Cari Colleghi,
Credo che Laura abbia ragione. Per quanto mi riguarda, possiamo cominciare a coordinarci.
Mauro Fasola, che si e' gia' dimesso da alcuni mesi dalle sue cariche, potrebbe farci avere la sua lettera di dimissioni (sempre che Mauro lo ritenga opportuno). Sono sicuro che gia' contiene motivazioni per diversi di noi condivisibili, da cui potremmo prender spunto per preparare un testo di riferimento.
Stefano Borgani.
On 5/31/10 12:43 PM, Laura Sacerdote wrote:
Cari colleghi, la proposta di Vianello mi sembra l'unica presa di posizione sensata e visibile che possiamo prendere nella nostra veste di docenti. Sono molti giorni che mi chiedo cosa si debba/possa fare, dopo che i ricercatori della mia facolta' hanno dichiarato la loro indisponibilita' alla didattica per il prossimo a.a.. Ci hanno chiesto supporto e alcuni tra i professori hanno dichiarato in consegnuenza di ridurre la loro disponibilita' didattica al minimo di legge (ammesso che si sappia quale esso sia). Io non mi sono sentita di fare una scelta del genere per due motivi fondamentali: 1 danneggeremmo in modo molto grave un limitato gruppo di studenti, tipicamente quelli che entreranno alle LM il prossimo a.a., che non avrebbero un'offerta decente e si troverebbero magari bloccati a meta' strada senza saper cosa fare. (riducendo le ore bisognera' tagliare corsi e il primo anno delle LM sembra l'unico sacrificabile) 2. l'opinione pubblica leggerebbe il nostro atto come pigrizia e ci bollerebbe come lavativi. Uno sciopero in cui il costo per noi sarebbe nullo e altissimo per gli studenti. Temo otterremmo solo attacchi dai giornali che non chiedono altro che bollarci come nullafacenti. La scelta di dimettersi mi sembra invece una cosa che colpirebbe di piu' l'opinione pubblica danneggiando gradualmente in modo equo tutti gli studenti indifferentemente. Tutti sono convinti che siamo dei baroni attaccati al potere, nessuno sa che le presidenze/direzioni non sono retribuite ne' che l'unico potere che ne deriva e' quello di lavorare tute le sere e molti sabati/domeniche. Per questo leggerebbero la nostra azione come una rinuncia a qualcosa e forse qualcuno potrebbe simpatizzare per la nostra causa.
Se noi riuscissimo a coordinarci, dimettendoci in massa, credo che avremmo una visibilta' positiva e utile. Dovremmo dichiarare che non facciamo proteste diverse per non colpire gli studenti in modo troppo grave ma che non siamo disposti ad avvallare col nostro lavoro amministrativo scelte che riteniamo disastrose per il futuro del paese, che rinunciamo a un potere di cui non condividiamo i fini... insomma un buon comunicato stampa che, per una volta, non possa venir letto come corporativo, che magari faccia appello a Napolitano per salvare l'universita' e simultaneamente minacci il venir meno del nostro lavoro di formichine-burocrati a quanti sanno di essere persi senza il nostro aiuto.
Proporrei di dare dimissioni a tempo, in modo da dar tempo al ministro di agire. Mi spiego dovremmo dare una data per tali dimissioni che potrebbero, per esempio, decorrere dal primo settembre (??), se il ministro non cambiera' le cose piu' gravi del decreto. Potremmo preparare un form per la lettera di dimissioni che potremmo inviare tutti nell'arco di questa settimana ( magari ci potrebbe occorrere piu' tempo per far crescere le adesioni? ). I nostri colleghi senza cariche dovrebbero simultaneamente dichiarare di non essere disponibili a sostituirci nel caso venissero eletti e potremmo usare l'intervallo fino all'operativita' delle dimissioni per far capire il disastro che stanno per fare.
Provate a pensarci: stiamo procedendo in ordine sparso ma se taciamo ora non potremo recriminare dopo. In questo momento mi sembra una scelta sensata: qualcuno mi convince dell'opposto o proviamo a coordinarci?
Laura Sacerdote Universita' di Torino
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