Cara Anna,
Quando si arriva a pronunciare la fatidica frase dei mulini a vento, è proprio allora che bisogna reagire!
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 18.11, "anna painelli" anna.painelli@unipr.it ha scritto:
non credo che scriverò, anche se si dovrebbe. sono stanca di lottare contro i mulini a vento.
Lo scopo di questo messaggio però non è (solo) piangermi addosso. Volevo condividere l'unica cosa piacevole delle ultime settimane: la lettura di questo pezzo, davvero bello (secondo me) e che dice cose che a me hanno fatto bene al cuore. Ecco, mi piacerebbe scrivere al sole 24 ore qualcosa del genere. Ma non sono capace. Eppoi mi sa che non ascolterebbero o forse non potrebbero ascoltare ("Let me put the matter as starkly as I can. If we can’t speak the language of our enemies, not only will they not listen to us – they might not listen to us anyway – but they *can’t*. We need to be saying things they could hear if they would listen. ‘They’, by the way, includes all kinds of people within universities as well as outside them. But what if we can’t speak that language without losing the battle? What if the very language wins the battle by definition? What if we can’t speak of cost-effectiveness because we don’t understand either cost or effect in the way our enemies do? How do we make astrophysics sound useful without turning it into science fiction? Just what sort of transferable skills do we pick up from Greek metrics? I think of a line from Mallarmé: what’s the good of trafficking in what should not be sold, especially when it doesn’t sell?)
http://www.lrb.co.uk/v33/n24/michael-wood/must-we-pay-for-sanskrit
saluti anna
2012/1/7 P. Dimitri liviapat@inwind.it
Cari colleghi,
Ieri ho inviato una lettera sul Prin al sole24 ore e oggi mi ha chiamato un giornalista per dirmi che l'avrebbe pubblicata. Mi ha anche detto che chi è interessato al dibattito può scrivere al seguente indirizzo:
letterealsole@ilsole24ore.com
Buona scrittura,
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 12.40, "Gennaro Esposito" gennaro.esposito@uniud.it ha scritto:
Cari tutti, concordo in toto con le affermazioni di Patrizio Dimitri. Devo tuttavia aggiungere che in effetti esistono casi di proficua e collaudata collaborazione di 5-6 unità. Ne posso dare testimonianza diretta in quanto con altri colleghi, di 5-6 e talvola 7 sedi diverse, da oltre 10 anni formiamo un gruppo che si interessa di proteine amiloidi. Questa esperienza positiva, tuttavia, non implica che tutti i gruppi di rcerca debbano conformarsi in questa maniera. In effetti la coordinazione è qualcosa che si crea con il tempo e quindi, in generale non c'è cosa peggiore che cercare di fare squadra in occasione di una domanda di finanziamento.
Il problema vero è la qualità di un progetto che questa struttura del bando PRIN non favorisce, anzi sfavorisce totalmente, solo perché bisogna avere una procedura non troppo onerosa per il MIUR e soprattutto perché bisogna distribuire pochi soldi spacciandoli per tanti
Ci risiamo, il lupo perde il pelo e non il vizio. Qualsiasi sia il governo al potere, per la ricerca non ci sono risorse! Quindi Profumo gestisce, solo con un profilo mediatico diverso, lo stesso tipo di politica che prima di lui hanno gestito Gelmini, Mussi, Moratti, Berlinguer, Zecchino, Podestà ....
Anche quando chiamano un cosiddetto tecnico o non-politico, stanno molto attenti a selezionarlo tra quella classe di persone che purtroppo abbonda anche tra i componenti dell'accademia.
Ci vuole poco a capire che se si stanziano solo 175 milioni per 3 anni per un PRIN,
- si è aumentato solo del 30% rispetto al vergognoso picco negativo
raggiunto dalla gestione Gelmini; 2) il numero di docenti finanziati sarà al massimo di 6500 unità a fronte di una platea di circa 60000 ricercatori, di cui almeno la metà presenta progetti degni di supporto; 3) la dotazione complessiva per la ricerca è ridicola in un paese in cui non esiste finanziamento privato (all'infuori di favori personali o collette radiotelevisive), in un paese in cui l'industria si adopera solo per sottrarre alla ricerca una parte dei comunque esigui finanziamenti, accaparrandoseli sotto l'etichetta falsa di ricerca applicata; 4) se si crede nel proprio impegno, di fronte a scelte così umilianti per il finanziamento pubblico alla ricerca, ci si dimette.
La designazione di Profumo al MIUR non è piovuta dal cielo, ma è stata una scelta di Monti, almeno condivisa, se non proprio spontanea (quella sarebbe stata addirittura peggiore). Il tenore delle risposte di Profumo l'altro giorno al Sole 24 ore fa capire, secondo me, che siamo di fronte ad un altro elemento deteriore di cui, purtroppo, è popolata l'accademia italiana. Non basta essere universitari per essere al di sopra della mediocrità o, peggio ancora, della cialtroneria imperante ancora nella politica italiana.
Propongo di aprire una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché si dimezzino le spese per gli emolumenti dei parlamentari e si destinino stabilmente queste risorse al finanziamento della ricerca: altro che 175 milioni, ogni anno avremmo un PRIN da 500 milioni! Mi rendo conto che insistere adesso sul tasto del finanziamento alla politica può rischiare di essere preso come discorso demagogico-populistico. Tuttavia, mi pare che proporre una destinazione certa, strutturale e duratura della somma recuperata dia una connotazione positivamente concreta ad un'operazione di redistribuzione dele risorse pubbliche.
Il famoso 'grido di dolore' di Riccardo Muti che non lasciò insensibile Tremonti si è concretizzato con un aumento delle accise sulla benzina. Se la ricerca venisse finanziata con quanto si risparmia in stupendi e rimborsi ai parlamentari, non avremmo aggiunto un'altra odiosa imposizione indiretta, bensì solo razionalizzato la destinazione delle risorse pubbliche.
Un saluto a tutti Rino Esposito
Quoting "P. Dimitri" liviapat@inwind.it:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a
Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo
biologico, le
dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi,
Luciano
Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più
degni
sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di
Modica,
chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate
col
Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un
chiaro
e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e
accademicamente
potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale
ed
organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore
di un
progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi
con
interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e
congrue
dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e
competitivo;
- vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar
perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad
arrangiarsi ed
a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di
programmazione e
non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine
etnica,
nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE
ALL'ETA`:
piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Rino Esposito Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche Università di Udine P.le Kolbe, 4 33100 Udine - Italy
SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - AINF, Universita' di Udine
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