io continuo a temere che siamo tutti un po stanchi e sotto stress, ccaldo+tremonti+gelimi quindi buone vacanze e non mollare c. On Jul 24, 2010, at 10:29 AM, Rino Esposito wrote:
Mi dispiace essermi spiegato male. Bellini mi attribuisce cose che non penso e comunque non ho detto. Non capisco come si possa evincere, dalla frase riportata una mia convinzone sull'inutilità delle esperienze consolidate nel campo della ricerca o addirittura il non riconoscere l'importanza della ricerca fondamentale per tutte le applicazioni che si concretizzano anche economicamente in brevetti e produzione.
Non sono un economista, al pari di Bellini, ma il solo punto che voleva sottolineare il passaggio estratto del mio discorso, era che se nel breve periodo le spese per il pensionamento anticipato di tanti avrebbero comunque una conseguenza negativa per i conti pubblici, semplicemente in termini finanziari per la necessità di provvedere in breve tempo ad un maggior numero di pensioni e liquidazioni (come argomentato nel lungo documento riportato da Bellini), nel lungo periodo il fatto di dover provvedere a mantenere nel settore universitario circa 50000 docenti invece di 66000 sarebbe, di fatto, in termini semplicemente di partite di bilancio, un guadagno. Tutto qui.
Penso che questo tipo di economie sia suicida, in termini globali per la nostra società perché l'abbassamento del livello di formazione significa fare diminuire un numero enorme di opportunità che generano valore.
Se gli altri argomenti che citavo sono sentiti poi come chiacchiere o vaghegggiamenti da insolazione, me ne scuso: mi asterrò in futuro dal tediarvi con tali argomenti.
Cordiali saluti
Rino Esposito
Buongiorno. Mi risulta difficile dialogare con il collega Esposito, perchè a parte le chiacchiere, se i dati fondamentali del suo argomentare sono sbagliati, non vedo come possiamo convergere verso un modello di Università funzionante. Come si fa a scrivere : omissis
Il rischio, invece, è che il pensionamento anticipato senza l'immissione di nuove leve, mediante blocco del turnover o con il rimpiazzo di un quinto rispetto alle uscite, serva solo ad affrettare il processo di ridimensionamento del settore universitario, alla faccia della continuità e del mantenimento dell'offerta formativa e, complessivamente ,della cultura italiana, Se nel breve periodo ciò non farà fare cassa al bilancio pubblico, nel lungo periodo, è innegabile, che un beneficio economico si potrà ricavare.
omissis Questa affermazione, che io, pur non essendo un economista, considero fondamentalmente sbagliata, parte da alcuni presupposti, che io penso che siano inoppugnabilmente sbagliati. a) l'avviamento commerciale rappresentato dall'esperienza didattica e scientifica dell'attuale classe dirigente dell'università non avrebbe valore economico, anzi i nuovi venuti sarebbero senz'altro in grado di lavorare bene da SOLI senza gli anziani più esperti, facendo funzionare meglio l'azienda Università. Questo equivale a negare il valore dell'attività sperimentale nella Scienza, basandola solo sull'intuizione. A questo riguardo ricordo le intuizioni scientifiche del filosofo Hegel. b) la ricerca fondamentale non serve a produrre conoscenza applicata, cioè per chi ha una visione puramente economicistica della realtà, know how e brevetti, che i paesi, privi di materie prime come è l'Italia, a parte i cervelli, devono comprare a caro prezzo sui mercati internazionali, per mantenere accettabili livelli della produzione e dei consumi popolari ad essa correlati. A confutazione di ciò, cito l'esempio del linguaggio HTML, usato per la diffusione di internet, inventato al CERN per esigenze di ricerca fondamentali. Per non parlare delle telecomunicazioni moderne, basate sullo sfruttamento intensivo delle equazioni di Maxwell. c) il settore pubblico, nel campo della ricerca, non è competitivo rispetto al settore privato, quindi occorrerebbe tagliare il settore pubblico, trasferendo risorse al privato, perchè così l'azienda Italia funzionerebbe meglio. Credo che ciò che accade nel mondo della Sanità è sotto gli occhi di tutti, per potere concludere da parte mia che semmai è l'utilizzo di risorse pubbliche a fini privati, il cancro che rende la ricerca medica in Italia meno competitiva. Questo non accade, o solo in misura minore, nel settore scientifico-tecnologico. Pertanto io nego che nel lungo periodo fare cassa da parte di questo governo nel settore dell'Università e dell'Istruzione, generi un beneficio economico. Semmai è proprio il contrario, come dimostra l'evidenza sperimentale nei paesi industriali evoluti. Cordiali saluti Vincenzo Bellini
Rino Esposito Università di Udine Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche Tel. +39 0432494321 Fax +39 0432494301
SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - CSIT -Universita' di Udine
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
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