ohimè conosco bene il problema (faccio il pendolare da 15 anni....) lo sconsiglio vivamente a chiunque PL
-------------------------------------------------- From: annick.farina@unifi.it Sent: Thursday, June 04, 2009 5:15 PM To: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] Fw: Petizione "Per unariformapiu'seria"> Infatti generalmente chi si presenta ad un concorso ha già un'età in
cui con molte probabilità è già in coppia e spesso già "figliato". Per i colleghi del "sesso forte" è forse più facile lasciare la famiglia per andare in trasferta qualche giorno a settimana. Lo spostamento è quello che è successo a me perché mi sono presentata a caso nel primo concorso e ho deciso dopo poco di spostarmi nella sede dove lavoro con i figli lasciando al marito la vita da pendolare, ma potete immaginare cosa vuole dire per una coppia con figli avere due case, bollette moltiplicate per due, spese di viaggio, ecc. Anche per chi si è sposato con qualcuno che non è ricercatore è semplicemente una pazzia, con due stipendi di ricercatori non si può neanche sognare. Annick ----- Message de margherita.hack@libero.it --------- Date : Thu, 4 Jun 2009 16:59:43 +0200 De : Margherita Hack margherita.hack@libero.it Répondre à : "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Objet : Re: [Universitas_in_trasformazione] Fw: Petizione "Per una riforma piu'seria" À : "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Parlare di mobilità dei ricercatori in un paese come l'Italia è un discorso da libro dei sogni. Non solo ci vorrebbero retribuzioni più alte ma anche facilità di trovare alloggi a prezzi sostenibili e in particolare essere single, oppure. come consiglia il Cavaliere sposare uno o una ricca. Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Guido Rossi" guirossi@unina.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Wednesday, June 03, 2009 7:07 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] Fw: Petizione "Per una riforma piu'seria"
Ho sottoscritto la petizione ma concordo pienamente con le osservazioni di Maurizio Tirassa sulla "transumanza" dei giovani ricercatori. Nella realtà economica e sociale italiana è assolutamente impensabile che un giovane ricercatore o una giovane ricercatrice, se sposati, possano andare a vivere in un'altra città con il lauto stipendio che passa loro lo stato italiano. Oggi una famiglia sopravvive solo se entrambi i coniugi lavorano e quindi o faranno i ricercatori solo i "singles" , oppure la famiglia andrà a rotoli. Immaginate, ad esempio, una coppia in cui entrambi aspirino a diventare ricercatori (caso non infrequente) e si ritrovino uno aTorino e l'altro a Catania... Non mi sembra una prospettiva entusiasmante ... Guido Rossi Università di Napoli Federico II
At 21:50 -0700 31.05.2009, Walter Lacarbonara wrote:
... Vi prego di farci pervenire commenti o punti che ritenete importanti e che non sono stati toccati dal documento
(1) Trovo pessima l'idea di obbligare un inizio di carriera in altro ateneo, per tre ragioni:
a. E' assai difficile per un giovane farsi desiderare così tanto da un ateneo diverso da quello nel quale è cresciuto. O si aprirebbe un dispendioso (anche economicamente) peregrinare da un ateneo all'altro nel tentativo di trovarne uno nel quale si sia apprezzati al punto di creare un posto di ruolo, oppure si verrebbe sic et simpliciter raccomandati dal proprio "maestro" ai suoi "amici". Nessuna delle due soluzioni mi pare desiderabile o comunque migliore dell'attuale, nella quale ci si muove in una direzione o nell'altra, oppure non ci si muove affatto, o non nelle prime fasi di carriera, a seconda delle situazioni reali che si hanno disponibili.
b. La norma avrebbe un impatto grave sulla creazione di gruppi di ricerca stabili. Questo punto riflette forse la differenza tra aree nelle quali è normale lavorare da soli e aree nelle quali è normale lavorare in team: le seconde lavorano essenzialmente con un modello a bottega, che non necessariamente ha le caratteristiche di una famiglia di mafia e che dovrebbe essere preservato con cura.
c. Mi sembra il modo che aveva un tempo lo Stato di trattare i propri militari: trasferimenti ogni pochi anni e nessun permesso matrimoniale, per evitare che si creassero legami e clientele. Con il risultato che legami e clientele si creavano nel primo semestre successivo alla stabilizzazione, e non mi pare che l'esercito desse comunque grandi prove di sé. Legami e clientele si evitano con un uso sensato di valutazione e incentivazione, non con la transumanza di giovani scienziati da un ateneo all'altro.
(2) Manca il tema dei settori scientifico-disciplinari. Non mi metto a ridiscuterlo perché se n'è già discusso altre volte, e anche il recente documento di Paola Potestio lo affronta. Rimango convinto che la situazione attuale sia non solo una follia, ma una follia che crea un mare di problemi reali. Problemi che rimarranno anche dopo queste o altre riforme, pregiudicandone fortemente l'efficacia.
(3) La parte sulla governance è troppo vaga. Anche di questo abbiamo già parlato tante volte: lo so che nessuno di noi ha competenze reali in quest'area, ma il documento strutturato in questo modo ne risulta un po' debole.
Tutto questo non certo per criticare il lavoro degli estensori, che anzi ringrazio infinitamente sia per lo sforzo fatto sia per la qualità del risultato. Tuttavia, questi aspetti mi parrebbero ancora da migliorare.
- Maurizio Tirassa
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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