Per Traverso: Vorrei sentire un ricercatore sui 30-35 anni cui venga offeto un posto di associato in altra sede con sicurezza di poter lavorare autonomamente in condizioni di non sudditanza dal professore di cui è al momento proprietà! Certo che fra le facilities da offrire ai migliori vi devono essere anche incentivi per la sistemazione. Siamo sempre alla impossibilità di fare nozze con i fichi secchi. Altro che tagli !!!! GG
On Wed, 03 Dec 2008 16:45:24 +0100, Carlo Traverso wrote
Il problema fondamentale e' la scarsissima mobilita' sociale italiana. Considerando la crescente difficolta' di trovare casa in affitto e lavoro per il coniuge, regole pesanti contro l'inbreeding richiedono che i docenti universitari abbiano una forte autonomia economica e stabilita' d'impiego (per poter fare un mutuo per comprare casa.) Senza di questo, solo chi e' ricco di famiglia puo'
permettersi
la carriera universitaria.
Inoltre la carriera deve essere rapida, in modo che uno possa avere una stabilita' familiare quando i figli sono ancora in eta' di potersi muovere senza problemi. In una societa' con alta mobilita' questo non e' necessario ne' utile, ma in Italia il risultato sarebbe di avere professori universitari pendolari, con scarsi vantaggi.
Inoltre e' fondamentale chiarire che sviluppo di carriera si prevede: se il ricercatore universitario medio arrivera' ad essere ordinario,
(ossia se si avra' piramide rovesciata) o se l'ordinario dovra' essere una elite, e pagata in conseguenza. Sicuramente un sistema tipo esercito, in cui uno diventa generale al momento di andare in pensione per avere la pensione piu' alta conserva la piramide, ma non e' adatto all'universita'.
Io personalmente penso che una carriera universitaria a cinque stadi come l'attuale (dottorando, post-doc, ricercatore, associato, ordinario) sia troppo lunga, e vada accorciata. Quando ero studente, senza dottorato la carriera si sviluppava in assistente e ordinario, aggiungendo il dottorato secondo me basta e avanza.
Carlo Traverso
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