Car* tutt*,
capisco che forse gli associati avevano qualche punto di vista o interesse di categoria da difendere, per cui hanno ritenuto di fare blocco a sé. Penso che l'associazione UF (come altre istanze di diverso tipo - io sono un iscritto CGIL-FLC), accogliendo diverse categorie, svolga un ruolo piu` importante. Ben venga un documento, in cui le nostre firme siano accompagnate dalla qualifica, in modo che si veda che anche i PO chiedono una universita` migliore dei modelli che ci vengono imposti. Al momento, viste l'incerto futuro e la speranza :-) che cada il governo e con esso il DDL Gelmini, mi sembra piu` utile un appello che indichi poche cose urgenti da fare e pochi punti essenziali per il futuro.
Riguardo all'apatia dei PO, vi mando un mio intervento sul forum dell'ANDU di maggio 2009 (finita l'ONDA, assorbita la 133). Sono ancora della stessa opinione, a parte che il governo non sembra piu` cosi solido e invincibile.
Saluti
Maurizio
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Cari amici dell'ANDU,
vorrei rispondere sulla vostra newsletter a Susan George e a Marco Benvenuti. Sono un prof. ordinario di chimica, a Pisa.
La domanda a cui vorrei rispondere e`: perché non si muovono i professori italiani, soprattutto gli ordinari? Naturalmente c'e` una risposta per ogni testa, ma due o tre motivazioni forti bastano a spiegare (NON a giustificare) l'inazione dei piu`.
Anzitutto ci sono quelli contenti dell'azione del governo; magari sono disposti a lamentarsi della scarsita` di risorse, ma gli va bene una progressiva gerarchizzazione dell'universita`; in fondo una delle poche innovazioni gia` operanti che ci ha regalato la Gelmini e` l'assoluto predominio dei prof. ordinari nei concorsi. E poi, grazie al fatto che i concorsi da ordinario d'ora in poi si faranno col contagocce, mentre molti vanno in pensione, i pochi rimasti possono sognare di estendere la loro baronia.
Ci sono poi quelli che hanno alzato la voce, per un po' (come ho fatto anch'io). Ne rimane qualche segno qua e la` (provate ad aprire il sito web del mio dipartimento - www.dcci.unipi.it - o della mia facolta` - www.smfn.unipi.it), ma cosa abbiamo ottenuto? Al massimo, un piccolo scarico di coscienza. L'Onda si e` esaurita, com'era prevedibile, con le vacanze di Natale. Sono le condizioni oggettive che ci condannano: la maggioranza governativa e` forte, l'opposizione inesistente (e quando era al governo, sulla politica universitaria ha dato il peggio di sé), la stampa e l'opinione pubblica sono contro di noi e fanno di ogni erba un fascio. Non mi stupisce che prevalga la rassegnazione.
Forse ha ragione Marco Benvenuti quando dice che molti cominciano anche a vergognarsi. Attenzione, e` pericoloso: nella nostra universita` c'e`è del buono e c'e` del marcio, e vedere solo il marcio e` peggio che una rassegnazione del tipo "ha da passa` 'a nuttata". Chi pensa che i mali endogeni dell'universita` siano irrimediabili, finisce con l'applaudire i lanzichenecchi, sperando che spazzino via tutto. Dalla cura Tremonti-Gelmini l'universita` italiana potrebbe uscire dimezzata, come numeri, competenze, prestigio e capacita` di attrarre i giovani. Siamo sicuri che dopo (ma quando?) qualcun altro trovera` la volonta` e le risorse per ricostruire?
Resto disposto a partecipare a iniziative di protesta, che riescano almeno a ricordare all'opinione pubblica che esiste un dissenso. Inoltre non voglio collaborare, né col vecchio sistema di potere accademico, né con i barbari al governo. Applaudirei un Rettore, o anche un Preside, che si dimettessero, anche con la piu` banale delle motivazioni: non ce la faccio piu` a mandare avanti il mio Ateneo (la mia Facolta`) in queste condizioni. Comunque anche la resistenza passiva (che ha i suoi vantaggi, lo ammetto) non e` priva di spine. Cosa credete che pensino i precari e i giovani colleghi, se i loro prof. ordinari "di riferimento" praticano la politica delle mani pulite (e della bocca asciutta)?
Cordiali saluti
Maurizio Persico