Naturalmente si poteva fare anche di peggio, ma i criteri ANVUR non tengono conto in nessun modo del numero di coautori. Se un boss ha mezzi e tanti collaboratori, ciascuno di loro andra` alla grande con questi criteri, almeno finché non deve cavarsela per conto suo. I figli di un dio minore sono condannati. Le collaborazioni fittizie sono incentivate. Nel nostro piccolo, per distribuire i fondi di ateneo (spiccioli) tra i chimici pisani stiamo un po' piu` attenti.
saluti
Maurizio Persico
On 22/01/2013 15:26, Alessio Papini wrote:
Non c'è dubbio che se un ricercatore è agganciato a un "grosso carrozzone" (qualsiasi cosa tu intenda) avrà molte citazioni, sarà ben conosciuto nell'ambito del carrozzone o della carovana di competenza e probabilmente prenderà buoni grant, con i quali acquisierà attrezzature e collaboratori, pubblicherà bene ecc. ecc.. E' certamente vero che alcuni eccellenti ricercatori hanno difficoltà a trovare un carrozzone, soprattutto se in settori di punta con pochi punti di riferimento. Non lo nego, ma il problema è sempre quello della valutazione un minimo oggettiva. In base a cosa tu individui dei ricercatori eccellenti? Se l'unico modo è che "altri" (una commissione? l'ennesima?) dicano che sono eccellenti, si torna ai problemi passati e comunque a una notevole soggettività nei giudizi che alle nostre latitudini non può che essere sospetta... Personalmente non sono innamorato delle mediane e ricordo che una precedente versione del bando per le abilitazioni usava parametri un pò diversi, ma sempre basati su pubblicazioni con impact factor. Confesso che idee molto migliori non me ne vengono e nemmeno ne ho lette molte nè qui nè altrove... Saluti Alessio
On 01/22/2013 02:39 PM, Patrizio Dimitri wrote:
Come ho già scritto, a mio parere le mediane Anvur , almeno nel mio settore, sono assurde. Nemmeno scienziati con curricula ritenuti eccellenti le possono soddisfare, nemmeno molti premi Nobel (prima di essere tali). Le mediane non differenziano tra il maggior impatto di alcuni sottosettori di una certa area dusciplinare rispetto ad altri (indipendente dal merito), non valutano né autonomia nè indipendenza, aspetti fondamentali nel percorso accademico e professionale di un ricercatore. Basta essere uno dei tanti in un grosso carrozzone e si sta a posto! Chiamarla stortura è un eufemismo!
Patrizio Dimitri
Io trovo sbagliato dire che l'ANVUR sia "la cosa peggiore che si potesse fare". Forse avrò conoscenze limitate nel settore, ma credo che un processo di valutazione con un minimo (?) di oggettività fosse e sia necessario. Le tanto vituperate mediane qualcosa fanno. Certo introducono storture, certo, come sempre, si producono elefantismi burocratici, ma non mi sembra che gli altri metodi di valutazione fossero perfetti. L'uso dell'impact factor, che è comunque una misura fornita da un'azienda privata con potenziali conflitti di interesse è anch'esso impreciso. Altri metodi anche molto fantasiosi hanno limiti analoghi (all'interno del mio dipartimento ce n'è uno anche lì basato sull'impact factor ma con correttivi vari). Indubbiamente certi settori restano penalizzati dai dati numerici. In linea teorica la piena responsabilizzazione delle università e la valutazione a posteriori dei risultati del reclutamento (sempre una valutazione ci vuole, comunque) sarebbe il procedimento più snello. D'altra parte questo metodo di reclutamento era in voga fino a poco fa e ha prodotto un sufficiente livello di letteratura varia che si può facilmente rinvenire in rete. In altri paesi un pò meno e ci dovremmo interrogare sul perchè, ma non negar el'evidenza. In sostanza, gli attuali metodi di valutazione sono il prodotto dei precedenti errori compiuti dalla categoria che ora contesta le medesime, quindi non mi sento di partecipare a nessuna battaglia su questo tema, semmai a possibili discussioni per migliorarli. Sul sottofinanziamento e i rischi di chiusura di interi corsi di laurea e sedi universitarie si. Sui ridicoli fondi messi a disposizione per progetti di ricerca lo stesso. Alessio