Cari tutti,
Non sono affatto d'accordo con il ragionamento che dei criteri di
meritocrazia sono meglio di nessun criterio.
Per fare un esempio già citato, discutere della qualità della didattica
sulla base dei meri numeri degli studenti immatricolati e laureati, per
esempio, senza nessun controllo sulla qualità in ingresso e del livello in
uscita (per esempio con verifica degli assunti a qualche anno dalla laurea)
è un esercizio solamente dannoso, per non dire folle. Parlare della qualità
della ricerca a fronte di governi che danno i finanziamenti in ordine sparso
senza minimamente occuparsi di rispettare neanche le tempistiche (per non
dire della congruità) dell'erogazione dei fondi è assurdo.
Inoltre, e non mi sembra una questione da poco, i criteri di qualità non
possono essere imposti alla cieca a partire da un punto zero nella
condizione nella quale si trovano gli atenei adesso. Il sottofinanziamento
cronico, per di più in un momento di grave crisi economica mondiale, al
quale si aggiunge un ulteriore ribasso del contributo statale rischia con
buona probabilità di diventare un'arma letale per una larga parte degli
atenei italiani.
La politica della meritocrazia attuale è solo ed esclusivamente fumo negli
occhi per dire che finalmente rimetteranno in riga questi scansafatiche
degli universitari, per di più risparmiando ulteriori soldi (se non ricordo
male dalle leggi vigenti, i fondi 7% non sono altro che i fondi della
ricerca messi a disposizione da Prodi, quei 500 Meuro a volte usati per
Alitalia, camionisti, ... Quest'anno per far finta di dare soldi in più)
Come componente del CdA della mia università, posso dire che mi sembra
assolutamente irrealistico pensare che un ateneo già in difficoltà possa, in
un contesto difficile, diventare improvvisamente capace di attrarre chissà
quali fondi, da dove poi non è ben chiaro. Alcune regioni hanno industrie,
altre fondi con i quali possono fare qualcosa, altre nulla. E Università che
si ritroveranno a funzionare con pochi milioni di euro (senza arrivare alla
decina) e decine di migliaia di studenti, in base a quale fantastico
meccanismo dovrebbero poter migliorare i servizi, la didattica, la ricerca
etc etc, dopo anni di sofferenza quando non potranno neanche pagare le
bollette della luce?
Vorrei poi far notare che la definizione degli FFO 2009 con tagli e premi
arriva a fine luglio 2009 (ma che strano, chi se lo sarebbe mai aspettato?),
DOPO che gli atenei hanno deliberato degli eventuali bandi di assunzione
(cosa che, in molti casi, è stata permessa dal ministero sapendo benissimo
che le spese reali per stipendi superavano di gran lunga il 90% dell'FFO e
che solo il trucco dello scorporo ha permesso di rendere la percentuale
inferiore al limite).
Una veloce battuta sui criteri per la costruzione dell'FFO, sui quali mi
sono espresso altre volte, data la richiesta di Piero che ho appena visto:
Uno Paese normale dovrebbe partire da un finanziamento in grado di coprire
gli stipendi (siamo dopotutto ancora dipendenti dello Stato) più una certa
percentuale in aggiunta (10%? 15%?..) per il funzionamento. Adesso gli FFO
non tengono in conto neanche gli adeguamenti ISTAT o di quelli decisi per
legge! A partire da questo si può costruire una parte aggiuntiva
meritocratica. Si può valutare per esempio la didattica andando a guardare
le tempistiche di laurea degli studenti che in ingresso possiedano
competenze minime (non fare un calderone indistinto con tutte le matricole!)
e la percentuale di impiegati dopo un certo tempo dalla laurea, nonché i
servizi offerti e la loro efficacia. Analogo discorso per la ricerca,
andando a valutare tipologia e numero di progetti, continuità degli stessi,
capacità di attrazione di studenti e ricercatori (in senso lato) stranieri
etc.
