cari colleghi le ultime due mail mi pare riportino la discussione sui binari giusti.
Io capisco la posizione di Solari, tutti noi siamo più che convinti che l"Universita` abbia bisogno urgente di una robusta riforma, anche se il mio spirito un po caustico mi fa pensare che il lumicino che vede Solari sia quello della legge di Murphy (La luce in fondo al tunnel e` un treno che ti sta venendo addosso).
Di fatto molta della avversione verso questo DDL dipende da una profonda sfiducia in questo governo che ha massacrato la scuola, e non solo, con tagli.
Capisco certo la congiuntura internazionale i sacrifici richiesti, la lotta agli sprechi ma sono stati veramente richiesti a tutti? E dove iniziano gli sprechi? forse nei nostri laboratori nella scuola? E la visita di Berlusconi al CEPU dove la mettiamo?
A me verra` fra alcuni mesi una bella botta sulla liquidazione, ai giovani prospettive di diminuzione dello stipendio per tutta la vita, i PRIN sono sempre più magri ed aleatori, insomma motivi per essere arrabbiati ce ne sono e sentirsi dire che i soldi arrivano solo dopo che passa la riforma mi sembra proprio una forma di ricatto.
Comunque ripeto che quello che veramente ha fatto deflagrare il DDL e` la idea di poter mettere ad esaurimento il ruolo dei ricercatori. Il fatto che questo venga dalla Moratti non mi pare cambi molto i termini della questione, il mio giudizio su Mussi e` stato del tutto negativo e non vale la pena tornarci. In effetti molti mi chiedono se io sia per una ope--legis ma io trovo la domanda malposta.
E` evidente che i problemi posti dallo stato giuridico dei ricercatori, da una eventuale soppressione di questo ruolo sono problemi tipici che vanno affrontati dal legislatore, in questo senso e` chiaramente necessaria l'opera della legge. Il punto e` come si risolvono.
Il problema e` che il ruolo dei ricercatori con il loro conseguente stato giuridico e` stato uno dei limiti della riforma Ruberti. Io credo sia stato un compromesso imposto dal mondo accademico per permettere ad alcune facolta` di mantenere nei fatti la figura dell'assistente, insomma una tipica forma del gattopardismo italiano.
Di fatto nelle facolta` scientifiche abbiamo cercato di rimediare all'Italiana, cioè considerando i ricercatori di fatto come "junior faculty".
Pero` e` chiaro che prima o poi i nodi arrivano al pettine, se puoi considerare "junior faculty" un ricercatore fresco di nomina, diventa moilto piu` difficle farlo quando supera i 50 se non i 60 anni. Aggiungiamo la contraddizione evidente per cui l'attivita` principale del ricercatore dovrebbe essre la ricerca, ma secondo un'altra legge di Murphy (la legge di Peter) ciascuno cresce nella scala sociale fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza. Quindi i ricercatori piu` bravi sono diventati associati o ordinari e sono rimasti ad invecchiare parecchi ma parecchi che hanno fatto poca ricerca (non tutti ovviamente perche' il numero di posti e` anche stato limitato). Peggio di cosi credo non si poteva pianificare. Questi sono tipici problemi che divrebbe risolvere la politica, non per essere qualunquista ma sono anche pagati profumatemente per questo.
Per questo (ma non solo) io proponevo una figura di docente con un contratto di tipo didattico.
Quello che molti sottovalutano è l'aspetto psicologico e sociologico di avere 20000 persone in un ruolo che non esiste piu, che si vedranno scavalcati da giovani non sempre brillanti e che formeranno un esercito di persone frustrate e demotivate. Io, come battuta, li paragono alle concubine e gli eunuchi (mi perdonino) dell'ultimo imperatore della Cina o del Sultano di Istanbul. Persone che perdono il loro ruolo nella societa` nel momento di una grande trasformazione. Se questo non e` un argomento tipico di cui si deve occupare la legge ditemi voi quale lo sia.
claudio