Credo che stiamo prendendo delle strade errate nel valutare situazione e soluzioni. E' vero che sono state bandite molte cattedre ma a quanto mi risulta era molto che non ne venivano bandite. Il sistema "a singhiozzo" con cui avvengono i concorsi crea anomalie e non mi sembra che sia del tutto assurdo pensare che a un certo punto sia giusto promuovere meritevoli. In tutto il mondo si diventa full professor dopo un ragionevole periodo. Il problema e' che le promozioni (se meritate) dovrebbero seguire un canale diverso e forse tener presente la necesita' della sede che, comunque, spende denaro pubblico per tale promozione. Nessuna azienda promuove indiscriminatamente dipendenti solo perche' validi, non crea molti dirigenti se non ne ha bisogno. Un bravo dipendente che voglia diventare dirigente eventualmente cambia azienda (sede). Da noi, in questo momento, non e' possibile: cosi si creano le storture che vediamo ma che non imputerei per intero agli universitari. I problemi sono piuttosto altri: i meccanismi con cui si decidono i posti premiano i gruppi forti che si moltiplicano senza reali esigenze didattiche o scientifiche mentre quelli deboli (magari solo perche' "nuovi" per la tradizione italiana ma importantissimi nel resto del mondo) continuano a soffrire sovraccarichi di didattica che rischia di soffocare la loro capacita' di ricerca. Il nuovo in Italia non puo' decollare perche' soffocato dall'esistente, troppo poco interessato alla scienza per sacrificare suoi spazi a favore del nuovo.
Stiamo attenti a non farci del male da soli: il sistema e' complesso e autoaccusarci di situazioni gravi senza inserirle nel contesto da cui nascono rischia solo di dare argomenti a quanti denigrano il mondo accademico. RIschiamo di danneggiare chi faticosamente cerca di lavorare mentre chi approfitta delle leggi continuera' indenne a trovare sluzioni che gli si confacciano. Poche proposte chiare e proponibili senza autoprocessarsi, per favore!
Laura