Il discorso è lungo, mi fermo qui.
Cordialmente,
Guido
--
Guido Mula
Ricercatore Universitario
Dip. Fisica - Cagliari
On 28/07/09 09:23, "Luca Solari"
luca.solari@unimi.it wrote:
> Come membro del cda della statale di milano avevo visto le tabelle con i
> criteri (se sono le stesse oggi utilizzate) senza sapere che sarebbero state
> utilizzate (era un esercizio di pesatura richiesto dal ministero). Prevedono
> che ogni università possa stabilire entro dei limiti quale peso dare ai
> diversi ambiti della ricerca, didattica, autofinanziamento e
> internazionalizzazione (cito a memoria perché fuori sede).
> Nel prossimo ciclo c'è quindi la possibilità di differenziarsi. A questo giro
> era importante dare un segnale non equivoco e l'uso di indicatori per così
> dire obbligatori è stato l'escamotage per evitare i mille distinguo e le
> operazioni di maquillage. Personalmente non volevo dissentire dall'operazione
> ma segnalare che in qualche modo ha attenuato le distanze e non misura in
> senso relativo gli atenei ma solo il loro miglioramento relativo.
> se si dovesse fare sul serio ci sarebbero conseguenze ben più radicali
>
>
>
> Le mail ti raggiungono ovunque con BlackBerry® from Vodafone!
>
> -----Original Message-----
> From: anna painelli
anna.painelli@unipr.it
>
> Date: Tue, 28 Jul 2009 08:36:35
> To: Forum "Università e
> Ricerca"
universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
> Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] 7%
>
>
> Mi permetto di dissentire.
>
> Premetto che la mia università (Parma) è stata valutata appena sotto la
> soglia del rosso, il che un po' mi stupisce, visto che la mia facoltà
> (scienze) è stata valutata terza a livello nazionale nell'ultimo
> rapporto censis, comunque...
>
> Comunque, invito tutti a riflettere su alcuni punti critici (a mio
> parere)
>
> 1. in ogni valutazione seria i criteri sono (per ovvie ragioni) resi
> pubblici PRIMA della valutazione.
>
> 2. la scelta dei criteri è cruciale non solo (e non tanto) per stilare
> la classifica delle università e spartire le (comunque inadequate)
> risorse, ma anche nel ridisegnare le nostre università. Ad esempio, se
> il criterio fosse la facilità/velocità con cui gli studenti raggiungono
> l'agognato titolo, possiamo tutti immaginare facilmente cosa avverebbe
> della qualità dei nostri laureati nei prossimi anni... Quindi, lungi da
> me criticare i criteri che hanno infangato la mia università, ma per
> favore facciamo attenzione, ragioniamo sui criteri e non adagiamoci
> sull'adagio **qualunque criterio purchè criterio sia**
>
> 3. ricordiamoci che questa mossa non ha portato più soldi alle
> università (come la stampa troppo spesso lascia intuire): i tagli sono
> rimasti (vedi Francesco Giavazzi "Passo importante e qualche limite",
> sul Corriere della Sera del 25.7.09) e, come diceva mia madre, resta
> vero che senza lilleri non si lallera...
>
> Saluti da un'università in rosso. Anna
>
> On Tue, 2009-07-28 at 08:03 +0200, Giovanni Floris wrote:
>> Mi pare abbia ragione il collega Battiston. Finalmente una quota
>> finanziamento sarà elergita secondo criteri di meritocrazia, discutibili
>> quanto si vuole, come tutti i criteri, ma criteri e subito si alzano alti
>> lai. Forse qualcuno non ha capito che se si vuole applicare un criterio di
>> qualsiasi genere ci sarà chi è premiato e chi no e chi non lo è protesterà
>> sempre, ma.... pazienza. Avete mai visto una gara in cui tutti arrivano
>> primi? Buone vacanze a chiunque se le può prendere, Giovanni U. Floris
>> _______________________________________________
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