore logico (suo secondo punto), attribuendomi, sbagliando, la falsa idea secondo la quale io privilegerei invece il riferimento a indicatori assoluti quali impact factor e numero di citazioni, da me utilizzati come esempio solo per spiegare il paradosso che si è determinato in alcuni Dipartimenti, laddove a venire premiati sono i meno meritevoli. Nel mondo anglo-sassone che il rettore conosce bene non esiste una aberrazione tutta Italiana come quella dei Settori scientifico disciplinari (Ssd). Le competenze sono in quel mondo, da noi goffamente preso a riferimento, solo unespressione culturale, ma non costituiscono dei centri di potere. In Italia i Ssd sono delle corporazioni di eredità fascista, dove proliferano clientelismo, nepotismo e altro. Il Rettore porta ad esempio, impropriamente, il caso limite della Big Science (esempio Fisica Sperimentale) nella quale lavorano molti ricercatori, che producono un numero elevato di pubblicazioni a più nomi, a differenza di quello che si verifica, per esempio, per i fisici teorici. Forse i tanti fisici sperimentali che partecipano ad un grande progetto della Big Science (come ad esempio la scoperta del bosone di Higgs al Cern) solo lì per fare numero? Forse non cè alcun merito dei ricercatori che partecipano a tali grandi progetti? Per quanto riguarda lutilizzo delle mediane, ritengo che un sistema che decide di affidare la valutazione dei meriti personali facendo riferimento a valori statistici di gruppi (Ssd), non è molto diverso dal fatto che i Napoletani onesti sono singolarmente costretti a pagare polizze assicurative elevatissime solo perché a Napoli ci sarebbero più incidenti. I contratti sono personali, non di gruppo. E ogni ricercatore deve essere valutato nel merito a livello personale e non sulla base di valutazioni di gruppo. Se la valutazione si riduce allapplicazione di algoritmi basta affidare i giudizi a computers, che certamente, essendo oggetti stupidi non interpreterebbero, e certamente commetterebbero meno errori di tanti qualificati Commissari (tra laltro con un notevole risparmio per lErario). Nel contesto più generale cè da dire che per riformare lUniversità Italiana ci sono due draghi da sconfiggere: legualitarismo ideologico e ipocrita (che alimenta esso stesso diseguaglianze reali) e il corporativismo cinico di caste e notabilati accademici. Il rettore da persona intellettualmente onesta qual è, sa benissimo che nei Paesi anglo-sassoni alla base del sistema valutativo (che è sempre personale) cè un valore fondante assoluto: letica personale. In Italia questo valore semplicemente non esiste, e ne deriva che una cosa seria, come luniversità, sia gestita citando il rettore, come a pazziella in mano e creature.
Benedetto De Vivo Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale Università di Napoli Federico II DISTAR-Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse Via Mezzocannone 8, 80134 Napoli, Italy Tel. +39-081.2535065; Fax +39-081.2535061 email: bdevivo@unina.it; Web: www.fluidenv.unina.it
Adjunct Prof. Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA Chief Editor of Journal of Geochemical Exploration www.elsevier.com/locate/gexplo http://www.sciencedirect.com/science/journal/03756742 Associate Editor of American Mineralogist www.minsocam.org Associate Editor of Mineralogy and Petrology http://www.springer.com/earth+sciences+and+geography/geology/journal/710 Southern Europe Councillor of the Association of Applied Geochemists
Geochemical Atlas of Europe (FOREGS) | GEMAS | Geochemistry of European Bottled Water | Mineral Waters of Europe
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Patrizio Dimitri Inviato: Friday, November 22, 2013 2:05 PM A: Università e Ricerca Forum Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: REAZIONE!
Cari colleghi,
Come sapete bene, la situazione negli atenei e nei centri di ricerca è sempre più grave.
Alla cronica e progressiva riduzione dei finanziamenti, ora si è aggiunta anche la cancellazione del Prin 2013. La competizione, già molto serrata, sta toccando punte inaudite e sta producendo un gioco al massacro dove gruppi anche produttivi rischiano di essere spazzati via.
Come se non bastasse, a tutto ciò si sono aggiunte le ripercussioni dovuto all'uso della bibliometria automatica e quantitativa dell'Anvur, per valutare università, enti di ricerca e ricercatori. Sono sotto gli occhi di tutti i risultati aberranti della recente della VQR. Per non parlare delle ASN con le maree di candidati che si sono presentati, con le commissioni nel caos e con risultati che non rispecchiano necessariamente qualità e originalità della ricerca dei candidati. E che ne dite della storia delle mediane per selezionare coordinatori del dottorato e relativi membri della giunta?
Le mediane stanno diventano una pericolosissima arma impropria finalizzata ad una vera e propria "eugenetica" della ricerca. E' chiaro che quelli che si ritrovano avvantaggiati dal sistema Anvur siano un po' recalcitranti a spingere per modificarlo o abbandonarlo del tutto. Ma io credo che, al di là del tornaconto personale, bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di ammettere che la valutazione non è questa e che questo sistema non può altro che accelerare il declino totale di università e ricerca.
Su questi e altri argomenti ho scritto una lettera aperta che è stata pubblicata di recente su Europa http://www.europaquotidiano.it/2013/11/11/caro-letta-universita-e-ricerca-so no-ancora-figlie-di-un-dio-minore/ e altri articoli apparsi nel tempo sul blog Roars (http://www.roars.it/online), un sito che vi consiglio di consultare in quanto strumento di informazione molto utile per tutti noi.
Segnalo inoltre un bell¹articolo apparso esattamente due anni fa sempre su Roars (in tempi non sospetti), dove Jacopo Meldolesi con una seria e approfondita analisi metteva a nudo i vari difetti della bibliometria dell'Anvur http://www.roars.it/online/valutazione-della-ricerca-in-biologia-e-medicina- si-puo-fare-anche-per-bene/ Jacopo Meldolesi aveva previsto con un certo anticipo i problemi che si sono creati oggi in seguito all'uso selvaggio delle mediane e vedeva come possibile un altro tipo di valutazione, sicuramente più affidabile e oggettiva di quella partorita dalle menti eccelse dei sette saggi dell'Anvur. Purtroppo le cose sono andate diversamente.
Oggi quando parlo con molti colleghi, noto un enorme senso di rabbia e delusione, che però sfocia in una triste rassegnazione che sta avendo il sopravvento: si accetta tutto senza fiatare e si pensa solo a sopravvivere. Un domani accetteremo anche di pulire i gabinetti, se questo ci sarà imposto dal rettore o dal ministro di turno. Come siamo arrivati a questo punto? Non credo sia giusto, nei nostri confronti ma soprattutto per i più giovani. Dobbiamo reagire e pensare a delle forme concrete e vivaci di reazione e di protesta, allo scopo di ribaltare questa situazione di degrado.
Nel frattempo, credo sia il caso di ravvivare la petizione contro l¹uso della bibliometria, che avevamo aperto a giugno scorso: ecco è il link, diffondetelo anche tra i giovani http://www.petizioni24.com/forum/60788#1
Un saluto a tutti, Patrizio Dimitri
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php